Di Umberto Simonelli
Nelle nostre barche piccole o grandi che siano c’è un’anima silenziosa che le rende vive, l’impianto elettrico. Un’invisibile rete di cavi, connessioni, circuiti che come la vene del nostro corpo assicurano il perfetto funzionamento di tutti i sistemi.
In fin dei conti, nessuno ci pensa mai, ma infilare la chiave nel blocchetto di avviamento e mettere in moto, spingere un pulsante e salpare l’ancora o far funzionare eco, radar e vasca del vivo, sono una gran bella scommessa, soprattutto quando si opera in un ambiente marino dove umidità e salmastro mettono a dura prova ogni impianto
Alla base di tutto
Salvo che non si possieda una nave dove l’energia elettrica è prodotta da uno o più gruppi elettrogeni di bordo, nelle nostre imbarcazioni tutto parte dalle batterie, o meglio dagli accumulatori.
Una classica batteria al piombo specifica per avviamento
Il nome “batteria” nasce dal fatto che ogni accumulatore è costituito da una serie di parti elementari, gli “elementi” appunto, messi “in batteria” ovvero collegati tra loro, sommando così le loro singole tensioni, fino a raggiungere i canonici 12 o 24 Volt.
Gli accumulatori non sono tutti uguali e si diversificano a seconda del lavoro che debbono svolgere.
Un sacco di …”tipi”
Quelle dette “avviamento” sono le più conosciute perché sono presenti ovunque ci sia da alimentare un motorino di avviamento.
La loro prerogativa è quella di erogare tanta potenza per poco tempo, lo “spunto” come si dice in gergo, e permettere così la messa in moto. Un lavoro di fatto molto gravoso, in cui l’efficienza della batteria è fondamentale.
Poi esistono batterie specifiche per gli usi continuativi a cui vanno applicate le utenze ad assorbimento costante, come frigoriferi e impianti luce, generalmente conosciute come “batterie al gel”, che sono però inadatte ad erogare grandi picchi di corrente e che, al differenza di quelle avviamento, debbono essere ricaricate con carica batterie specifici e/o pannelli solari, e non dall’alternatore del motore.
Esiste una terza alternativa costituita da una famiglia di accumulatori, relativamente nuova, capace di coniugare tanto la funzione di erogare forti spunti, quanto assorbimenti continui.
Le batterie AGM, grazie ad una particolare tecnica di costruzione soddisfano tanto le esigenze dell’avviamento quanto quelle degli impianti di bordo. Hanno maggior durata e anche un maggior costo di acquisto
Si tratta delle batterie AGM, studiate quindi tanto per rispondere alle esigenze dell’avviamento, quante a quelle di alimentare tutti i servizi di bordo. In ultimo, da poco sul mercato, annoveriamo nel panorama delle batterie quelle a “ioni di litio”, adatte per le scariche costanti, capaci di una durata superiore a tutti le altre tecnologie ed oggi molto in voga per l’alimentazione dei nuovi motori elettrici.
La scelta
La tipologia di accumulatore da usare è dettata da vari aspetti. La dimensione della barca è il primo e poi seguono a ruota le utenze che abbiamo e l’uso che se ne fa.
E’ ovvio che se le nostre esigenze sono quelle di una piccola imbarcazione con motore fuoribordo e un po’ di elettronica ci potremo attestare su soluzioni standard ed economiche.
Mentre se la nostra imbarcazione è di maggiori dimensioni dovranno necessariamente cambiare dimensionamenti e assetti impiantistici.
I ragionamenti tecnici in questo articolo verteranno sulle imbarcazioni di piccole dimensioni e quindi, dopo una generica carrellata sulle diverse opportunità ragioneremo sugli assetti più semplici e funzionali.
I consumi elettrici, durante la pesca possono essere molteplici ed avere un impianto capace di sostenerli con batterie ben cariche è importante
Dimensionamenti
In genere il costruttore dei motori indica le caratteristiche delle batterie necessarie alla messa in moto, che sono individuate in base alle necessità elettriche di avviamento e del sistema di ricarica.
Inutile, e quindi dannoso, montare una batteria di amperaggio superiore al massimo previsto dalla casa, perché l’alternatore non riuscirebbe mai a ricaricarla correttamente con il risultato, nel tempo, di ritrovarsi di fatto, una batteria solo nominalmente più potente, ma depotenziata.
Il perché è complesso, ma può essere spiegato con un esempio; facciamo conto di avere un’atleta con una enorme potenzialità muscolare e che non lo si faccia allenare; in breve tempo le sue performances saranno seriamente compromesse.
Per una batteria avviamento l’allenamento consiste nella scarica che subisce e nella susseguente ricarica che deve essere proporzionale alla sua massima capacità. Se il “flusso” è più basso non arriveremo mai ad una ricarica completa.
Tecnica & sicurezza
Alcune utenze di bordo necessitano di dimensionamenti e impianti ben strutturati
Per piccola che possa essere un’imbarcazione da pesca la presenza di un motore con avviamento elettrico è scontata e quindi quello della relativa batteria che si ricarica durante il moto.
Però a bordo, sempre più spesso, convivono molte utenze e quindi aumenta la quantità di assorbimenti in gioco durante la pesca.
Assorbimenti che, se la pesca si svolge a motore in moto, vengono compensati dal surplus di ricarica, ma che, al contrario, se il motore è spento, vanno a scaricare la batteria. In particolare nel bolentino e nel drifting, leggero o pesante, una volta all’ancora, si può passare anche una intera giornata con scandaglio, gps, pasturatori e magari vhf o autoradio accesi.
Se non si ripristina la carica con qualche avviamento si corre il rischio di trovarsi con la batteria malconcia, soprattutto se quest’ultima non è in perfetto stato o il motore non è a punto.
Le soluzioni
Le batterie avviamento mal tollerano un prelievo costante di energia e quindi scariche anche di pochi ampere prolungate nel tempo le danneggiano.
Se tutto è a posto, potrebbe sembrare una esagerazione, ma non è così. Perché in realtà una cattiva gestione, reiterata nel tempo, genera una riduzione della capacità di scarica e quindi all’occorrenza spunti meno pronti e meno durevoli.
La soluzione ideale anche per una piccola/media imbarcazione è quella di imbarcare due accumulatori, uno dedicato all’avviamento e l’altro ai servizi.
Ovviamente anche quest’ultimo dovrà essere ricaricato e si dovranno mettere in campo manovre opportune. Le soluzioni possono essere molteplici e qui di seguito ne valuteremo alcune, tra le più usate e funzionali.
Tutto manuale
La soluzione più semplice per la gestione della seconda batteria
Imbarcheremo una seconda batteria avviamento uguale a quella esistente e la connetteremo all’impianto tramite uno stacca-batterie doppio, che consente di connettere al motore ora una ora l’altra. Per mantenere cariche entrambe sarà sufficiente alternarne l’uso.
Ecco la connessione elettrica che viene realizzata con uno staccabatteria a due vie
Soluzione intelligente
Si può ricorrere ad una seconda soluzione, diciamo così automatica. Esistono dei ripartitori di carica “intelligenti” che travasano, durante i periodi di accensione del motore, il surplus di carica verso la seconda batteria.
Alcune aziende forniscono un pannellino già cablato, semplice da installare con il ripartitore automatico pronto per funzionare
In questo modo saranno sempre tenute correttamente cariche, sebbene separate tra loro. Una sarà sempre e solo dedicata all’avviamento e l’altra agli impianti. Il tutto viene realizzato con dei sistemi già cablati di facile installazione.
Lo schema elettrico delle connessioni con il ripartitore intelligente
Soluzione definitiva
Se si dispone di un ausiliario, allora si può ulteriormente ottimizzare delegando a quest’ultimo il compito di ricaricare sempre la seconda batteria.
Molti sono già equipaggiati del sistema di ricarica soprattutto se ad avviamento elettrico. Integrando l’impianto delle due batterie, con il ripartitore automatico di cui sopra, si ottiene la massima affidabilità, perché avremo due fonti di ricarica, una di scorta all’altra. Infatti non scordiamo che la seconda batteria potrà essere indispensabile in caso di avviamenti in emergenza.
L’ausiliario, insieme al ripartitore di carica intelligente, rappresenta il sistema migliore di gestione della doppia batteria
Doppia motorizzazione
Fin qui abbiamo immaginato un piccolo fisherman mono-motorizzato, ma non ci dobbiamo scordare di scafi che sebbene di medio/piccole dimensioni, nascono con una coppia di motori. In questo caso, ogni motore avrà la sua batteria di avviamento e, da cantiere, i carichi di bordo generalmente saranno applicati ad una delle due.
Non faremo altro che procedere come nei casi precedenti, affiancando, senza modifiche complesse, la batteria servizi ad una delle due, alla quale applicheremo le utenze di bordo e di pesca.