Traina col Vivo

Traina con il vivo: Il terminale …. fisso o scorrevole?

di U.Simonelli

La montatura per la traina col vivo maggiormente in uso è quella a due ami che prevede un amo tranante da infiggere generalmente sulla parte anteriore dell’esca; la bocca per i pesci, apice del mantello per i cefalopodi e quello ferrante in prossimità del foro anale per i pesci e in mezzo ai tentacoli per i cefalopodi.

La soluzione costruttiva sicuramente più comune è quella scorrevole.

Scorrevole perché il trainante ha la possibilità di scorrere lungo la lenza.

Soluzione geniale, capace di adattarsi velocemente, senza perdere di efficacia, a tutte le esche sia in termini di tipologia che di dimensioni.

Ne esiste però anche un’altra di soluzione, sicuramente la capostipite delle montature da vivo, che viene detta fissa.

Vale a dire che entrambi gli ami sono solidali alla lenza; ed il ferrante quindi è bloccato da un nodo che non ne consente il movimento.

 

Dentice: una bocca capace di aggredire e uccidere grazie a denti acuminati  molto simili a quelli dei carnivoti terrestri

 

Un passo indietro

Premessa la descrizione “anatomica” del terminale soffermiamoci un attimo invece su come i pesci aggrediscono l’esca.

I predatori con cui generalmente ci confrontiamo sono di tre tipi assolutamente diversi tra loro.

Parliamo di dentici e di ricciole e occasionalmente di un altro pelagico che è la leccia amia e delle cernie.

Il modo in cui i tre predatori aggrediscono l’esca è completamente diverso.

Il dentice che per sua natura compie agguati, solitamente in prossimità del fondo, uccide la preda e poi se ne ciba.

Dimostrazione ne è che a molti di voi sarà successo di concludere lo strike ad un secondo approccio.

Il dentice infatti è un aggressore molto simile ai carnivori terrestri e la sua dentatura ne è la dimostrazione: fatta per dilaniare e uccidere.

 

La ricciola ha una bocca enorme fatta per aspirare le prede, armata di microscopici e taglienti denti che trattengono la preda

 

I pelagici invece ingaggiano l’esca in un modo molto diverso e concludono solo se ogni sospettosità è dissolta e se l’esca è convincente.

Soprattutto quando usiamo i pesci la modalità con cui la mangiano è complessa; l’esca viene aspirata e poi messa nella posizione di poter essere ingoiata.

Infatti lecce e ricciole “ingurgitano” letteralmente l’esca e la debbono posizionare in modo che non offra resistenza.

Quindi la piegano, la girano e poi la ingoiano dalla testa, ovvero nella modalità dove pinne, branchie ed altro non creino punti di appiglio.

La cernia invece quando è in attività alimentare spesso aspetta le prede al varco, con uno scatto istantaneo, apre la bocca è ingloba letteralmente la preda che data la conformazione della sua bocca avrà ben poche possibilità di fuga.

Poi, attacco concluso, soprattutto se si sente trattenuta dalla lenza, si intana e cerca così di difendersi.

In pratica tre tipologie di attacco completamente diverse tra loro.

 

La leccia amia è unaltro predatore pelagico molto particolare e sospettoso con un’apparato boccale molto particolare

 

Torniamo al terminale  

E quindi è proprio al terminale e ai suoi ami che spetta confrontarsi con queste bocche e averne ragione.

Una volta, quando le esche che si adoperavano erano principalmente le aguglie, l’amo trainante era piccino per non penalizzare la vitalità dell’esca.

Nella convinzione comune si attribuiva minore importanza all’amo traente nella sicurezza di delegare tutto all’amo pescante.

Oggi le cose stanno diversamente e nelle montature bi-amo le misure sono identiche proprio perché, soprattutto con pelagici e cernie anche il traente può essere l’amo determinante nella cattura.

 

La cernia ha fauci enormi, anche negli esemplari di taglie modeste la bocca si spalanca letteralmente e aspira la preda

 

Fisso o scorrevole?

Allora, alla fine di tutta la storia cosa conviene usare, la soluzione fissa o quella scorrevole?

Alla luce dei fatti la scelta rimane più alle convinzioni personali che a valutazioni tecniche.

Possiamo fare un’analisi dei pro e dei contro, in modo tale che ognuno si faccia la propria idea.

 

 

Terminale fisso

 

Il traente è legato dalla stessa lenza e non scorre, in caso di allamata; c’è sempre però un ulteriore nodo sulla lenza

 

Costruzione super semplice, ma da adattare al momento perché va fatta su misura rispetto all’esca.

Anche in caso di allamata sul traente la penetrazione è assicurata dal fatto che l’amo non scorre in caso di forte trazione sul pescante.

Ricordiamo che c’è un ulteriore nodo che può indebolire il terminale

 

 

Terminale scorrevole

 

Ecco il montaggio dell’amo scorrevole, il serraggio dell’impombatura determina l’attrito di scorrimento. Il tubetto protegge il filo e i nodi: la soluzione costruttiva più semplice ed efficace

 

Costruzione più articolata ma buona per tutte le esche

E’ possibile preparare più terminali a casa e quindi averne pronti di varie misure e sezioni

Servono ami adatti, infatti lo scorrevole è bene abbia l’occhiello storto, meglio se saldato.

L’amo scorrevole ha bisogno di essere fissato solidamente ma comunque in grado di scorrere e in caso di strike l’attrito di scorrimento può essere critico su filati di qualità moderata.

Il trainante se portato in battuta sul pescante può essere dannoso per il nodo e l’occhiello e, nel punto di chiusura, può recare danno al filo.

C’è da dire a conclusione che, secondo la nostra esperienza, un terminale scorrevole, ben realizzato, senza troppi fronzoli, ma con la giusta attenzione a specifici particolari, come legature e protezioni è un terminale veramente affidabile.

E soprattutto l’adattabilità non ha prezzo.