Quali sono i criteri con cui orientarsi nella scelta degli inchiku?
La scelta dell’artificiale è un argomento che merita grande approfondimento, perché è alla base della tecnica. Naturalmente tutti sono catturanti, ma spesso ognuno offre maggiori opportunità solo in precise condizioni e il rapporto tra situazioni e modello non è standardizzabile e va letteralmente “sperimentato”, trovando una precisa relazione tra stagionalià, profondità, luce, spot di pesca e collocazione geografica. In linea di massima, quelli con il vettore, ovvero la parte metallica dalla forma affusolata, sono utilizzati su fondali profondi ed in presenza di corrente, mentre le forme più sfarfallanti sono ottime in condizioni di bonaccia e a basse profondità. Diciamo che con mezza dozzina di esche diverse, assortite due per tipo, si è in grado di coprire la maggior parte delle esigenze del nostro mare. Poi succede anche che ci si affezioni, per così dire, ad un artificiale specifico e, proprio per questo rapporto “empatico” e di “fiducia” che si instaura, l’azione di pesca viene svolta con maggiore convinzione, avvantaggiandosene anche la tecnica e quindi i risultati. Dimostrazione che spesso l’animazione dell’artificiale è importante quanto, se non di più, della livrea. Perché non esiste, in nessuna tecnica, l’artificiale assoluto.
Domenico Craveli