Tecnica

Parliamo di canne da traina

 

di Alessandro Pierucci e Umberto Simonelli

Tra gli argomenti più ricorrenti tra i pescatori, soprattutto tra quelli dediti alla traina con il vivo, c’è la scelta della canna.

Soprattutto in occasione del primo acquisto c’è la giustificatissima e condivisibile “ansia da ricerca” della canna “adatta”.

Problema che, a dire il vero, tormenta anche i più navigati che molto più spesso di quanto si pensi sono alla ricerca della canna “filosofale”, del modello che soddisfi la tecnica, il piacere di possedere ed usare un attrezzo evoluto o a volte la smania da collezionista che affligge la nostra categoria soprattutto quando non si va a pesca o le nostre sessioni di pesca non sono sempre fortunate  …

In qualità di esperti veniamo interpellati rispetto all’argomento e non ci vergogniamo nell’ammettere che la domanda ci imbarazza, malgrado una gran quantità di ore della nostra vita, passate in barca con una canna in mano.

E vediamo perché …

 

Attualmente le proposte commerciali sono moltissime, con offerte che spaziano in una gamma molto ampia di prodotto, in cui è difficile districarsi, soprattutto se si è alle prime armi

 

Qualche considerazione

Affrontare il discorso che chiarisca una volta per tutte i dubbi che nascono in fase di ricerca di una canna da traina, per giunta con le esche vive, soprattutto di fronte al panorama così esteso di proposte commerciali è davvero complicato.

Perché scegliere una canna non è come scegliere uno strumento di lavoro come un trapano.

Acquistare un trapano prevede la scelta di un prodotto di caratteristiche tecniche precise che saranno la risposta ad esigenze altrettanto precise.

Oltretutto le condizioni d’uso, tutte più o meno simili e ripetibili, evidenzieranno la risposta operativa del prodotto.

Per una canna non è così, perché una canna cambia risposta, paradossalmente, anche in funziona della morfologia di ognuno di noi e difficilmente un prodotto è paragonabile ad un altro, malgrado sulla carta riporti caratteristiche simili.

Le condizioni di test non saranno mai le stesse perché le variabili sono l’aspetto destabilizzante della pesca; impossibile riprodurre situazioni simili per confrontare due prodotti.

Di fatto le canne, purtroppo, non sono scarpe….

 

Una strana leva

 

 

Nella realtà la canna dovrebbe essere il prolungamento, più naturale possibile del nostro braccio e ci dovrebbe aiutare in una serie di compiti altrimenti impossibili da svolgere.

Prima di tutto allontanare la lenza dalla barca, fungere da ammortizzatore grazie alla sua elasticità e ospitare il mulinello.

Se la vediamo come una macchina elementare, che ci facilita lo sforzo, evidentemente non appare chiaro che una canna da pesca è una leva molto svantaggiosa, perché il braccio di leva favorevole è quello dalla parte del pesce e addirittura il fulcro è un punto posteriore a dove noi applichiamo la nostra forza.

Insomma la forza del pesce, in realtà viene potenzialmente amplificata.

Lo scotto che dobbiamo pagare per godere del beneficio dell’elasticità, cosa che insieme alla frizione del mulinello smorzano le forze applicate dal pesce intervenendo, quando tutto è perfettamente equilibrato,  limitando quindi il rischio  che il filo si rompa.

Oltre a tutto questo, che è un dato oggettivo valido per tutte le canne, c’è da dire che ogni canna è diversa per azione oltre che per misure, costruzione e classi di libraggio .

Un libraggio di una non è uguale a quella di un’altra sebbene i dati dichiarati siano i medesimi.

Un fusto di origine americana non è concepito con le stesse caratteristiche di uno italiano e men che meno cinese o giapponese.

E, a parità di fusto, il semplice montaggio caratterizza variazioni di azione.

Poi aggiungiamo che anche i materiali sono importanti e non basta che si scriva che la canna sia in carbonio, piuttosto che in fenolico invece di un altro componente iper tecnologico per certificarne la qualità.

 

 

Come fare?

Le canne sono amori a prima vista , devono venir su bene in mano prima di tutto e ci devono far sentire a proprio agio quando le si manovra.

Non potendole provare tutte bisogna affidarsi alla compiacenza di chi ce lo può far fare o alla consulenza di un venditore capace e professionale.

Bisogna però anche informarsi e capire, oggi che è possibile, cosa offre il mercato e perché ci sono canne con azioni diverse tra loro.

Quel che possiamo capire invece è la qualità intrinseca del prodotto, ovvero la durabilità, la resistenza dei componenti e delle lavorazioni; fattori importanti per assicurarsi che la spesa che faremo sarà compensata dalla durata nel tempo e da una buona affidabilità.

 

Un’ottima azione parabolica di un fusto conico

 

Canne & canne

Sommariamente le canne si suddividono per l’azione che svolgono quanto sono sottoposte a flessione.

Avremo quindi una deformazione che farà descrivere al fusto una curva.

Se la curva è più spiccata nella parte apicale avrà un’azione di punta, se la massima curvatura sarà al centro si chiamerà  parabolica e  se la curva sarà omogenea man mano che cresce la sollecitazione si dirà progressiva.

Un’altra piccola suddivisione al di la del materiale è per la forma del fusto che può essere cilindrica o conica e che sarà decisiva per dare alla canna la reazione della sua elasticità.

 

Una spiccata azione di punta

 

Come funziona

Una canna sotto la trazione del pesce si flette e la sua sezione tenderà a deformarsi: infatti la superficie superiore sarà sottoposto ad uno stiramento, mentre la parte inferiore tenderà a comprimersi.

Questa situazione provocherà la perdita di conicità o della forma cilindrica del fusto.

Grazie alla caratteristica dei materiali di riprendere le sua forma  e quindi la posizione originale, che si chiama elasticità, anche la canna tenderà da sola a raddrizzarsi esercitando sul pesce una trazione contraria.

Noi sfrutteremo proprio questa capacità elastica, per l’azione di pesca, come ammortizzatore delle trazioni istantanee e come azione di forza passiva verso il pesce, stancandolo.

 

Solo quando si ha a che fare con animali del genere si riesce a percepire che la canna oltre ad essere adatta deve essere adeguata al nostro stile di pesca …

 

L’azione al microscopio

In un’azione di punta la deformazione avverrà principalmente nel terzo terminale della canna, in un’azione parabolica avverrà per tutta la lunghezza della canna, mentre in un’ azione progressiva interesserà, a seconda della forza esercitata, prima la punta poi la parte centrale sino a spingersi alla base.

Ogni tipo di traina ha la sua azione…in una traina di superficie a pesci medio piccoli un’azione di punta sarà l’ideale, a rostrati e tonni  la canna dovrà  essere potente e progressiva sia per gestire i grandi artificiali che portare a termine la cattura di queste grosse prede.

Nella traina con l’affondatore ideali sono le canne cilindriche a azione parabolica con una buona reattività ma molto sensibili in vetta  per scorgere le avvisaglie dell’abboccata.

Nella traina con il piombo guardiano niente di meglio di una buona canna conica a azione parabolica con un cimino generoso e stabile capace di gestire piombi che variano usualmente da 350 gr.  fino al kilo anche con la sollecitazioni generate da un mare formato.

 

Un accenno ai materiali

 

Ecco il filato di carbonio, la base delle nuove tecnologie

 

Una canna in carbonio è una canna molto reattiva per la natura stessa di questo materiale.

Se usata con del filo trecciato, privo a sua volta di elasticità, è un attrezzo che concede poco margine di errore.

Una canna in resina, con maggiore o minore percentuale di tessuto in carbonio, è una canna con un’elasticità meno veloce che, anche se usata con del trecciato, asseconderà in modo più “pastoso” l’azione di pesca.

Caratteristica utile per gestire pesci di media taglia particolarmente agitati ma meno sui pesci più grandi.