Posto che vai ……. posta che trovi
Di Michele Prezioso
Quando si affrontano nuovi fondali e non conosciamo le poste buone, è difficile entrare subito in pesca ed è possibile che i risultati scarseggino, facendo vacillare le nostre convinzioni. Ma niente paura perché con metodo e pazienza i problemi si risolvono. Vediamo quindi, insieme, come affrontare spot nuovi ed inesplorati.
Il primo passo
La lettura attenta della carta nautica, tradizionale o elettronica, ci può svelare informazioni molto importanti
Certamente il migliore alleato per le nostre indagini su un posto nuovo sono le carte nautiche, tanto che ci si trovi in Italia che all’estero. E’ bene esaminare tanto quelle dell’Istituto Idrografico della Marina che quelle edite da altri che riportano, magari, indicazioni di pesca più o meno attendibili e recenti. Dovremo cercare salti batimetrici, assommate, relitti, verificando con cura quelle piccole lettere che sono presenti vicino alle linee di profondità, che indicano la natura del fondale. Avere una idea dell’alternanza tra fango, roccia e alga è basilare. Ricordiamo, però, che non sempre i punti segnati sulle carte hanno una rispondenza precisa sul cartografico e anche qui si dovranno effettuare le dovute correzioni sul campo. Un suggerimento che possiamo dare è quello di perlustrare i fondali in velocità: quattro, cinque nodi andranno benissimo, così, con l’occasione, potremo mettere due canne in pesca a galla per non perdere tempo e chissà che non si peschi qualche bella esca o qualcosa per la cena …. Tanto per incominciare.
Come a terra così in mare
Osservare la costa ci fa capire con buona approssimazione cosa ci aspetta sul fondo, contribuendo a creare un quadro chiaro dello spot in cui stiamo pescando
Un’altra valutazione dell’andamento e natura dei fondali è l’esame della costa, della velocità con cui degrada verso il mare, del materiale con cui è fatta e della conformazione: spessissimo l’andamento costiero, la rapidità di degrado e la sua morfologia sono molto simili a quello che troveremo sott’acqua. Una parete in materiale roccioso molto frammentato darà luogo ad un fondale movimentato con molti anfratti e tane; diversamente, una costa di granito liscia indicherà un fondale più omogeneo e meno articolato, con scogli lisci, a volte con tagli e tane profonde. Allo stesso modo, un arenile omogeneo, senza rocce, di rado ci regalerà un fondale roccioso, mentre la presenza di rocce a terra lascerà prevedere un fondale misto.
Gli amici pescatori
Dai pescatori è possibile avere notizie di prima mano su poste e presenza di pesce e forse anche qualche esca ….. basta saperci fare!
Salvo strappare qualche segreto a qualche “collega” più esperto, altri indizi potranno essere ricavati da come e cosa pescano i professionisti locali. E’ bene osservare quello che rimane nelle loro reti e farsi una passeggiata al mercato per vedere quello che si trova sul banco del pesce, ovviamente se pescato localmente. Per completare le operazioni di “intelligence” durante le passeggiate al porto, in banchina, può essere molto interessante capire che tipi di rete hanno a bordo i professionisti, quelli della piccola pesca per intendersi, con i gozzi che svolgono la loro attività prossimi alla costa: da posta in nylon o semplici tramagli. Se vi sono quelle in nylon, sicuramente il pesce bianco non mancherà, mentre i tramagli sono indicativi di prede di fondo, dalle abitudini più bentoniche.
Le reti sono un indizio importante di quello che si può pescare in zona e recarsi al porto a curiosare può tornare davvero utile
Quindi, basterà seguire l’attività dei pescatori per individuare le poste dove iniziare le ricerche. Scandagliando intorno alle reti troveremo senz’altro qualcosa di interessante e saranno altrettanto interessanti tutti i fondali tra un tramaglio ed un altro. Qui potremo tanto rimediare le esche quanto insidiare i predatori. Capire anche gli orari in cui le reti vengono calate e salpate servirà per andare a pesca con minor perdita di tempo e soprattutto senza correre il rischio di incaglio.
Occhio allo scandaglio
Anche lo scandaglio gioca una sua parte nelle indagini e non solo nell’individuazione del pesce, che è la sua funzione più scontata, ma nel capire la natura del letto marino. Lo spessore della linea di fondo vi farà capire se state transitando su roccia, fango, posidonia o macciotto.
Impariamo a leggere lo scandaglio in modo da trarne tutte le informazioni possibili: non solo profondità e presenza di pesce, ma anche andamento del fondo e la sua natura e consistenza
Infatti, il segnale del fondo si inspessisce in modo inversamente proporzionale alla sua durezza. Una linea sottile sarà significativa di un fondale che riflette gli impulsi acustici, come la roccia viva, mentre uno più spesso identifica un fondo stratificato, grotto o posidonia. Bisogna ricordare che i pesci non sono sempre visibili, però è possibile prevederne la presenza in funzione dell’habitat. Ad ogni buon conto, sondare la consistenza del fondo con un piombo guardiano associandolo all’ecogramma del letto marino, sarà la migliore soluzione per una analisi attendibile.
Attività sul fondo
La ricerca dei pesci deve essere svolta generalmente sui salti di quota, in profondità, perché è lì che i predatori più frequentemente cacciano e molto spesso sulle zone di fango lontano dalle assommate; ma non dimentichiamo che molto spesso, soprattutto con i cambi di luce, i pesci si spostano su bassi fondali per brevi e veloci scorribande alla ricerca dei pesci del sottocosta ed è bene, soprattutto quando ci si trova in posti nuovi, non trascurare ogni opportunità.