Traina col Vivo

Obbiettivo Cernia !

 

di Umberto Simonelli

In tutte le tecniche di pesca, esistono degli accorgimenti, delle scelte ben precise per rendere selettiva e mirata l’azione di pesca.

La ricerca metodica di una preda specifica  è un confronto difficile che richiede tecnica, determinazione, molte rinunce e non poche delusioni.

Ma la pesca è anche questo.

Decidere di insidiare una cernia è impresa tutt’altro che facile.

Una preda ambita da molti, spesso solo frutto di catture assolutamente fortuite ed occasionali ma che, se opportunamente analizzate, possono portare ad individuare molti particolari estremamente significativi per estrapolare delle vere e proprie regole.

 

La cernia dorata è un buona nuotatrice e alterna l’attività di caccia sul fondo o in quota

Profiling

Chi dice cernia evoca fantasie ancestrali: la cernia è un pesce epico.

Il pesce per antonomasia, misterioso e difficile da catturare, potente e non di rado imbattibile.

Le cernie insidiabili con la tecnica della traina con esche vive sono più di una.

In particolare quelle più comuni sono la cernia bruna ( epinephelus marginatus), la cernia bianca ( epinephelus aeneus) e la cernia dorata, o dotto ( epinephelus costae).

Le ultime due  popolano maggiormente le acque del sud, sebbene ultimamente complice il riscaldamento delle acque iniziano a incontrarsi più a nord.

La cernia dorata ha abitudini più erratiche quasi pelagiche mentre la cernia bianca  è più legata al fondo sebbene abbia un atteggiamento di caccia che in qualche modo ricorda la spigola.

 

La cernia bruna è una preda decisamente più difficile da insidiare, soprattutto per la capacità di intanarsi rapidamente.

 

In questo articolo ci occuperemo di come insidiare in modo mirato “le brune e le bianche” , obbiettivo che presume una ottima conoscenza dei fondali, delle abitudini di queste speci e della tecnica.

Entrambe frequentano le zone rocciose ricche di anfratti e svolgono la loro attività predatoria in prossimità delle pareti verticali delle scadute, a ridosso di formazioni di posidonia e comunque in punti del fondale dove possono cacciare con la tecnica dell’agguato.

La bruna è più sedentaria e ha come prerogativa quella di vivere in tane molto articolate, dei veri labirinti da cui è impossibile farla uscire, quando vi si intana.

La bianca ama sostare in prossimità del fondo a margine tra roccia,fango e posidonia e muoversi alla ricerca di cibo celandosi tra gli scogli, ma non disdegna escursioni in quota .

Entrambe, sebbene con abitudini diverse, osservano la stessa dieta …

La scelta del posto

 

Come al solito lo scandaglio è l’alleato più importante; seguire l’andamento con precisione l’andamento del fondo ci consente una azione di pesca mirata e puntuale.

 

Andremo a sondare  tutte quelle zone in cui il fondale risponda a specifiche caratteristiche.

Prima fra tutte quelle con salti di quota quanto più repentini possibili e li realizzeremo delle passate in modo da far passare l’esca sorvolando il bordo della scaduta fino poi, dopo aver esplorato tutta la parete, ad adagiarla sul fondo.

Una sorta di provocazione che inviti il serranide in agguato ad aggredire il succulento boccone.

Altro scenario frequentato da questi animali è il fondale profondo senza salti di quota, fatto di rocce spartite tra sabbia e posidonia.

L’azione di pesca in questi casi sarà classica con esche radenti il fondo a bassa velocità in modo tale da intercettare  le cernie che sono in agguato in prossimità delle loro tane abituali.

 

Regole d’ingaggio

Gli strike potranno essere veramente violenti e furiosi  o semplicemente darci la sensazione di aver incagliato.

Situazioni in entrambi i casi,  difficili da gestire, perché in ogni eventuialità la cernia dopo aver predato e soprattutto se si sente trattenuta, ha come unica reazione quella di riguadagnare la tana.

Il gioco di frizione, la tenuta del complesso pescante saranno determinanti come la reazione del pescatore; l’obbiettivo sarà di non concedere possibilità di fuga all’animale, pena l’arroccamento: quindi frizione chiusa e canna in mano

 

Le cernie bianche hanno reazioni violente allo strike e spesso compiono fughe veloci e lunghe degne di un pelagico

 

Nell’azione di ricerca, soprattutto quando si pesca in parete è determinante  il verso della passata, che almeno per la nostra esperienza, è molto più redditizio quando impostato in caduta, ovvero su una diagonale che sondi la parete dall’alto verso il basso.

Le cernie infatti non sono particolarmente inclini ad un attacco in risalita.

Quindi è  importante il verso della passata memorizzando i punti cospicui o impostando dei mark sul gps.

Non è da escludere però la possibilità di strike in quota, proprio come quando si va a ricciole.

Infatti le bianche, lo dicevamo prima, a differenza delle brune, capita caccino anche pesce foraggio, cosa che le costringe ad alzarsi dal fondo

Terminali corazzati

 

La bocca della cernia è micidiale, costellata di denti che la natura ha progettato per lacerare e bloccare le prede: difficile che un terminale gli resista a lungo.

 

In questa pesca la robustezza è un passaggio obbligato.

Dovremo confrontarci con due problemi: la bocca del pesce e il fondale.

La bocca della cernia è una trappola micidiale da cui è impossibile liberarsi, dotata di migliaia di piccoli denti aguzzi;  gli opercoli sono affilati come rasoi e anche uno 0,60 può avere vita breve.

Il fondale invece sarà l’ostacolo da cui guardarsi durante la prima fuga del pesce che, cercando di guadagnare rapidamente la tana, inevitabilmente tenterà di rompere sulla roccia.

In ogni caso  il terminale dovrà essere nuovo ed immune da vizi con almeno un mezzo metro di doppiatura e  se si preferisce una soluzione monofilo dovremo rassegnarci ad usare lo 0,70  .

Gli ami che preferiamo sono,per il ferrante, dal 5/0 al 7/0 meglio se con un’ampia curva ed il filo sottile e circolare e per il trainante un 6/0.

Ovviamente il complesso pescante  dovrà avere lunghezze contenute, per avere un buon  controllo dell’esca e ferrate pronte e decise.

Useremo un pre terminale di una decina di metri di nylon e il terminale vero e proprio in fluorcarbon .

Vivo o Morto

La scelta dell’esca cadrà rigorosamente sui cefalopodi sia vivi che morti di buone dimensioni.

Il serranide, difficilmente resisterà ed un calamaro o ad una seppia.

Parlando di selettività però, l’innesco del polpo morto farà la differenza.

Una volta pescato  dovrà essere conservato perfettamente integro  per non pregiudicarne nuoto e soprattutto aspetto.

 

Il polpo è da sempre la preda preferita delle cernie, di cui vanno ghiottissime : un innesco sapientemente realizzato diventa un’arma letale.

 

Per ottenere un’assetto di pesca ottimale poi, effettueremo una montatura particolare aggiungendo pochi grammi di piombo,  che applicati direttamente tra trainante e ferrante impediranno all’esca di ruotare.

Calato in acqua l’inganno, a velocità di traina, controlleremo che il suo assetto si stabile ed equilibrato

Attrezzatura

 

La canna deve essere in grado di rispondere bene alla ferrata e di contrastare la reazione violenta del pesce.

 

Pescare light quando l’obbiettivo è la cernia non vale… per giocare con lei ci vogliono canne robuste, per contrastare agevolmente peso e forza.

Quindi la nostra preferenza va a ripartite da 16 lb con mulinello della stessa potenza con un elevata capacità di drag, un rapporto di recupero non eccessivo e soprattutto caricato con un dynema da 50 lb.