Di Michele Prezioso
Settembre apre le porte alla stagione più proficua per tutte le tipologie di pesca. Ma, per la traina con il vivo, rappresenta l’inizio del periodo più cool dell’anno.
Anche perché si possono pescare nuovamente i nostri amati cefalopodi.
Abbandonati i sugheri, le aguglie e gli sgombri, le esche regine per la traina col vivo, nei mesi più freddi, sono proprio i calamari e le seppie.
Croce e delizia dei trainisti, queste due esche presentano pregi e difetti.
Qui di seguito faremo il punto proprio sulle differenze sotto tutti i punti di vista.
Vita difficile
La differenza tra calamaro e seppia, è visibile già in vasca.
Tenere vivi i calamari quando l’acqua del mare è ancora calda è un’impresa quasi impossibile; i calamari sono molto delicati e nei mesi caldi vivono perennemente sotto il termoclino, quindi a temperature anche inferiori ai 20C°, soffrono maledettamente il cambio di temperatura e, nella maggior parte dei casi, muoiono in vasca.
La seppia invece, molto più rustica, vive anche in un palmo d acqua senza grandi problemi, e vende cara la sua pelle.
I calamari sono molto delicati ed il mantenimento in vasca quasi mai facile. L’indole aggressiva e la necessità di molti ricambi d’acqua, mai troppo calda, rendono sempre incerta la sopravvivenza di questi cefalopodi
Chi pesca di più?
Molti dicono che il calamaro sia molto più catturante della seppia e che, addirittura, in alcuni spot la seppia non venga presa in considerazione dai pesci.
Tutto è possibile, ma la nostra esperienza non conferma questa teoria, perchè abbiamo sempre pescato con successo con entrambi.
Ma non tutti si rendono conto che sebbene cefalopodi, seppia e calamaro sono animali ben diversi tra loro per aspetto, abitudini, nuoto, atteggiamenti e reazioni e quindi è necessario differenziare l’azione di pesca e complesso pescante, a seconda che si sia innescato una seppia o un calamaro.
Questo dentice è stato pescato in Sardegna, a più di 60 mt di fondo, con una seppia pescata poco prima, smentendo chi asserisce che questa esca nell’isola non funziona
Differenziando
Nella pesca, soprattutto con le esche vive, il segreto, se tale lo si può considerare, è quello di proporre inganni che si comportino il più possibile come se fossero in libertà e questo si ottiene adeguando l’azione di pesca, che non può essere uguale per tutti.
La prima considerazione da fare sta nel fatto che la seppia, a differenza del calamaro, ha una grande capacità di mimetismo, quindi cambia colore a seconda del fondo che la circonda, rendendosi meno visibile del calamaro.
Questa azione viene compiuta in continuazione durante la traina.
Anche se innescata, è molto reattiva e vitale e mette in pratica azioni dissuasive molto efficaci, gonfiandosi per mostrarsi più grande e assumendo un atteggiamento minaccioso.
Se trainata con terminali lunghi, a differenza del calamaro che ha una condotta molto lineare, perché si lascia trascinare passivamente, la seppia tende ad alzarsi molto dal fondo, grazie alla porosità del suo cosiddetto “osso”, che funziona da vescica natatoria: una strategia di difesa che la nostra seppia attua proprio per evitare brutti incontri sul fondo.
Va da sè che pescando con le seppie come se fossero calamari, l’azione di pesca è meno incisiva perché si corre il rischio che si perda il controllo dell’esca, che si muove con troppa autonomia.
Quindi è bene accorciare i terminali, per non farla salire di quota e procedere appena più spediti, anche fino ad 1,5 nodi, più staccati dal fondo.
Le seppie sopravvivono giorni in cattività, senza alcun tipo di problema
Il calamaro
Il calamaro, al contrario della seppia che è rigida grazie al suo osso, è di natura molle e tende a deformarsi: è bene venga innescato con cura oltre che trainato più lentamente, anche con terminali più lunghi, perché è meno “birichino” …
Nella pesca ai dentici la mangiata, con il calamaro, è molto più rapida perché il morso affonda più facilmente e l’attenzione da parte nostra dovrà essere massima, per calcolare il giusto timing della ferrata.
Con le seppie, invece, bisogna essere meno veloci e lasciar mangiare il pesce causa la durezza dello scheletro interno.
La seppia ha, a differenza del calamaro, un assetto galleggiante per natura; questa in particolare è morta e, essendo molto fresca, è irriconoscibile da una viva
A pesca col … morto
Una riflessione va fatta anche per l’uso dei cefalopodi morti che mantengono intatto il loro “fascino” a patto che si prendano le dovute precauzioni.
La seppia ha un assetto stabile e positivo in acqua il che la rende quasi flottante da morta e, grazie alla sua idrodinamicità, viaggia come da viva.
Con il calamaro il concetto si complica e c’è necessità di stabilizzarli, perché tendono a ruotare e ad affondare.
C’è chi li stabilizza con un piombino, ma noi preferiamo usare del polistirolo inserito nel sacco o, meglio ancora, dei frammenti di osso di seppia.
Non serve andare più veloce con l’idea che la velocità non faccia capire al pesce che l’esca è morta.
Anzi, la bassa velocità mantiene buono l’assetto e le sorprese, se i pesci sono in attività, non mancheranno.
L’innesco deve essere funzionale ma allo stesso realizzato in modo da non rovinare l’esca e non comprometterne l’assetto
L’innesco
Riteniamo che sia opportuno realizzare dei terminali specifici per i due animali; per la seppia consigliamo ami con una curva ampia e gambo corto, per garantirci un innesco in cui il trainante passi attraverso l’osso con la punta dell’amo che rimanga all’esterno e con un ferrante che allo stesso tempo cucia bene la parte del sifone.
Per calamari di misura media, gli SSW vanno benissimo. Per il trainante ottimi i 5111 ad anello disassato e come ferrante i 5180 non hanno rivali