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Lo strike corre sul filo, ovvero … i trecciati: come sceglierli

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Lo strike corre sul filo, ovvero … i trecciati: come sceglierli

Di Umberto Simonelli

Nella traina di profondità, quando si sceglie un filo, e ovviamente parliamo di trecciato, i parametri che andiamo a valutare come elementi di scelta sono essenzialmente il libbraggio e il diametro, spesso solo una ricerca spasmodica del filo più sottile e con il carico di rottura più alto possibile.

Insomma, spesso ci sembra più una corsa al possesso del prodigio tecnologico di ultima generazione che la ricerca di un prodotto le cui caratteristiche rispondano ad aspetti, per così dire, sostanziali. Quindi, se si cerca un filo che abbia poco attrito, che duri nel tempo e che non vi tradisca quando si ha a che fare con la furia scatenata di pescioni come quello che piega la canna nella foto di apertura, bisogna sapere cosa scegliere …

Forma o diametro?

Senza entrare in discorsi estremamente tecnici rispetto alla natura dei trecciati, diciamo che la prima delle caratteristiche che andiamo a verificare è la sezione. Ebbene, la sezione dichiaratanon sempre corrisponde al diametro per tutta la lunghezza del filato. Infatti, non tutti i trecciati sono regolari di forma, benché ne venga reclamizzata proprio la uniformità della sezione. Un filo perfettamente cilindrico, omogeneo per la sua lunghezza, presenta un comportamento ben diverso da un altro con forma irregolare: offre meno resistenza e vibra meno, perché l’acqua vi scorre intorno esercitando sempre una pressione omogenea, oltre al fatto che un filo tondo si avvolge e si svolge anche meglio.

trecciato

Non tutti i fili sono uguali; basta guadarli con attenzione da vicino. Sezione, tessitura e coating sono molto importanti

Tipologia di costruzione

Si parla di Dynema e di Spectra: potremmo dire che sono le due facce della stessa medaglia. Infatti, la materia prima è la stessa, con una differenza che sta principalmente nel processo di lavorazione e poi nei brevetti, che sono di proprietà di due diverse aziende, una europea e l’altra americana. Sebbene sempre di trecciati si parli, è bene sapere che tutte le proposte esistenti in commercio mirano, oltre che a differenziare l’offerta commerciale, anche ad ovviare a problemi tipici di un filo che comunque è realizzato, per semplificare, come tutte le corde che conosciamo: si parte da un sottilissimo filo, nel nostro caso ricavato da un particolare processo di estrusione del polietilene, che genera una fibra ad altissime prestazioni che viene intrecciato in più capi.

trecciato

Ieri con il vertical, che ha messo a dura prova i materiali, ed oggi con lo spinning pesante si è avvertita la necessità di filati evoluti e capaci di resistere a carichi importanti ed usura. Prodotti che si sono rivelati eccellenti anche per la traina

La geometria e il serraggio della tessitura del filo conferiscono al prodotto le caratteristiche meccaniche ben note, come la totale mancanza di elasticità, l’elevato carico lineare, il diametro sottile, oltre che la flessibilità e la sezione. La lavorazione del filato base e la qualità della materia prima fanno anche sì che la lenza tenda ad assorbire una maggiore o minore quantità di acqua, sia il più scorrevole possibile ed anche silenziosa nello scorrere tra gli anelli.

trecciato

L’offerta è veramente ampia ed è difficile effettuare scelte serene ed oggettive: anche l’aspetto economico gioca un ruolo determinante

 

Quanti capi?

Lo sviluppo continuo della tecnologia di costruzione ha consentito di realizzare fili molto evoluti, caratterizzati dall’intreccio di ben otto capi: soluzione che aumenta la tenuta e ottimizza la sezione per ovvie ragioni geometriche e di distribuzione del carico. Un maggior numero di capi equivale alla possibilità di ripartire il carico su più elementi, riducendo al massimo il rischio di cedimento improvviso e maggiore resistenza anche all’abrasione. Non a caso le funi destinate a sostenere carichi importanti, e per molto tempo, sono realizzate con una complessa geometria di molti capi.

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I multifibra ad 8 capi rappresentano, ad oggi,  lo stato dell’arte dei trecciati

Sezione o carico di rottura?

A prescindere che molto spesso, anche troppo, i dati riportati dai costruttori sono poco reali o, meglio, misurati in modo poco “leale”, la scelta a nostro avviso deve ricadere sempre su compromessi ottimali e, dovendo scegliere, preferiamo un filo sottile e rotondo, con un carico magari meno importante ma attendibile, piuttosto che uno stratosferico, ma tutto da dimostrare. Meglio scendere fondi, il più leggeri possibile, con poco piombo che avere un complesso pescante capace di tirare su una balena (che non serve) che, però, per affondare ha bisogno di troppo piombo. E’ inutile e controproducente un carico di rottura esagerato quando si va a dentici e si deve andare a cercarli in corrente ed in profondità. Un filo sottile arriva presto sul fondo, soffre meno la corrente e, se a più capi, è anche silenzioso. Trenta libbre che, non ci scordiamo, sono sempre circa 15 kg, sono più che abbondanti per combattimenti anche impegnativi.

Pregi e difetti

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Un buon trecciato lo si riconosce da come si avvolgono le spire, dalla setosità e morbidezza, oltre che dalla capacità di durare nel tempo

La totale impermeabilità di un filo è sicuramente un pregio importante, così come la resistenza all’usura: qualità entrambe significative tanto di una costruzione eccellente che di trattamenti superficiali, che però possono nel tempo degradarsi. La particolarità dei trecciati è la durata. Sono insensibili all’umidità e agli UV, temono solo il calore e i 150°C sono il limite distruttivo. Quindi, l’esposizione al sole estivo bene non fa. Ma, tornando ad un filo che è impermeabile solo per il coating e ad uno che lo è per struttura, il secondo è preferibile, anche se nel tempo l’uso lo renderà meno liscio ed impermeabile; sempre meglio però di un filo bello ma poco durevole.