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Surf Casting .. Caccia ai predoni : la tecnica della teleferica

antonio addotta

Di Domenico Craveli – Foto di Craveli – Limone 

La bella stagione è ufficialmente iniziata ed è questo il momento in cui in mare l’attività di molte specie di pesci cresce per l’avvicinarsi delle attività riproduttive che richiedono impegni energetici importanti.

I piccoli pesci, frutto delle recenti schiuse accostano a terra. E così, in questo modo riprende in pieno l’attività trofica di tutte le specie, nel complesso gioco della catena alimentare.  

I branchi di pesce azzurro si avvicinano a riva e al loro seguito accostano anche i grandi predatori.

 Ed è arrivato, anche per noi, il grande momento, durante il quale tenteremo di insidiarli dalla spiaggia mettendo in atto tutte le nostre astuzie.

 Ma per ingannare questi pesci, quasi agli apici della catena alimentare, sarà necessario farlo esclusivamente con esche vive ben guizzanti e soprattutto credibili.

E per affrontare al meglio questa strategia di pesca, e mettere in acqua un pesce ben vivo vivo, senza comprometterne la vitalità esiste un solo metodo: la teleferica!

Reperire le esche vive è la parte più difficile della pescata e rischiare di comprometterne la vitalità con lanci azzardati e accelerazioni che le ridurrebbero a mal partito comprometterebbe ogni sforzo.    Ecco che quindi la teleferica, diventa il più delle volte una soluzione imprescindibile.

 

Come si fa?

Il nome ” teleferica” è già esimplificativo di come funziona questa ingegnosa soluzione. Si tratta nella pratica di far sì che la nostra lenza madre diventi la congiungente tra la spiaggia e il punto di mare dove pensiamo caccino i predatori. Creando una strada sulla quale, la montatura che porta  l’esca scorra raggiungendo la destinazione voluta.

In pratica

Si lancia un piombo da tenuta di 150 gr, in genere cono o piramide, in modo da ancorarsi saldamente al fondo.

La canna dovrà avere un range di potenza maggiore dei 150 gr, con un’azione parabolica progressiva; non vanno mai usate canne troppo rigide.

I piombi a cono o a piramide sono i piombi più usati per la tecnica della teleferica

Il mulinello di taglia 8000 o più, deve essere caricato con un buon nylon 0,40-0,50.

Una volta innescata la nostra esca, si metterà il bracciolo a modo di “funivia” sulla lenza della nostra canna preventivamente lanciata in mare. Il pescetto poi scivolerà… più o meno agevolmente verso il mare.

 Se non dovesse prendere il largo, rimanendo nei pressi della risacca, non preoccupiamoci più di tanto, serra, lecce e spigole, concludono i loro attacchi in poche spanne d’acqua. A volte proprio nella schiuma della battigia.

Il terminale

La montatura è veramente semplice …

Il terminale, che sosterrà l’esca viva è formato da un cavetto d’acciaio da 30 lb,lungo 30 cm, con due ami in tandem, a partire dal 3/0 , modello circle hook o beak.

Legheremo il cavetto, con un nodo Allbright special, ad un tratto di fluorocarbon dello 0,60-0,70, lungo 1 mt.  All’estremità di quest’ultimo ci sarà un moschettone con girella, adeguato all’azione di pesca.

Un moschettone con curva ampia è la soluzione più efficace per far scorrere il terminale lungo la lenza

 

L’altra faccia della medaglia

Ma la teleferica qualche problema lo porta, come la ferrata e l’assetto dell’intero sistema in caso di mare mosso.

Le esche grandi sono le migliori , per resistenza ed attravità

Quando il predatore attacca l’esca, percepiremo sul cimino della canna delle frenetiche vibrazioni. In questo caso, anche non essendo certi dell’allamata, dovremo recuperare rapidamente il piombo e solo quando il piombo arriverà a battuta col moschettone del terminale, potremo ferrare in modo profondo.

Sicuramente con l’uso innovativo dei circle hook si sono ridotte le slamature, ma spesso, senza una forza contraria, che permetta l’infissione,  il pesce va via sfilando l’esca.

Un altro limite è dato dal mare mosso, infatti il più delle volte l’esca viva, viene ributtata a riva dal moto ondoso; in questo caso la teleferica non funziona ed è consigliabile optare per altre strategie senza cercare soluzioni che non esistono.

Sicuramente la teleferica, dove abbiamo poco fondale, non è il massimo; ma è anche vero che la “strike zone” non ha limiti.

Per tale motivo tentar non nuoce. Se il pesciolino non ne volesse sapere di andarsene verso il largo, tirargli qualche palla di sabbia può convincerlo a cambiare direzione.

Può sembrare strano innescare una spigola, ma, come in questo caso,  per insidiare  i grandi predatori è importante usare i pesci presenti in zona e di cui si stanno nutrendo

Hot spot da teleferica

La foce dei fiumi è un richiamo indubbio per la predazione. Dove acqua dolce e salata si mischiano la biodiversità è tale che l’attività trofica è esasperata.

Prestando attenzione alla presenza di tronchi e arbusti, non avremo difficoltà a far lavorare le nostre esche al limitare del “cambio di colore”, dove serra e lecce amano stazionare.

Altre aree battute dai predoni sono gli arenili adiacenti i manufatti portuali e le pocket beach, le piccole spiagge incastonate in mezzo a promontori rocciosi.

Comunque, ogni località, ha i suoi corridoi di caccia, definendo così quei settori di mare dove scorrazzano i pesi massimi.