Bolentino Magazine

Bolentino: tecnica in evoluzione

 

di Michele Prezioso

 

Il bolentino vanta una storia che radica le sue origini in un passato quasi remoto; eppure, malgrado ciò, rimane una pesca quanto mai attuale.

Anzi, con i tempi che corrono e la necessità di contenere i costi di una pescata, quest’arte antica potrà tornare prepotentemente alla ribalta, con alcune varianti, nuove ed evolute.

Bisogna ammettere che oggi, per raggiungere risultati importanti in termini di qualità e quantità del pescato, è indispensabile sviluppare la tecnica e l’approccio: in una parola adeguarsi ai tempi (i pesci lo hanno già fatto), sfruttando tanto le soluzioni di pesca più moderne quanto le nuove conoscenze di biologia.

I risultati importanti, oggi, si ottengono sia con un nuovo approccio mentale a questa disciplina che sfruttando concetti di pura derivazione agonistica, senza perdere di vista la tradizione.

 

Sparidi…Sogni proibiti

Se è vero che il fascino della lenza a mano richiama molti adepti e che quando il pesce “mangia” va bene tutto…, il nostro scopo sarà quello di tentare la cattura delle prede di taglia anche quando queste sembrano poco interessate alle nostre esche, senza aspettare passivamente i momenti di frenetica attività, ma cercando, con le opportune strategie, di ingannare i pinnuti a tutti i costi.

Ci rivolgeremo per lo più ai grossi sparidi che sono caratterizzati da una innata diffidenza, enfatizzata anche dalla loro drastica diminuzione numerica.

Oltretutto, proprio per il clima di bassa “concorrenza”, il loro approccio alle esche è sempre più timido e circospetto.

I nostri obiettivi più ambiziosi saranno grossi paraghi, pagelli, orate, saraghi e tanute, che non esiteranno a regalarci momenti di impegno e divertimento se opportunamente insidiati.

La ricerca dovrà essere svolta analizzando le loro abitudini e cercando di capire dove svernano e quali sono le condizioni ambientali in cui si dimostrano maggiormente dinamici.

I saraghi di taglia sono pesci non sempre facili da insidiare, impegnativi nella ricerca ma soprattutto durante il combattimento …

 

L’importanza dei particolari

Quando le acque ancora risentono del clima freddo , le zone da battere sono quelle ai margini delle secche o delle scogliere sommerse con sbalzi di fondale di almeno un paio di metri… e fin qui niente di nuovo !

Individuato con l’ecoscandaglio un settore con queste caratteristiche non significa però aver trovato i pesci… poiché anche altri fattori concorrono alla loro presenza.

In primo luogo c’è la corrente: gli sparidi amano sostare nella calma a ridosso degli ostacoli, cosa che rende sconsigliabile pescare in zone esposte alla corrente.

La scelta della posta sarà così ancor più determinante, specialmente in caso di ancoraggio, che è sempre la soluzione consigliata.

Pescare in scarroccio, sebbene consenta di sondare maggiori porzioni di mare, risulta spesso troppo approssimativo, sebbene non sempre da escludere.

Se, poi, l’aria ancora fredda ci impigrisce e ci porta a evitare le levatacce mattutine, ahimè, sappiate che l’alba e i momenti che la precedono sono tra i migliori specialmente per i pesci più grossi, così come l’assenza di luna o il suo primo quarto, soprattutto se con la marea montante.

 

 

L’orata è una preda che rappresenta il coronamento dell’azione di pesca che “laurea” il pescatore

 

Le attrezzature

Premesso il consiglio di avvalersi sempre di attrezzature specifiche, la scelta delle canne sarà condizionata dalla necessità dell’utilizzo di terminali lunghi; quindi, è bene utilizzare attrezzi dai 4 ai 5 metri, con vettini sensibili ed un fusto in grado di reagire alle sollecitazioni che spesso sulla verticale possono essere davvero gravose.

Queste caratteristiche, spesso tipiche dei prodotti di fascia alta, si rivelano indispensabili per evitare di pescare con canne con cimini “sordi” o che magari sotto recupero, anche senza preda, si inarchino all’inverosimile.

Anche i mulinelli, rigorosamente fissi, dovranno avere una bobina ampia e un rapporto di recupero non eccessivo.

Le misure più usate, fino a 40 metri, saranno 4000 e 5000, per batimetriche fino a 90 metri saliremo ai 7000 e 8000 e capienza in bobina superiore ai 300 metri.

Caricheremo la taglia più piccola con del nylon del 26/ 28,mentre per la più grande è consigliabile l’uso di un multi dello 0,14/0,17 che ci darà la possibilità di pescare molto leggeri e mai con più di 100 gr., anche su fondali molto profondi.

 

La qualità della canna è una caratteristica irrinunciabile per un’azione di pesca sempre al top

 

I terminali

Ampia la scelta dei terminali che possono essere usati con successo, da quelli particolarmente adescanti e lunghi ai più corti come il jolly napoletano, caratterizzato da una geometria molto essenziale.

La soluzione “long” ci espone al rischio di grovigli ed un valido compromesso, in alternativa, è quello con 2/3 braccioli a bandiera, che potranno essere realizzati in più varianti per pescare più radenti il fondo.

Con questa soluzione è bene utilizzare snodi a tre vie per il collegamento al trave e fluorcarbon per i finali il quale oltre ad avere una rifrazione modesta, garantisce quel tanto di rigidezza che, pur non pregiudicando il lavoro delle esche, evita che la lenza si incattivi facilmente su se stessa.

Un ultimo accenno va al jolly napoletano, le cui versioni possono essere ad uno o due ami, la cui costruzione è descritta in uno dei video didattici presenti sul nostro canale you tube.

I diametri consigliati per il jolly napoletano saranno dello 0,26 per il trave e per i braccioli 0,22 / 0,24 a seconda delle prede.

Per gli ami, utilizzeremo quelli a gambo lungo se si innescano gli anellidi, a becco d’aquila e gambo corto se useremo granchi e mitili.

Volendo optare per una paratura a bandiera è opportuno l’utilizzo di travi dello 0,33 e braccioli 0,26/0,28.

Useremo snodi “grizzli” o  microsfere a quattro fori, bloccate da perline incollate .

Gli ami consigliati sono i beak o a curva larga su cui assicureremo la striscia di calamaro od il cappellotto.

 

Un bel sarago al guadino catturato con il Jolly napoletano, una montatura dalla straordinaria semplicità ma micidiale

Il peso del colore

Di primaria importanza sono anche le forme, i colori e le grammature dei piombi: rosso, bianco e giallo i colori più attiranti, mentre le forme consigliate sono quelle a pera e a sfera.

Utilizzeremo la pera, per tenere le esche ferme sul fondo e la sfera quando si vuol far andare gli inganni in corrente seguendo la pastura.

Ricordiamo che la corretta azione di pesca prevede sempre di tenere il piombo poggiato sul fondo e la lenza quasi in bando, per non far sentire ai pinnuti, il peso e la trazione della canna.

 

Saraghi & orate … cosa volere di più da una battuta di bolentino ?

Le esche

Per quel che riguarda le esche, c’è di che sbizzarrirsi: gamberi e cappellotti in primis, ma anche la sardina può dire la sua, sebbene le basse temperature  rallentino la diffusione degli odori.

Anche il tentacolo del polpo, appena sbollentato per sbiancarlo, privandolo della pelle, è efficace per saraghi e orate

Ma non scordiamoci di altre esche, come le cozze e i paguri e l’americano, graditissimi a tutti gli sparidi.

Per chi ha la possibilità e la pazienza di procurarsi granchi di sabbia o gamberetti di scoglio vivi, la fatica sarà premiata perché questi crostacei hanno una marcia in più.

 

Il paguro è un’esca, “ad ampio spettro” di catture, molto usata per il bolentino al sud; ma anche la classica sarda non scherza, ed è sempre estremamente catturante

 

L’apparenza inganna

Gli approcci alle esche, specialmente per gli esemplari più grossi non saranno mai irruenti, spesso ci renderemo conto della consistenza della cattura soltanto dopo la ferrata, che deve essere tempestiva e decisa.

Faremo curvare la canna senza timori, ed evitando slittamenti inopportuni della frizione che potrebbero compromettere la penetrazione degli ami.

Facciamo lavorare il complesso pescante sempre al limite: eviteremo così numerose perdite di pesci che non esiteranno a trovare rifugio tra gli anfratti appena concederemo qualche metro di troppo.

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