Bolentino Magazine

Bolentino : una tecnica tra tradizione ed innovazione

di Michele Prezioso

 

Il Bolentino è una tecnica che affonda le proprie radici agli albori della pesca, ed ha una ossatura “storica” che gli ha consentito comunque di evolversi e trasformarsi senza per questo snaturarsi.

Moderno e passato convivono in questa tecnica che vanta un grandissimo numero di appassionati.

Alcune soluzioni tecniche, hanno comunque semplificato molto la gestione della pescata negli ultimi anni, perché avere a disposizione terminali multi-assetto, che reggano bene ai grovigli, è un vantaggio non da poco.

Vediamo insieme alcune di queste “chicche” tecniche!

Con l’ avvento della colla, per unire fili, multifibra e perline sui travi, i terminali da bolentino sono in continua evoluzione.

Dal semplice sistema “nodo-perlina-girella-perlina-nodo si è passati alle stesse perline ma incollate, con microattacchi VLP.

Una notevole miglioria che garantisce oltre ad una eccellente tenuta per i “non nodi”, anche una spettacolare leggerezza del terminale stesso.

Il terminale non si ingarbuglia, ed ha maggiore resistenza alla trazione.

Non a caso è una soluzione usata dagli agonisti

Segni Particolari…praticità

Avere travi che non si ingarbugliano e con braccioli intercambiabili non ha prezzo

L’uso di travi così realizzati, renderà la pescata decisamente più agevole e pratica, perché basterà cambiare diametro e lunghezza dei braccioli per affrontare tutti gli scenari di pesca possibili.

La colla più usata per confezionare queste lenze e fissare gli accessori è quella cianoacrilica disponibile in ogni negozio di pesca;  le perline migliori saranno in plastica.

L’intera operazione di realizzazione non  richiede che 5 minuti , e poi qualche altro minuto ancora per  l’asciugatura della colla.

Per questa fase conclusiva avremo bisogno di un telaietto appositamente concepito, ottimi quelli della “Stonfo”, che sono a misura variabile, ideali per gestire travi di diversa misura.

 

Il telaio Stonfo è semplice ma geniale .. un accessorio insostituibile 

 

Terminali in pesca

Analizziamo ora questa tipologia di terminali in relazione alle prede che intendiamo insidiare.

Per pagelli, orate, saraghi e anche tanute, la soluzione ottimale sarà composto da un trave di 0,33  realizzato come nello schema che segue.

I braccioli saranno di un buon 0,28 sempre in fluorocarbon, armati con ami del n° 7 , innescati con paguri sull’amo basso e  striscetta di calamaro sull’altro.

Solleviamoci un po’!

Per il mezzofondo varieranno diametri e lunghezza dei braccioli e lo schema che segue è più chiaro di ogni spiegazione

  il trave sarà  dello 0,28 in fluorcarbon, mentre i braccioli saranno dello stesso materiale, ma con diametro 0.20.

Ridimensioneremo gli ami passando alla numerazione del 10 possibilmente.

Innescheremo filetto di sarda, e gambero sgusciato: menole, boghe, sugheri, lanzardi, sgombri… saranno le nostre potenziali prede!

Un corredo proporzionato

 Le canne da utilizzare saranno di 4m con vettini sensibili in fibra di vetro con potenze dai 30 ai 50 grammi, per batimetriche fino  a 40 metri e da 50 a 100 gr per profondità  dai 50 ai 100 metri.

L’azione sarà prevalentemente di punta, con due caratteristiche molto importanti come maneggevolezza e leggerezza : una battuta di pesca può durare anche otto ore e se la canna non è light il divertimento si può trasformare in un supplizio.

Il mulinello che utilizzeremo sarà un 6000 per il mezzofondo, fino ad un 8000 per  fondali più impegnativi; e comunque dovremo preferire modelli con buona capienza in bobina e con frizioni morbide, capaci di un drag fino a  5 kg.

Carnieri fantastici che non si fanno dimenticare, sono i regali del bolentino

Finalmente in pesca

La tecnica consisterà nel trovare scogli  isolati nel fango a batimetriche tra i 40 e i 100 metri, ancorando la barca in modo che le nostre esche vadano a pescare proprio nei pressi delle rocce.

Il bolentino può regalare prede inaspettate e inusuali, ma è una tecnica davvero micidiale 

 

Prima di calare le lenze è bene effettuare una pasturazione preventiva a base di cozze tritate e sarde che arrivi sul fondo, lasciando lungo il percorso una nuvola di brumeggio.

Sarà bene non interrompere mai la pasturazione dando una precisa cadenza,  calando il pasturatore  ogni mezz’ora, continuando fin quando i pesci non entreranno in frenesia.

E questo accadrà su tutta la colonna d’acqua.

Il resto ve lo lasciamo immaginare…