Di Dario Limone
Anche nel surf, come del resto in tutte le altre tecniche, è importante cambiare gli schemi, sperimentare fino a trovare soluzioni che possono, a volte, sfiorare la provocazione.
Siamo convinti che è in quelle situazioni, quando i grandi sparidi sono presenti, ma non attaccano le nostre esche, che bisogna rompere gli schemi e escogitare qualche artifizio per ridurre il rischio di un cappotto annunciato.
Quando e se i pesci ci sono, ma le mangiate sono sporadiche, o svogliate, come alcuni le definiscono in modo molto colorito, è possibile che “il punto d’acqua” sia ancora lontano o che quanto offre naturalmente madre natura in quel tratto di mare convinca di più i pesci che quindi trascureranno gli inganni classici.
Sarà il momento di ricorrere a esche nuove o magari anche usuali ma rivisitate, con inneschi diversi per aggiungere quel qualcosa in più.
Parleremo quindi di tre esche, di cui una, il granchio, è molto usata, che però innescheremo con una modalità diversa; mentre le altre due sono la cozza e il paguro bernardo. Inganni “rubati” al bolentino, ma di una efficacia, a volte, quasi sovrannaturale.
Ci pare scontato ammettere che tutti i nostri sforzi andranno a convergere nella cattura degli sparidi, ma soprattutto di uno in particolare, l’orata.
Entriamo quindi nel merito di questo articolo-tutorial per condividere come ottimizzare gli inneschi di cozza, granchio e paguro.
La cozza
La cozza è uno degli alimenti naturali di sparidi importanti come saraghi e orate. La possiamo “servire nuda” ai nostri ospiti con il vantaggio del rilascio in acqua di odori e sapori che si propagheranno in acqua, con un effetto di richiamo veramente importante.
Nel video che segue proporremo tanto la realizzazione dell’innesco del solo frutto, quanto quello “corazzato” ovvero chiuso nelle sue stesse valve, opportunamente riapplicate come naturale protezione dell’innesco stesso.
Protezione sia dai pesci disturbatori e granchi che dal lancio, che potrà essere, in questo caso, anche più spinto per raggiungere zone di pascolo più lontane.
Una variazione sul tema può essere quella di cucire sul terminale, trattenendole sempre con il filo elastico, quattro o cinque cozze nude per volta. L’assalto che i piccoli pesci effettueranno genererà una serie di effetti, che andranno dal naturale brumeggio svolto dallo sminuzzamento del boccone al richiamo “catena alimentare” per la presenza di molti commensali.
Senza piombo
Per lanci appoggiati, senza piombo su alti fondali, potremo sfruttare il peso stesso del guscio; prepareremo un innesco senza levarlo, che chiuderemo con lo stesso terminale facendo un mezzo collo; una volta che la cozza toccherà l’acqua, si aprirà in modo naturale ed essendo senza piombo, si disporrà in corrente.
Il paguro
E’ un’esca eccellente ma soprattutto polivalente. Il suo habitat è il fondale misto con poseidonia, ma rende lo stesso, in termini di catture, sulla sabbia. La sua conformazione ci fa pensare ad un’integrazione perfetta tra un mollusco ed un crostaceo.
Ha un addome molle, dove spesso sono adese le uova, che trasporta con se, ha un torace corazzato con zampette per la locomozione ed una testa fornita di chele.
Il suo punto debole è l’addome, che lo espone agli attacchi dei pesci e per tale motivo per proteggersi, si inserisce in gusci vuoti di conchiglie, che trasporta con se. La sua cattura avviene in modo occasionale con le reti o con le nasse.
Può essere usato come esca dalla spiaggia, solo contenendolo sull’amo col filo elastico, altrimenti dobbiamo ricorrere ai lanci appoggiati su fondali medio-profondi. L’innesco può essere realizzato in più modi, intero vivo o morto o sfruttando solo la parte molle addominale.
Nel video avremo modo di seguire la realizzazione dell’innesco vivo e morto, con una interessante variante
https://www.youtube.com/watch?v=YeIXuZfiukQ
La maggior parte dei pescatori usa solo l’addome del paguro. Utilizzando l’ago per innesco con tre o quattro addomi trattenuti dal filo elastico, si preparano succulenti richiami. L’esca così composta può resistere anche a lanci potenti. Il paguro non è di facile reperibilità ed è anche relativamente costoso ed è un esca più comune al sud.
Il granchio
Il granchio è un crostaceo presente, sia nella sabbia, che tra le rocce.
Ne esistono specie diverse, ma tutte fanno parte dell’alimentazione di alcuni pesci.
Il suo uso nel surfcasting è indicato principalmente alla cattura dell’orata, ma è tutt’altro che raro che inganni saraghi, mormore e spigole di taglia.
Il vero problema dell’utilizzo di quest’esca è il lancio che può risultare lesivo per il piccolo animale. L’obiettivo principale è quello di presentare in pesca il crostaceo con la massima vitalità possibile. L’innesco standard prevede l’infissione di un amo nella parte posteriore del carapace, dopo aver eliminato una coppia di zampe.
Nel video illustreremo un innesco non kill che garantirà un’ottima mobilità.
https://www.youtube.com/watch?v=iwmunsJCgjE
Se non si rimuovono le zampette utilizzate per scavare, l’esca potrebbe insabbiarsi, sfuggendo al predatore. In questo caso, a cadenze fisse, con un breve recupero del mulinello, lo dovremo rendere nuovamente visibile. Questo movimento può risultare molto attrattivo per i pesci in zona . Questo tipo d’innesco no kill ci consente di effettuare lanci lunghi, quindi è particolarmente indicato, dove il fondale è medio-basso.