di Umberto Simonelli
Capita molto più spesso di quel che si immagina di concludere una sessione di pesca convinti di non aver incontrato un pesce, perchè a fine giornata recuperiamo esche ancora perfette e vitali e salvo qualche leggero fremito del cimino, al limite della percezione, non sono pervenuti segnali dal blu.
In realtà giornate prive di pesci non ce ne sono tantissime, piuttosto ci sono quelle prive di strike, che sono la maggioranza, durante le quali per motivi ancora tutti da capire i pesci non predano, almeno non sulle nostre esche.
A volte è anche vero che gli spot siano privi di frequentazioni importanti, perché per motivi legati a condizioni di temperatura e corrente non sono fertili e quindi essendo nulla la catena alimentare i predatori vanno altrove.
Ma torniamo agli strike mai conclusi il cui primato è da riconoscere alle ricciole.
Le vediamo nell’eco o, addirittura le vediamo ad occhio nudo seguire le esche quando le recuperiamo per controllarle, senza che questo manifesto interesse si concluda con una qualsiasi azione.
Allora che fare?
Il calamaro è considerato comunemente un boccone irrinunciabile per le ricciole, ma non sempre è così …
Avere a che fare con le ricciole non è cosa facile e sicuramente il loro atteggiamento, motivato da ben precise ragioni biologiche, a noi sembra astruso e bizzarro dandoci l’idea di avere a che fare con “bestie lunatiche”.
In realtà c’è da considerare che se non avessero questo comportamento guardingo, oltre a non essere pesci affascinanti, non riuscirebbero ad arrivare a grandi dimensioni e cadrebbero vittima di qualsiasi esca.
Diciamo che averne ragione con un bello strike, è cosa che parte da più lontano e non quando la vediamo a galla o nell’eco.
I comportamenti variano profondamente tra estate ed inverno, ma anche in funzione dello spot, della corrente, della luna fino alla temperatura dell’acqua.
Una grande differenza la fa però l’esca, anche rispetto alla stagione.
E’ vero i grandi calamari sono una grande seduzione ma al contrario alle soglie dell’inverno un pesce, dal punto di vista “calorico” molto convincente come un tonnetto bello grassoccio, ha un potenziale notevole.
Altro elemento importante è l’attività dell’esca e un pesce guizzante in grado di scappare e messo in grado di farlo da noi, con un gioco di frizione o con manovre adeguate possono scatenare l’aggressione.
Una preda sa di esserlo e se riusciamo a farla comportare come tale avremo delle opportunità in più.
Insomma l’uso di esche presenti in zona ma meno gettonate dai pescatori, che sono sempre resti a cambiare, è un’altra strategia da provare.
La fortuna di catturare un lanzardo od un tunnide, soprattutto con acque fredde, può fare davvero la differenza
Così come cercare di non far associare l’esca al rumore del motore, trainare molto lungo, lontano dalla barca, anche 50 e più metri può essere un altro tentativo da esplorare, avendo cura di affondare il tutto in modo morbido con piombi leggeri ma distribuiti lungo la lenza.
Occhio alle condizioni
Anche i cambi di vento o di corrente sono momenti in cui le situazioni cambiano e si aprono finestre di attività.
La ricciola è un pesce con una marcia in più ed è sempre una cattura super emozionante
Non ci sono regole infallibili o segreti celati, ma sicuramente cambiare assetti, esche e strategie è l’unica chance, insieme ad una acuta osservazione di quello che succede, dove registreremo sempre, in ogni caso tutte le variabili in gioco.
Appunteremo nel quaderno di pesca, della nostra memoria, orari, corrente, temperatura, vento, mare, fasi lunari, verso di traina, esche, terminalistica e quant’altro ci verrà in mente di annotare.
Consapevoli però del fatto che il cappotto è lo standard e gli strike l’eccezione .