Magazine Tecnica

I capricci del Re ….

di Domenico Craveli

E’ il corazziere il sovrano indiscusso del medio fondale del tirreno centro meridionale.

Ed è uno dei pesci più complessi da insidiare e con il quale è davvero difficile creare un approccio standard di pesca.

Scopriamo insieme il perché…

Nuovo target

Dopo aver passato anni a inseguire con successo le grandi ricciole, il cambiamento di location di pesca, mi ha posto di fronte ad un nuovo e stimolante obiettivo.

La mission sarà ossia la cattura metodica e dichiarata del signore rosso del tirreno: proprio lui il corazziere !

Una sfida da giocarsi in modo multi disciplinare, tra traina e tecniche verticali

 

Nel blu profondo un branco di corazzieri

 

Da spavaldo a impassibile

Ho avuto modo di incrociarlo già agli albori delle mie prime esperienze di pesca, incontri per lo più fortuiti cercando i dentici su fondali importanti.

Da subito mi ha impressionato la sua forza, la sua capacità di schiantare i terminali ma soprattutto questa sua incredibile imprevedibilità, che ne fa un pesce fuori dagli schemi.

Da voracissimo, tanto da non badare a diametri e assetti da pesca, con il vivo, con il morto o con l’artificiale, in alcune situazioni, al contrario, cambia indole e sembra diventare insensibile ad ogni tipo di stimolo.

 E allora cosa fare?

Studiare il suo comportamento nello stretto di Messina o sui banchi siciliani lontano dalla costa serve a poco, perchè nelle aree estremamente battute è tutt’altro pesce.

I pesci presenti negli spot frequentati, non  sono paragonabili neanche a un lontano  parente di quelli che vivono in spot remoti, che abboccano facilmente, sembrando quasi sprovveduti.

 

 

Il corazziere è una bella preda, sotto tutti i punti di vista, difficile da insidiare, violento nelle sue reazioni e ottimo a tavola

Cefalopodi

Anche se in assenza di calamari, totani e seppie, qualche pesce è caduto vittima di alacce e perchie sapientemente innescate e calate alle profondità giuste,  è con i cefalopodi che si hanno sicuramente le maggiori probabilità di strike.

Sembra un’ovvietà, ma qui si tratta proprio di certifcare che, se i dentici a seconda delle situazioni possono attaccare esche diverse, i corazzieri, negli spot più frequentati, rimangono praticamente immobili e insensibili a qualunque esca che non sia appunto un cefalopode.

E un bel cefalopode trainato lentamente tra i 65 e i 90 metri, con corti leader e terminali robusti dallo 0.66 a salire, sarà lo schema di base della traina a questo sparide.

 

L’autore con un bel corazziere catturato ad inchiku

 

Un pesce verticale

La mia storia con il vertical è iniziata proprio con un grande esemplare di corazziere e il caso ha voluto, che sia stato catturato con una canna il cui prototipo aveva avuto come primo test proprio il gibbosus.

Da quell’esperienza e dalle successive, ho potuto determinare che la sua spiccata territorialità, quando è imbrancato, si tramuta in aggressioni devastanti nei confronti delle esche utilizzate nelle tecniche verticali, con particolare gradimento verso gomme ed inchiku.

Non a caso, le esche siliconiche più efficaci, a forma di calamaro e seppia, sono state sviluppate proprio su questi pesci, che dominano soprattutto lo stretto di Gibilterra.

 

In vertricale “la botta” del corazziere è un’esplosione di forza

 

L’attacco sugli artificiali è sempre deciso e potente, ed avviene solitamente nel momento in cui l’esca inverte la traiettoria risalendo dal fondo,  fino anche a 10/15 mt più in alto.

Non ci sono particolari movimenti sui quali scervellarsi, specie con le gomme, dove di solito, anche in slow, e ultra slow, si hanno paurosi strike.

Morto e vivo manovrato

Considerando la sua abitudine di stanziare in spot ristretti, la tecnica del morto/vivo manovrato, risulta decisamente efficace.

E’ una pesca praticamente a vista.

 

Una bella faccia da …”duro” !

 

Anche qui, totani morti ma freschissimi in assenza di vivo, e/o calamari e seppie, sono i bocconi da proporre.

Essendo in zone ad alta intensità di correnti, si cerca di calare quanto più possibile sulle marcature.

Non ci sono particolari alchimie, la capacità di affrontare lo spot, supera le paranoie su movimenti e movenze varie