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Una preda tutta d’oro.. l’orata: tutto quello che c’è da sapere !

orata ridi
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 Una preda tutta d’oro … l’orata: tutto quello che c’è da sapere

di Domenico Craveli

Finalmente la stagione primaverile è alle porte e le orate si porteranno a tiro di canna con maggiore continuità. Aprile, maggio e giugno sono il periodo migliore per frequentare gli arenili alla ricerca di questo sparide e sono anche i mesi dove la balneazione non è ancora iniziata in modo massivo ed è possibile contare sulla maggiore tranquillità; la temperatura dell’acqua sale, favorendo l’attività trofica del substrato sabbioso.

HABITAT

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Sicuramente il misto, per la varietà di flora e di fauna presente, è il luogo ideale; ma lo sono anche quelle spiagge con grossa fertilità, ricche di bivalvi e di anellidi. Pescare nel misto però, come ad esempio in una piccola baia con lingue di sabbia sul fondo tra gli scogli, richiede precisione nel lancio; quindi garantiamoci postazioni comode per assicurarci dei recuperi agevoli, tra gli scogli. Le grosse orate solitarie prediligono questo scenario; probabilmente ciò è dovuto alla capacità del loro potente apparato boccale di triturare tutto.  Questo maestoso pesce non disdegna nessuna esca e bisogna solo intercettare la sua rotta di pascolo. Come tutti i pesci, l’orata segue dei percorsi sottomarini obbligati; infatti non è infrequente la sua cattura negli stessi posti. I momenti migliori per insidiare la grossa orata sono il cambio di luce notte-alba ed il sole alto.

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Ma, come sempre accade nella pesca, dove le regole matematiche non esistono ogni momento può essere buono. Le orate di media taglia sono gregarie e spesso banchettano con le mormore; capita pescando dalla spiaggia di effettuare coppiole miste. Le condizioni meteo-marine per la pesca dell’orata sono variabili; generalmente la si pesca a mare calmo. Quanto detto non è una condizione assoluta. Non è infrequente catturare orate di taglia col mare mosso, lanciando subito dietro l’onda, dove la turbolenza non è eccessiva; oppure nello scalino di risacca dove si possono intercettare quelle di media taglia.

INGANNI

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I terminali devono essere di diametro generoso e lunghi. L’orata prima di ingoiare l’esca la trattiene tra le labbra per esaminarla ed ogni piccola trattenuta dovuta al piombo induce il rilascio del boccone. La necessità dei terminali lunghi ha un duplice scopo: in primo luogo non fa avvertire la resistenza del piombo, in secondo luogo da’ all’esca un movimento più naturale. Usare terminali dai 2m ai 5m (avete letto bene… cinque metri), ci consente di poter aumentare il diametro del filo, garantendoci più probabilità di salpare il pesce. Durante il recupero di un’orata di taglia avremo questa sequenza: alla ferrata avvertiremo una specie di arroccamento, subito seguito da una potente testata. Il recupero avviene a peso morto per alcuni metri, dove avvertiremo tutto il peso del pesce; durante l’avvicinamento a riva potrà nuotare verso di noi, alleggerendo la tensione del filo e potrà dare ancora delle possenti testate. Il peggio avviene ai 40 m da riva, dove inizia a lateralizzare a favore di corrente. Quando siete certi del grosso pesce, fate levare dall’acqua le altre canne in pesca. Spesso nella lateralizzazione dobbiamo inseguire lo sparide sulla riva. La frizione deve essere tarata alla perfezione, per slittare sulle ultime testate in procinto della battigia, dove c’è l’ultimo nemico, il piccolo scalino di risacca che a volte è di pochi cm, ma sufficienti a farci perdere il pesce. L’azione di recupero a riva deve essere fatta con canna parallela alla spiaggia, evitando di alzare la testa al pesce. Avendo un terminale lungo, capiterà che avremo il piombo fuori, ma ancora dei metri di terminale in acqua. Tutto ciò si tradurrà in una diminuzione di tensione su tutto il complesso pescante.

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Essere assistiti a riva da un compagno di pesca è auspicabile, altrimenti sempre con canna parallela alla spiaggia indietreggiate con decisione.  Il diametro dei terminali varia dallo 0,22 allo 0,30 e la loro lunghezza dai 2m ai 5m; questo assetto è indirizzato alla grossa e solitaria orata. Per le orate di media taglia, intorno ai 700 gr, scenderemo con la sezione dei braccioli dallo 0,16 allo 0,20. La scelta degli ami è legata all’esca che usiamo. I beak, ovvero i così detti “artiglio d’aquila“sono ideali per i bivalvi. Gli abeerden in acciaio sono ideali, invece, per gli anellidi ed i filetti di sardina.

DISTANZE DI PESCA

La distanza di pesca è direttamente legata all’habitat; varia da pochi metri all’impossibile. Nell’eventualità di un pascolo distante da riva più di 120 m, è evidente che dovremo assumerci dei rischi, che si traducono in una lenza madre sul mulinello dello 0,16, con un terminale di 2m ed un’esca non voluminosa. Ben diversa la situazione con un pascolo tra i 40m e gli 80m, dove potremo pescare in sicurezza con fili adeguati e terminali lunghissimi.

ESCHE

americano

Gli anellidi sono tra le esche più versatili ed universali dalla spiaggia. La scelta in ordine di preferenza è la seguente: arenicola, americano, coreano, verme di Rimini. Nel misto si pesca bene con lo spirografo, il granchio, strisciolina di seppia o di calamaro freschi. L’oloturia non può essere più usata perché ne è vietato il prelievo. Tra i bivalvi in primis cannolicchio sgusciato o con guscio, cozza trattenuta con filo elastico e fasolara.