Il posto buono
Di Umberto Simonelli
Quando si va a pesca, si è sempre alla ricerca del posto ideale, il posto buono in assoluto, un paradiso dei pesci dove le catture siano assicurate; in sostanza, un posto dove la pescata abbia un potenziale garantito dal fatto che in quel posto i pesci “si fanno”.
E’ vero: ci sono posti che i pesci gradiscono di più e posti meno. Ma cosa vuol dire un posto buono? E come si fa a capirlo? E, soprattutto, un posto che non rende sarà veramente un posto da cancellare?
Tanto per cominciare
Intanto iniziamo col dire che ognuno di noi pesca come può e soprattutto dove può. Perché, purtroppo, la grande differenza non la fanno solo le collocazioni geografiche, bensì lo sfruttamento degli spot, da parte tanto dei professionisti che dei ricreativi. E’ indiscusso che in location dove la pressione alieutica è forte, la presenza di pesce, bene o male, è numericamente inferiore, o quanto meno i pesci ne sanno una più del diavolo e oramai credono poco alle nostre esche trainate. Quindi, viene di conseguenza che la riuscita di una battuta si affiderà sempre meno alla generosità del posto, ma piuttosto alla nostra capacità.
Lo possiamo chiamare in molti modi, macciotto, coralligeno, fondo detritico… ma rimane una tipologia di fondale capace di richiamare e ospitare tutta la catena alimentare
Regole generali: la morfologia
Altro concetto generale, a valenza universale, è la conformazione morfologica del fondo. Insomma, un posto per essere prolifico deve avere delle caratteristiche determinanti. Intanto la varietà. Un fondale esteso in cui, a prescindere dalla profondità, si alternano roccia, sabbia, posidonia, fango e fondo detritico (o macciotto) rappresenta il non plus ultra: un posto ideale per la catena alimentare, perché habitat capace di dare albergo a tutte le specie, in tutte le forme di sviluppo e rappresentare non solo un areale di caccia ma anche di riproduzione. Non è necessario che nella zona di pesca “ideale” vi si debbano trovare concentrate tutte le tipologie di fondo. E’ sufficiente che la varietà sia presente nelle immediate vicinanze e che ci sia una buona alternanza. La posidonia è sicuramente un valore inestimabile: punto di riproduzione, nursery e zona di caccia allo stesso momento. Zone in cui tutti i pesci debbono passare.
Indagini sul fondo
Uno sguardo alla cartografia, vuoi quella specifica da pesca che dell’istituto idrografico, ci offre una visione di insieme che riesce ad orientarci e ad inquadrare il teatro delle nostre azioni di pesca, cosa che difficilmente riusciremo ad ottenere da qualsiasi plotter
Ovvio che, se non si possono esplorare i fondali personalmente (sebbene oggi le moderne telecamerine subacquee siano una ulteriore risorsa), il nostro unico occhio sul fondo sarà rappresentato dallo scandaglio, sebbene un’occhiatina ad una carta nautica non è assolutamente “ demodè”, soprattutto se non si conoscono i fondali. Infatti, questa offre una visone di insieme molto utile a farci capire dove siamo; una panoramica che poi completeremo con l’esplorazione puntuale. Dovremo discriminare le varie tipologie di fondale e mappare molto bene le alternanze tra gli scogli, individuando le spianate di fango o di detritico, che sono delle vere e proprie miniere di pesce, ricordando che dovremo individuare i posti buoni, ovvero tutti quelli che possono accogliere i pinnuti e non solamente i posti dove sono i pesci in quel momento. Tra queste due situazioni corre una profonda differenza. Possiamo fare un esempio: dovendo cercare qualcuno, lo troveremo sicuramente presso una delle sue tappe abituali lungo i suoi percorsi consueti e non solo dove lo abbiamo incontrato una volta.
Il fango, così come si presenta in profondità. Fondo tutt’altro che privo di vita; un habitat straordinario per le basi della catena nutritiva, dagli anellidi ai cefalopodi, ai predatori di taglia …
Non sempre è il momento buono
Molto spesso siamo convinti che il pesce non ci sia; evenienza che può capitare più spesso di quanto non si pensi. Ecogrammi privi di forme di vita ed esche intonse possono farci pensare alla totale improduttività di uno spot. Ma, se le condizioni ambientali ci sono, perché non dovrebbero esserci i pesci? Diciamo che meno raramente di quanto si creda i pesci ci sono ma non li vediamo; loro vedono noi e le nostre esche e non le degnano. Le scrutano, le seguono, le annusano ma non le aggrediscono. E non c’è nulla da fare per farli cadere nel tranello. E la storia si protrae per tutto il giorno, fino a quando …, anche per pochi minuti, si scatena il finimondo. Il segreto è esserci perché, se la pazienza e la perseveranza non ci hanno supportato, il treno è perso.
Ricciole in branco che studiano ripetutamente l’esca trainata, per poi, disinteressate, andarsene. Solo dopo un’ora e più si è concretizzato uno strike proprio sullo stesso punto: perchè i pesci non predano sempre…
Ci sono ma non mi vedi
E’ tendenza comune, attualmente, pescare a vista. Con l’avvento di scandagli con tecnologie avanzate, capaci di incredibili discriminazioni dei bersagli con visioni ampie del fondo, si tende a pescare i pesci solo dopo averli visti; e se i pesci non si vedono, si pensa che non ci siano …… I pesci quasi sempre si vedono se li troviamo e se ci passiamo sopra, ovvero “passano” nel raggio di azione del cono. Ma molto spesso sono lontani e attaccano in velocità o, peggio ancora, il nostro scandaglio non li può vedere perché sono nelle inevitabili zone d’ombra del cono acustico o nascosti semplicemente da uno scoglio.
La culla della vita sottomarina: la posidonia; teatro di ogni evento che riguardi riproduzione e deposizione, oltre che accrescimento e predazione. Ecco un punto popolato da castagnole e menole …
Segnali viventi
A segnalarci la qualità e le potenzialità di uno spot sono molti i segnali, primo tra tutti la presenza di pesci foraggio, di pesci disturbatori, grufolatori e predatori minori. Nei grandi branchi di tanute, ad esempio (e molti non lo sanno), spesso troviamo i dentici; le tanto disprezzate salpe che viaggiano in grandi branchi, quelle grandi macchie rosse che pensiamo siano mangianza ma che invece si spostano velocemente, sono un buon indicatore di presenza di ricciole. Insomma, i pesci, lo ribadiamo ancora una volta, vivono e mangiano secondo schemi precisi, che lentamente e faticosamente dobbiamo cercare di capire.