Di Domenico Craveli
La fine dell’estate è il momento in cui le grandi ricciole si avvicinano nuovamente alla costa dopo aver trascorso i mesi più caldi a profondità proibitive per i trainisti.
Una bella e corposa esca viva, portata a spasso a mezz’acqua, è la migliore carta da giocare… e, per essere davvero incisivi, è fondamentale conoscere alcune strategie di pesca che non tutti conoscono.
La ricciola è il simbolo per antonomasia della traina con esche vive, la preda regina: fiumi di inchiostro sono stati spesi in suo conto e, nonostante questo, pur essendo presente in buon numero lungo quasi tutte le nostre coste, rimane un tabù per molti.
Probabilmente, questo pesce merita approcci particolari, strettamente relazionati al contesto di pesca, perché pescare ricciole in modo mirato vuol dire sintonizzarsi con l’orologio biologico di questo straordinario carangide.
Sotto i pelagici
I branchi di tombarelli ed alletterati in caccia su novellame di sardine ed alici, rappresentano un richiamo irresistibile per le ricciole, che spesso stazionano sotto la mangianza per predare… i piccoli predatori
Settembre, il mare è un ribollire di mangianze di piccoli pelagici in caccia di novellame e, nella sarabanda generata dai tombarelli in frenesia, qualche metro più sotto non è raro che ci siano le ricciole a predare…appunto i predatori!
Trainare una grossa esca, meglio se è un tombarello o un alletterato, a circa 20 metri di fondo, proprio nei pressi della mangianza stessa, può regalare prede da capogiro, quindi non lasciamoci prendere troppo dallo spettacolo pirotecnico e optiamo per la preda da trofeo, anziché ripiegare sui tonnetti stessi.
Per chi, invece, non riesce a gestire gli inneschi ostici dei piccoli tunnidi, anche un grosso lanzardo o un big sugarello, sulle stesse traiettorie, può essere efficace, basta adeguare l’andatura di traina ad un ritmo allegro, prossimo ai due nodi.
Anche le alacce sono una leccornia, ma il clupeide, in un mare infestato di predatori, sarebbe aggredito in pochi istanti dai tunnidi stessi, invalidando le nostre più ambite mire.
Distanze da poppa
Le barche con eliche in linea d’asse, entrobordo diesel, non disturbano i predatori come invece succede con i fuoribordo. Nella foto un dorado 32” che con i sui Yanmar riesce a far mangiare i pesci relativamente vicini alla poppa
Chi pesca le ricciole regolarmente sa quanto questi pesci alternino momenti di spregiudicata curiosità verso le imbarcazioni ad altri di spiccata diffidenza.
Per queste ragioni, specialmente in fase di ricerca, è bene tenere le esche molto lontane da poppa, anche 50 metri, contro i classici 18/20.
E’ fondamentale, con questo assetto, prestare molta attenzione alla direzione della corrente durante le virate, che devono essere in ogni caso molto ampie, per evitare che l’esca possa ingarbugliarsi sul leader.
Molte volte è durante le virate che si scatena l’attacco …
Molto spesso, proprio durante le inversioni di rotta, possono avvenire gli strike più difficili da gestire, con il pesce che afferra l’esca e con l’angler che non ha la possibilità di ferrare per via del bando generato in curva.
In questo caso serve sangue freddo e pazienza, fin quando il pesce non arriva in trazione, e saremo sicuri di non frustare la canna a vuoto anziché “incocciare” efficacemente.
Attrezzatura dimensionata
Un corredo da 20lbs può tranquillamente bastare per gestire anche una grande ricciola, a patto che il terminale sia strutturato in modo ottimale.
Quello che è fondamentale nella nostra armatura è riuscire a bilanciare tipo e dimensione di amo in funzione di esca e di innesco, questo perché la ricciola aggredisce le proprie prede in modo diverso a seconda della dimensione.
Un sugarello o uno sgombro, ad esempio, vengono spesso aspirati come dei “biscottini” dal predatore, mentre un tunnide viene bloccato con la forza mascellare e solo successivamente ingoiato.
Personalmente preferisco ami piccoli e robusti nel primo caso, e dei bei circle nel secondo. Le soluzioni mono-amo, con grandi ricciole a mezz’acqua, sono le migliori in assoluto in termini di efficacia.
Lasciano alle esche una mobilità senza pari.
Andature e affondamento
La velocità di traina è importante quando ci si confronta con pelagici come le ricciole
Come velocità di traina dovremo stare su ritmi allegri, 1,5 nodi la partenza, arrivando anche a 2,5 nei casi più esasperati.
La velocità, nella traina di mezzofondo, paga più di una andatura lenta, tipica invece di azioni specifiche verso predatori stanziali, oppure innescando cefalopodi.
Per mandare giù le esche, considerando che dovremo stare rigorosamente un pelo sopra il termoclino, il downrigger è la soluzione più “precisa”, prende quota anche la spezzata con due piombi rispettivamente da 200 e 250gr, mentre il guardiano questa volta è un pratico ripiego.
Il piombo “secco” sul trecciato, infatti, a mezz’acqua è palesemente sconsigliato.
Gli strike arrivano lo stesso, i primi due metodi descritti hanno davvero una marcia in più… e nella pesca di un pesce, dove i particolari fanno una gran differenza, non è davvero poco!