di Dario Limone – Foto : Dario Limone e Domenico Craveli
Nella pesca dalla spiaggia , l’uso intensivo di vermi ed anellidi, è una consuetudine pratica e collaudata che però un po’ ci allontana da quella che è l’essenza primordiale della tecnica, perché, spesso, i pesci grandi, arrivano su bocconi…alternativi, realizzati con esche reperite tra i banchi di pescheria, o raccolti direttamente sul luogo di pesca.
Le grosse orate, anche se non disdegnano un piccolo verme, sono solite perdere parte della loro innata sospettosità di fronte ad un boccone più corposo. Cannolicchio, fasolari, ma anche la classica sardina possono portare sui nostri ami gli esemplari da trofeo
Quando ammiriamo un grande pesce, tipo una bella orata o una maestosa spigola, e magari ne guardiamo la bocca, ci rendiamo conto di quanto un’esile arenicola, possa essere insignificante al cospetto dei pinnuti di taglia maxi.
Perché se è vero che ogni pesce può abboccare su qualunque cosa, è anche vero che in molte circostanze, proporre insidie proteiche, appariscenti e molto odorose può fare davvero la differenza.
Vediamo insieme una carrellata delle esche alternative più efficaci.
CANNOLICCHIO
E’ un bivalve molto diffuso nelle acque dell’Italia centrale. Lo si può usare con o senza guscio.
Appetibile a tutti gli sparidi grufolatori, ma anche a sua maestà la spigola. La sua forma allungata ci consente di effettuare degli inneschi aerodinamici, che si contengono col filo elastico.
FASOLARE
Presente in buona parte del territorio nazionale. Possiede una polpa soda e carnosa, ricca di humus. Si creano inneschi, contenuti col filo elastico, mirati sia per i grufolatori, che per i predatori.
Spigole ed orate non sapranno resistere.
GRANCHIO
Crostaceo amato in modo particolare dall’orata, ma gradito anche dai saraghi, dalle grosse mormore e dalle spigole.
Dopo aver rimosso le chele e le pinne / zampe posteriori, si innesca dal retro trapassando il carapace. Un altro sistema d’innesco è quello di legare l’amo esternamente con del filo elastico, avendo cura di non imbrigliare le zampette nell’avvolgimento.
GAMBERO
Crostaceo gradito a tutte le specie.
Lo si può usare intero o si può sfruttare solo la sua dolce polpa.
Richiede per l’innesco l’uso del filo elastico ed è eccellente per la pesca a mezz’acqua e di superficie.
CEFALOPODI
Quando il gioco si fa duro, entrano in campo loro: i cefalopodi.
Cappellotti, calamari e seppie, interi o a strisce, rappresentano la soluzione migliore per i pesci XL quando il mare è gonfio.
Gli inneschi possono essere di varia fattura.
Si va dalla strisciolina a fisarmonica, alla coda di rondine, e spesso… i pesci da raccontare passano per questi bocconi
SARDA
Il filetto di sardina è tra gli inneschi più frequenti.
Nel comporre l’innesco è bene aiutarsi con un ago , in modo tale che durante l’avvolgimento col filo elastico, non si creino torsioni dell’esca.
Lo si può usare ponendo all’esterno la polpa o la sua lucente livrea.
In condizioni di acqua torbida metteremo la livrea all’esterno, mentre se vogliamo maggiore richiamo olfattivo sarà la polpa ad essere esposta.
CEFALO
Vivo o a tranci, una volta lanciato in mare, ci da sempre l’idea, che accada qualcosa d’importante.
Le sue carni odorose e grasse sono fortemente attrattive per tutti i predatori.
CONCLUSIONI
Un dentice di taglia caduto vittima di un innesco confezionato con un grosso cappellotto. Probabilmente, se su quella canna l’innesco fosse stato un anellide, questo straordinario pesce non avrebbe sicuramente abboccato
L’osservazione del luogo di pesca deve portarci sempre ad analizzare la presenza di sostanze organiche sulla spiaggia e sul fondo marino.
La presenza di gusci di bivalvi o di granchi è espressione di fertilità dello spot.
L’eviscerazione di un pesce deve sempre stimolarci a guardare cosa c’è nel suo stomaco per capire di cosa si è cibato, perchè questo è un importante indicatore che ci aiuterà ad individuare ciò che in quel determinato posto sono usi mangiare i pesci.
Una volta la pesca era vissuta in maniera più empatica e primitiva, dove spesso, l’inizio della battuta era costituito dal reperimento dell’esca, un rito particolarmente coinvolgente, perché ogni boccone che si raccoglieva sulla battigia veniva guardato come se avesse già una storia da raccontare… mentre l’immaginazione già ci faceva sognare la piega del vettino.