Tecnica

A pesca con il monel

di Umberto Simonelli

La problematica più grave da affrontare quando si traina e si vogliono insidiare i pesci nelle fasce più profonde o peggio vicino al fondo è l’affondamento.

Arrivare in profondità, soprattutto se parliamo di artificiali, è molto complicato e spesso ci troviamo di fronte a limiti invalicabili, dovuti a velocità ed attrito.

Però, molto spesso soprattutto con gli artificiali, anche nella traina costiera, insidiando i pelagici, riuscire a portare le insidie qualche metro più giù può fare la differenza, perché in questo modo si riesce a rendere più attrattiva l’insidia.

Basta poco a volte e scendere di una manciata di metri significa creare una opportunità in più.

Anche con i pesci che vivono in prossimità del fondo, cernie e dentici, un bell’artificiale provocante trainato a ridosso degli scogli può dare risultati incredibili.

 

Quando i pelagici rimango in caccia in profondità l’unico metodo è proporre esche affondate, con il monel i risultati non mancano.

 

Arrivare però a sondare batimetriche impegnative non è facile ed anche le piombature frazionate mostrano ben presto il loro limite.

Poco usato dalla grande quantità degli appassionati di traina, il monel è, però, uno dei migliori sistemi per affondare esche artificiali e non solo.

Forse un po’ complesso nel suo utilizzo e anche un po’ costoso all’acquisto, rimane comunque un formidabile strumento di pesca, che ci consente di insidiare dai predatori di galla a quelli che frequentano le fasce intermedie fino a quelli di fondo, sfruttando esche artificiali e soprattutto sondando tratti di mare molto ampi.

 

Il monel, a prescindere dal produttore, viene venduto in lunghezze standard da 180 mt confezionato in due bobine da circa 90 metri cadauna; generalmente i libraggi più usati sono 50 e 30 lb. Il 30 più sottile offre minore resistenza ed affonda meglio ma è più delicato sulle giunzioni.

Cos’è il monel

Il monel è un filo metallico, realizzato per estrusione, di una lega di rame e nikel, binomio che lo rende poco attaccabile dalla corrosione, malleabile, meccanicamente robusto e soprattutto particolarmente pesante e, quindi, affondante.

Il monel sarà la nostra lenza madre a cui poi sarà applicato un preterminale e, successivamente, terminale ed esca, generalmente artificiale.

Ovviamente dovrà essere montato su un mulinello, con rapporto di recupero vantaggioso e con una bobina capace che possa contenerne non meno di 180 metri più un backing di base.

Il monel può interagire con il metallo della bobina, corrodendolo a causa delle correnti galvaniche che si genererebbero, complice l’acqua di mare, quindi è bene orientarsi su un mulo specifico o con la bobina in plastica.

In alternativa è consigliabile rivestirlo con del nastro telato adesivo e poi caricare un backing di dacron .

 

Un vecchio Penn con un rapporto di recupero basso ben si adatta a questa pesca e il Rapala magnum con colorazione naturale è sempre molto efficace.

 

Canne

Esistono canne specifiche, ma una canna che abbia dei passanti roller ed una buona elasticità può andare bene.

La cosa indispensabile è disporre di un apicale pivottante, che assecondi il movimento della lenza; una modifica di fatto facilmente realizzabile.

Il libraggio consigliabile è tra le 16 e le 20 lb, a seconda dell’azione della canna.

L’importante è che il fusto interagisca bene con le sollecitazioni della navigazione flettendosi e recuperando, azione che conferisce all’esca un nuoto molto attrattivo.

Ovvio che i prodotti specifici e di qualità sono preferibili e sul mercato le soluzioni più idonee sono reperibili sul catalogo Italcanna e Tica

 

Il monel è molto efficace quando si è alla ricerca delle spigole

 

Imbobinando

Il monel andrà caricato sul mulo solo dopo che, se non usiamo un prodotto dedicato, oltre ad un rivestimento eseguito con nastro telato della bobina, sia stato realizzato un baking con del dacron di medesimo libraggio, per far sì che l’umidità sia assorbita dallo stesso.

Alla fine della lenza metallica applicheremo una girella calibrata da 100 lb, che passi agevolmente nei roller che farà da punto di connessione al preterminale.

Una seconda girella più piccola, diciamo da 80 lb calibrata, unirà il preterminale con il terminale vero e proprio equipaggiato di un moschettone da spinning piuttosto robusto.

 

Un semplice schema di allestimento dei terminali 

 

Ad ognuno il suo

Il monel non è solamente un filo, è una vera e propria tecnica di pesca, basta variare esca e profondità di affondamento e passeremo con disinvoltura dalla pesca delle palamite a mezz’acqua, alle spigole e ai dentici sul fondo, sebbene anche lecce e ricciole, con l’artificiale giusto, a volte rimangono sedotte.

Gli artificiali migliori, a nostro parere, sono quelli aventi paletta di affondamento più pronunciata, sia perché la maggior trazione esercitata facilita l’operazione di filare il monel in acqua, sia per l’affondamento che consentirà di mollare in mare qualche metro di monel in meno.

Quindi preferiremo artificiali affondanti con lunghezza tra i 9 e i 14 cm per spigole e palamite e più grandi, fino a 18 cm per i dentici.

Non esistono artificiali e colori magici, spesso sono proprio i più classici  a pagare ma a volte i più improbabili ci sorprendono.

Avere una grande scelta di colori e misure e provare è la soluzione più idonea.

Colori e misure spesso sono dettate dalla zona, dal pesce foraggio presente oltre che dall’incidenza della luce nel momento di pesca.

 

Gli affondamenti sono sempre un fatto relativo che sarebbe bene verificare nelle proprie condizioni di pesca ….

Il segreto

Quando diventerete pratici nell’utilizzo di questa particolarissima lenza, che impone un rodaggio del pescatore piuttosto approfondito, vi meraviglierete della capacità catturanti del sistema.

Ma perché il monel è un’arma così micidiale?

In primo luogo perché l’esca nuota nell’assoluto silenzio, fuori del raggio di disturbo della barca e della lenza stessa; poi perchè il monel non emette vibrazioni allarmanti e soprattutto si esplora tantissimo fondale.