Magazine Surf

Pesca dalla spiaggia ….. proprio li … sotto i nostri piedi

 Di Dario Limone

L’istinto di noi pescatori di surfcasting è quello di sfoderare sempre dei lanci molto performanti.

Questa gestualità racchiude in se due motivazioni; la prima è quella liberatoria, della serie finalmente sono in pesca; la seconda tecnica, della serie … “più lontano lancio… più mare esploro”.

Fossilizzarsi  in maniera ostinata a cercare sempre la lunga distanza, può portare  a farci perdere opportunità importanti proprio nel sottoriva, dove spesso, specie sulle spiagge profonde, molti pesci amano alimentarsi.

E soprattutto nei mesi estivi in cui le mareggiate non ci sono è bene concedersi una opportunità in più, cambiando punto di vista.

 

Una bella mormora scalpita dall’altro lato dell’esile lenza. Come si vede dalla foto, il pescatore sta usando una canna… non proprio da lancio!

 

Per  sottolineare l’importanza del sottoriva come area di pascolo  molto fertile, voglio raccontarvi un fatto accaduto anni fa durante un viaggio di pesca in Sardegna che varrebbe la pena intitolare ” Quando l’esperienza insegna…”

Sono passati più di venti anni, quando in quel di Badesi, ero a pesca col mio amico Gianni, che per un errore,  portò con se la sacca delle canne fisse anziché quella con le canne da surf.

 

I diffidenti saraghi maggiori, anche di grossa taglia, spesso pascolano a pochi metri dai nostri piedi, mentre magari le esche  sono in pesca a più di cento metri da riva

 

Senza però perdersi  d’animo, sfoderò la sua 8 mt, armata in modo minimalista con un terminale dello 0.12, un pallino da 1 gr, ed un amo del n° 12.

Malgrado lo guardassimo in modo interrogativo, Gianni, seraficamente,  si mise a pescare nonostante l’attrezzatura, che non era proprio da surf.

Il mare era quasi calmo e creava appena una piccola onda di risacca, proprio dove il mio amico Gianni, faceva lavorare il boccone di arenicola.

La battuta si concluse a suo favore in modo inaspettato.

Portò a secco 4 orate dai 300gr ai 500gr , 6 mormore da circa 300 gr e 6 lecce stella da 20 cm circa.

Dopo i commenti di rito sulla…..”fortuna”, una approfondita riflessione fù d’obbligo.

 

 

Un moto ondoso importante inizia l’opera di scavo a svariati metri dalla riva, sconvolgendo il fondo e liberando tutte le sostanze organiche sepolte, di cui si cibano i pesci.

Col mare poco mosso o calmo, l’unico scavo avviene nel sottoriva, con la piccola onda di risacca.

Spesso in modo erroneo consideriamo questo settore sterile, mentre non c’è niente di più sbagliato.

Lì, proprio ” sotto i nostri piedi”, possiamo trovare anellidi, crostacei, bivalvi,etc., che sono le ghiottonerie che adorano le nostre prede.

Pasturare si può

 

 

Le orate sono sensibili al brumeggio, perché questo porta alla scoperta i granchi di cui sono ghiotte… 

 

I puristi del surf  storceranno il naso, ma molto frequentemente, anche dalla spiaggia, la pastura può essere risolutiva, specialmente sugli arenili che degradano subito con un ripido scalino, dove spesso i pesci tendono a disperdersi facilmente muovendosi parallelamente alla battigia.

Per brumeggiare correttamente basterà veramente poco,  un sacco di iuta, o una calza da donna, riempite con un trito fine di sarda.

Si legherà il tutto ad un paletto infisso nella sabbia del bagnasciuga, in modo che le onde sulla battigia possano con il loro flusso e riflusso, creare una scia odorosa, che sarà intercettata sia dai pesci, che dagli altri esseri alla base della catena alimentare.

Si innescherà così una frenesia alimentare molto interessante ….

 A due passi da noi

 

Una cinque metri fa capolino durante un suggestivo tramonto. Quando le ombre si allungano, molti pesci frequentano il sottoriva in cerca di cibo

 

Per pescare vicini, paradossalmente, servirà una canna lunga e leggerissima, anche da 5 metri.

Il mulinello dovrà pesare il meno possibile , perché  pescheremo con la canna in mano.

La terminalistica prevedrà dei diametri dallo 0,12 allo 0,16 con ami sottilissimi dal n° 12 al 16.

Il trave sarà lungo anche 3mt-3,50mt; da un lato è legato al capocorda, dall’altro al piombo finale.

Tra il piombo ed il capo corda si armeranno  tre braccioli lunghi 20 cm e distanziati tra loro di circa 80 cm.

Nel distendere a mare il trave dovremo avere cura di fargli fare ” l’effetto vela”, quindi disporlo a favore di corrente… a mo’ di canna fissa insomma.

Il lungo trave si stenderà nella poca corrente, e i tre braccioli fluttueranno come un “mini palamito”, (passatemi il termine, serve per rendere l’idea)  .

Orate, saraghi, mormore, cefali, occhiate, aguglie, lecce stella, spigole… bastano per convincervi che bisogna provarci?