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Diavoli nell’abisso: i totani giganti di profondità, tecniche di cattura

apertura diavoli
apertura diavoli

Diavoli nell’abisso

 

Di Domenico Craveli e Umberto Simonedlli

Insidiare un animale preistorico nelle buie profondità abissali   è come rievocare antichi miti e leggende. Un salto nel buio alla ricerca di un parente stretto del kraken, la creatura tentacolare non si sa quanto mitologica o reale, che da sempre, nell’antichità, ha rappresentato l’incubo peggiore dei naviganti. Andiamo alla ricerca dei totani giganti, signori indiscussi del profondo.

totano

“Totano a bordo… un bellissimo esemplare appena salpato si dimostra in tutta la sua appariscente livrea. E’ stato catturato su un salto batimetrico che dai -400 arriva fino ai -480”

Predatore primordiale, progettato per vivere in un mondo dove le logiche di sopravvivenza raggiungono il limite imposto dal Creatore, il totano gigante e’ un animale che sembra aver passato indenne milioni di anni di evoluzione; feroce, vorace e terrifico è costruito per la predazione pura sebbene associ alla sua cieca aggressività una tra le più sviluppate intelligenze del regno animale. Qui non parleremo di tecniche raffinate o di quanto sportiva possa essere la cattura; parleremo invece di una tecnica che viola un contesto sconosciuto, letteralmente di una esplorazione vera e propria dell’abisso, luogo ancora sconosciuto anche alla scienza, in una avventura che trova il suo appagamento non solo nel prelievo ma nell’avventura stessa.

Segnali dal profondo

come si vedono i totani sullo scandaglio

“Un eco che scruta con dettaglio le alte profondità è indispensabile per avere continuità di risultati. Chi non dispone di tale strumentazione, ma vuole comunque provare, può tentare alla cieca studiando le curve batimetriche delle carte nautiche. Non sarà la stessa cosa, ma si può comunque provare”

Inutile dire che un ecoscandaglio di grande prestanza è soluzione imprescindibile. La ricerca di questi animali avviene su fondali compresi tra i 400 e i 800 metri, nei punti di salto batimetrico. Servono strumentazioni in grado di leggere con nitidezza di dettagli oltre l’immaginabile, per cogliere quelle situazioni orografiche idonee ad ospitare questi predatori.

Attrezzature

totanara

 

“In dettaglio la totanara componibile, sulla quale sono state legate delle sardine per unitre al richiamo visivo dei led luminosi, anche quello olfattivo della carne fresca”

L’elemento fondamentale della nostra attrezzatura è rappresentato da una totanara componibile a più cestelli, di grandi dimensioni, che può arrivare a pesare anche un chilo e mezzo. Sarà dotata di luci a led, nelle varianti cromatiche bianca/blu/verde/rossa. Per aumentarne il potere seduttivo, sarà necessaria una accurata operazione; realizzeremo una vera e propria “fasciatura”  con esche naturali, come sardine, sgombri, o filetti di sciabola, opportunamente legati con filo elastico sull’asta della totanara stessa. Canne da 30/50lbs, ad azione parabolica, abbinate a  potenti mulinelli elettrici completeranno il nostro corredo.  In bobina caricheremo un trecciato da almeno 80lbs, per quantità di circa un migliaio di metri. Un leader di nylon lungo circa sei metri, di diametro del 120, farà da tramite alla nostra totanara.

Dove

pesca ai totani 

L’habitat di questi cefalopodi non è comune e solo alcuni spot nei nostri mari hanno le caratteristiche adeguate per ospitarli. Servono  grandi profondità caratterizzate da roccia e salti batimetrici molto importanti. Questi animali non sono da confondere con i normali totani che in estate avanzata si incontrano anche in acque relativamente profonde. Qui parliamo di una specie residente che popola le profondità, le cui dimensioni spesso sono veramente inquietanti. Pesca che si può praticare in Liguria , in Campania ed in Calabria od in Sicilia o nelle profondità ben fuori dalle acque territoriali.

Giù nell’ignoto

pesca ai totani
Scelto con cura lo spot, e cercando di lavorare con il motore per mantenere la barca più possibile sulla verticale del punto, si cala la totanara verso l’abisso. La discesa può durare anche una quindicina di minuti e oltre. Appena sul fondo, si recupererà qualche decina di metri, e la si lascerà  in corrente per 5 minuti circa. Se non avviene nessun attacco in questa prima fase, si inizierà a riportare lentamente il tutto verso la superficie, sondando tutta la colonna d’acqua con il nostro richiamo, con successivi stop & go. L’attacco del totano è violento, e nonostante l’attrezzatura pesante, è ben distinguibile. Spesso in prossimità del fondo, aggrediscono gli esemplari di taglia minore (2/3kg), mentre, qualche centinaio di metri più su si hanno gli incontri con i big della specie che si dedicano anche al cannibalismo, dilaniando i malcapitati consimili attaccati ai cestelli. L’attacco di un bestione di oltre 10kg è adrenalina pura, un’incudine attaccata alla nostra attrezzatura che, con sifonate potenti, ci farà rimanere senza fiato fino alla fine. L’epilogo del recupero, spesso concluso a mano, con la canna in cintura, è emozionante, una sensazione diversa da ogni altro tipo di pesca. Il mulinello elettrico non sminuisce il confronto, lo enfatizza, perché ci permette di vivere una esperienza altrimenti impossibile. I grandi totani possono essere rilasciati senza problemi, mentre i più piccoli potranno essere onorati a cena.

Un occhio ai consumi

pesca ai totani, mulinello elettrico

“I mulinelli elettrici di elevata potenza, specie sotto carico, assorbono parecchia energia. Per evitare spiacevoli sorprese è bene prestare attenzione al livello di carica degli accumulatori”

Quando si pesca su profondità che a volte sfiorano i mille metri, utilizzando potenti attrezzature elettriche, che sotto sforzo assorbono parecchi ampere, è importante stare attenti ai consumi. Mandare in “riserva” le batterie è più facile di quel che si possa pensare.   In una sessione di pesca così impegnativa si richiede che tutta la strumentazione sia in funzione, dal gps allo scandaglio, al vhf. Sarà bene , quindi, prelevare energia da batterie servizi separate, ricaricabili dal motore o rimanendo sempre con il motore in moto.