Strategie per la ricciola …
Di Umberto Simonelli
Quando parliamo di ricciole, ragioniamo sempre delle esche migliori e delle caratteristiche dimensionali del complesso pescante. Siamo stati abituati a pensare che senza un bel calamaro la ricciola sia una preda impossibile e che soprattutto sia indispensabile azzeccare tutta la geometria dei terminali. Ma è proprio vero che la lunghezza del filo e un’esca possono pregiudicare una cattura o c’è dell’altro ??
Partiamo dalle esche: quando le dimensioni contano ..
Sicuramente il calamaro è un’esca molto catturante perché il suo valore nutritivo crediamo che non abbia pari e rappresenti un boccone preferito da tutti i pelagici. Ma è anche un’esca molto stagionale e soprattutto nei periodi estivi, per la maggioranza dei nostri litorali è un’esca di difficile reperibilità, salvo casi particolari come la sardegna ed altre isole minori dove le profondità, le temperature e le tipologie di fondale ne consentono il reperimento anche nei periodi più caldi. I calamari, nei mesi estivi, scendono in profondità e quindi vengono predati solo da quei pesci che frequentano quelle batimetriche. In estate le ricciole si avvicinano alla costa e la loro dieta, che è comunque molto varia a prescindere, si focalizza sui pelagici più piccoli, dai tonni baby, agli alletterati, alle palamite, fino agli sgombri e tutti quegli altri pesci che si fanno più a terra seguendo gli spostamenti del pesce foraggio. Barracuda e lampughe compresi. Ed anche le ricciole piccole, le limoncine, spesso vengono predate dagli adulti. Quindi non ci dovremmo formalizzare davvero sempre e solo sul calamaro. Perché ci sono esche in grado di offrire ottime garanzie: le cavalle, i sugheri, le lecce stella, i barracuda, gli aluzzi, fino ai cefali e alle tanute. Piuttosto la differenza vera la fanno le dimensioni, perchè un pesce di grandi dimensioni rende molto di più. Infatti lo sforzo della predazione è maggiormente soddisfatto da un miglior apporto nutritivo rispetto ad un pesce di piccole dimensioni.
Per una bocca così grande …solo esche grandi ! Anche gli esemplari più piccoli sono in grado di aggredire pesci molto grandi rispetto alla loro mole
Complesso pescante e non solo
Non sempre è determinante formalizzarsi troppo sulle dimensioni del complesso pescante. Certo i terminali un po’ lunghi magari tengono l’inganno lontano dalla barca, i fili sottili conferiscono all’esca una maggior mobilità; ma è un fatto garantito che se il boccone è ben presentato e vitale e le ricciole sono in frenesia alimentare, non c’è scampo. Piuttosto è meglio concentrarsi sul reperimento di esche voluminose e vispe, capaci di scatenare la predazione e di sostenere la traina senza difficoltà. Una bella esca ben innescata, calata a mezz’acqua e la positiva determinazione di una azione di pesca ben condotta sono la garanzia migliore.
I terminali lunghi a volte sono risolutivi, quando le ricciole non sono all’apice della frenesia ed arrivare anche a 30 metri può essere di aiuto
Oltre le esche
Quando neanche l’esca “filosofale” ed il terminale “magico” riescono a concludere con successo l’azione di pesca, c’è di più … Perché le esche non sempre basta siano belle, appetitose e ben presentate; ma debbono essere proposte esattamente come si presenterebbero in un contesto naturale. I grandi pelagici mangiano sfruttando la corrente, quando questa mette in difficoltà la fuga delle loro prede e difficilmente si faranno convincere da un pesciolino che naviga beato contro corrente senza sforzo e magari pure veloce …così come sarà difficile che un pesce predi in condizioni termiche sfavorevoli per il suo metabolismo. Quindi individuare il termoclino è importante, per capire cosa succede sopra o sotto il confine che demarca l’acqua calda da quella più fredda.
E’ importante, pianificando la pescata, tenere d’occhio tavola delle maree e ciclo lunare
A pesca con gli astri
Ultima considerazione riguarda l’influenza delle maree e della luce lunare. Una storia complessa e degna di una trattazione molto approfondita. Però, per dirla in soldoni, c’è da tenere in considerazione che gli spostamenti d’acqua che la marea genera, e quindi di nutrienti con il conseguente riavvio della catena alimentare, quando monta e quando cala, sono le condizioni più propizie. Al contrario i punti di minima e di alta sono momenti di totale stasi. La luce lunare, con il pieno di luna, modifica i ritmi vitali dei pesci che sono regolati dal foto periodo, ovvero l’alternanza tra luce e buio. Quando le notti sono rischiarate dal plenilunio l’attività trofica si sposta dal primo mattino più in là nel tempo.
Queste non sono regole fisse, ma linee guida che possono aiutare. E non poco …