Editoriale

L’editoriale di Aprile

Voglio entrare subito nel vivo dell’argomento di questo mese.

Un argomento tutt’altro che nuovo, ma che, in questo periodo dell’anno, è bene ricordare a tutti i pescatori.

Parliamo del periodo riproduttivo dei pesci ed in particolare di quello dei dentici, che proprio tra aprile e maggio vede il suo culmine.

Chi pesca dalla barca e si dedica alla traina con il vivo o alle tecniche verticali, sa, fin troppo bene, che in questo momento dell’anno le catture sono molto frequenti e, possiamo anche dire, facili.

Ma quel che è peggio, non solo facili, ma anche multiple, perché se ci si imbatte nell’areale riproduttivo, ovvero in quella zona che i pesci hanno individuato come ideale per le loro danze nuziali, fare carnieri da capogiro è un gioco da ragazzi.

Basta avere la giusta determinazione e portarsi a casa un bel po’ di pesci è cosa di poco.

In fin dei conti, sebbene nelle dovute proporzioni, come fa la pesca a circuizione, senza tener conto delle conseguenze.

Ma facciamo un passo indietro …

Quando la pesca era sostenibile sul serio e si andava avanti a forza di braccia si sfruttavano proprio i periodi riproduttivi per la cattura di alcuni pesci; uno tra tutti il tonno, ad esempio.

E, i più adulti si ricorderanno, che si è sempre parlato della stagione di questa o di quella specie, unico periodo in cui si sarebbe potuto pescare un certo pesce.

E fin che il prelievo è rimasto all’interno di una percentuale sostenibile, grazie proprio all’impossibilità di azioni massive, l’equilibrio non si è mai diventato critico.

Ora però siamo in grado, grazie alla grande evoluzione tecnologica, di esercitare una pressione di pesca impensabile fino a qualche anno fa.

E questo vale anche per noi ricreativi, che abbiamo barche “armate “fino ai denti, con strumenti capaci di darci carta bianca sugli abitanti del mare.

Proprio la grande padronanza delle nostre capacità di pesca ci dovrebbe dare, invece, una maggior consapevolezza riguardo i prelievi.

E certamente il così detto “montone” dovrebbe essere un periodo in cui esercitare al meglio la consapevolezza di pescatori evoluti.

Come al solito sento arrivare qualche mormorio e qualche mugugno dal fondo …

“ma tanto se pesco un dentice prima o durante che cambia?  se lo avessi pescato prima sarebbe stato la stessa cosa … ma piuttosto pensiamo ai professionisti e alle loro stragi, invece che a noi poveri pescatori dilettanti… “

Bene se la nostra fosse pesca di sussistenza, come poteva accadere ai nostri antenati, ci si poteva stare ma oggi proprio no.

Al di la dell’aspetto etico e di principio che sarebbero già sufficienti ad autolimitarci c’è il fatto che disturbare i pesci in questo strategico momento della loro esistenza non è indicato, perché una sollecitazione intensiva può disperdere il branco e compromettere ogni attività.

E’ storia che il fatto di prelievi cospicui e reiterati hanno reso sterili spot in cui i grandi sparidi poi non si sono più visti.

Una perdita biologica oltre che piscatoria.

E poi i nostri colleghi acqua dulcicoli cosa dovrebbero dire che vivono una gestione delle acque molto severa?

Ed i cacciatori allora che sborsano tanti quattrini per cacciare quattro mesi scarsi, per solo tre giorni alla settimana?

Anche chi raccoglie funghi deve essere attento a non comprometterne la riproduzione futura, facendo attenzione che le spore ricadano in prossimità del punto di raccolta.

Dentici, uccelli, funghi non sono diversi tra loro, perché se vogliamo che crescano ancora bisogna preservarne la riproduzione.

E allora almeno noi non facciamo come la pesca industriale, perché noi il mare lo amiamo e non lo sfruttiamo.