di Marco Troiani
Per chi pesca in bolognese, il bigattino è un’esca universale per tutte le stagioni: un irresistibile boccone, ideale per insidiare moltissime specie di pesce.
Chiamatelo baco, cagnotto, gianin, bachino, ma è sempre lui, il bigattino, la piccola larva, enormemente proteica e pertanto gradita a tutti i pesci; un’esca semplice ma non sempre facile da far rendere al meglio.
Vediamo insieme le astuzie e i piccoli segreti per renderla molto efficace in pesca.
Chi è
Il bigattino altro non è che la larva della mosca carnaria, al secolo Sarcofagha Carnaria, che, essendo vivipara, la depone direttamente nella carne in putrefazione, ambiente ideale dove questa può nutrirsi e crescere.
In condizioni normali il bigattino in poco tempo si impupa, ovvero si imbozzola e si trasforma in mosca.
Conservandolo a bassa temperatura, questo processo rallenta.
Il pregio più importante del piccolo baco è la vitalità, cosa che lo rende un’esca attrattiva anche per il movimento che, all’amo, è frenetico e scomposto.
Inoltre, è un’esca estremamente economica e facilmente reperibile presso quasi tutti i negozi di pesca.
Ecco le piccole larve; quando la macchia nera è ben visibile e la pelle liscia e quasi trasparente significa che sono fresche e molto vitali
C’è bigattino e bigattino
Non tutti i bigattini sono uguali e nella massa, osservandoli attentamente, ci accorgeremo di alcune piccole differenze tra loro.
Questo dipende dalla loro età, ovvero dal tempo che manca prima che diventino pupe per poi trasformarsi in mosche.
Questa diversità modifica molto il modo di stare in pesca, perché la piccola larva cambia il suo peso specifico e la sua vitalità.
Ad esempio, i bigattini che presentano sul dorso la macchia nera in maniera più visibile, sono quelli più giovani e ricchi di aria al loro interno e, quindi, anche quelli che galleggiano di più.
Al contrario, quelli che affondano maggiormente sono di colore più scuro, nei quali la macchia scompare e presentano una pelle più spessa e coriacea.
Di questo fatto dovremo tenere conto in pesca, perché farà variare la quota di lavoro dell’inganno.
Il bigattino è di facile conservazione, perché basta abbassarne la temperatura per rallentarne il metabolismo e quindi lo sviluppo
Ed ora in pesca!
Data la sua grande vitalità, mobilità e l’effetto che crea nell’acqua, la sua capacità di attirare i pesci è notevole.
Tanti vermetti lanciati insieme creano nuvole di cibo che mandano i pesci in frenesia alimentare, spingendoli ad attaccare senza remore.
Sta a noi, quindi, cercare di capire in che modo rendere il più credibile possibile l’innesco, rispetto alla situazione nella quale si sta pescando e all’assetto che si è impostato.
Ci è capitato più e più volte di effettuare catture solo con un tipo di innesco e non vedere alcuna tocca con altri.
E’ chiaro che il tipo di innesco varia anche in funzione della lenza al quale esso è attaccato.
Pescare a galla o a mezz’acqua con più bigattini all’amo, quando si pastura con poche larve, può generare diffidenza da parte dei pesci, che con buona probabilità mangeranno tutti i bigattini in acqua tranne quelli all’amo.
Al contrario di altre pesche, in questa non vige la regola “esca grande pesce grande”, anzi, il più delle volte un solo bigattino ben presentato risulta più catturante di inneschi più ricchi.
E’ importante che l’innesco si comporti in acqua in modo naturale, il più simile possibile a quello delle larve lanciate in pastura.
La pasturazione è un momento importante dell’azione di pesca e deve essere effettuata in stretta coordinazione con la tipologia di inneschi
A chi piace?
A tutti!!
Eh sì, proprio a tutti ………. saraghi, scorfani, sparaglioni, orate, spigole, cefali, occhiate, leccie stella, aguglie, sugheri ed altri che non sapranno resistere ad un bigattino ben presentato.
Dalla pesca di fondo a quella di superficie non esiste luogo dove i nostri bachi non colpiranno.
Se si sta pescando radente il fondo, piccoli saraghi e sparaglioni saranno i primi a farci visita per poi passare il testimone anche a qualcosa di più grande.
Mentre, pescando a galla, occhiate, aguglie e lecce stella non disdegneranno sicuramente la piccola larva; ma la sorpresa del big fish è sempre dietro l’angolo!
Quindi, frizioni ben tarate ed attenzione massima al galleggiante.
Il big fish è sempre in agguato … ma questa è un’altra storia
Quando usarlo
Potremo dire che è sempre l’ora del bigattino, a meno che non ci si trovi in uno spot dove è risaputo che i pesci trovano da mangiare tutt’altro, con poca fatica ed in abbondanza.
Quindi, sarà poco fruttuoso usarlo sotto le barche dove i pescatori puliscono le reti o in presenza dei filari di cozze.
In altri spot il bigattino risulta di sempre un grande mattatore.
Aiutati da una sapiente pasturazione, che non vuol dire necessariamente abbondante, potremmo trovarci al cospetto di pesci da far impallidire chiunque.
Ma questa è un’altra storia ….