di . U. Simonelli
Ci sono dei pescatori che sembra abbiano una marcia in più, capaci di concretizzare risultati e catture davvero invidiabili.
Passione, determinazione e una innata propensione ne fanno così non solo dei grandi appassionati, ma anche personaggi di riferimento.
Matteo Gianni al secolo “Crimi”, per la sua indole indagatoria come fanno i criminologhi, è uno di questi, imprenditore, papà , pescatore ed agonista, tutti ruoli che riesce a svolgere con grande successo.
Ed è questo che, secondo il nostro punto di vista, definisce il valore di un pescatore,
quando oltre a “qualificarsi” nella vita quotidiana riesce anche a farlo nelle passioni.
Era impossibile quindi non intervistarlo per cercare di carpire qualcuno dei segreti dei suoi successi alieutici e non solo.
Matteo prima di tutto grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo per fare quattro chiacchiere con noi.
La prima domanda è d’obbligo … quando hai capito che la pesca era la tua grande
passione e quando hai iniziato?
Il battesimo avvenne nel periodo tra il 2006 ed il 2007 con un amico di papà che mi portava a pescare le tanute a drifting.
L’impegno della scuola e la grande passione per il calcio però ancora non avevano lasciato spazio alla pesca.
E così tutto ebbe inizio sul serio dopo un grave infortunio a calcio, nel 2010, che mi ha allontanato dai campi definitivamente.
Prima a bolentino costiero, poi i primi serra e barracuda a traina davanti al porto di talamone con il mio boston 13 con un 25 cv
La molla definitiva scattò dopo che il solito amico di papà mi portò a bolentino di profondità.
Le prede fantastiche, il fascino della pesca profonda, ma soprattutto l’immensità del mare intorno a me mi hanno stregato definitivamente .
Da li a prendere la patente e comprarmi una barca più grande che potesse portarmi lontano il passo fu breve, anzi brevissimo ed eccomi qua .. malato di pesca in modo irreversibile
Sicuramente i nostri lettori si stanno ponendo una domanda … ma come fa Matteo a conciliare, lavoro, famiglia e pesca?
Ci vuole tanta passione, che è il motore che ti da la forza di rinunciare ad altri divertimenti senza soffrirne, sottraendo tempo ad ogni cosa.
Sicuramente è faticoso alzarsi a notte fonda per andare in mare con il freddo o stare in pesca con il sole a picco, ma se si gestiscono le cose in modo equilibrato si ottiene il tempo per tutto
Con l’esperienza che ho maturato, il contributo della tecnologia di oggi, il mezzo che ho a disposizione, ora riesco ad ottimizzare al meglio in modo mirato le mie uscite.
E’ stata una lunga gavetta per niente facile, che ho potuto affrontare grazie anche alla mia attività lavorativa di impiantista che mi permette di gestire al meglio il mio tempo.
Matteo, entriamo di più nello specifico …quali sono le tue tecniche di pesca di riferimento?
Sono tre le mie passioni, la traina con il vivo, il bolentino di profondità e il drifting al tonno , che pratico anche come agonista.
Quale è stata la cattura più emozionante che ha segnato, fin qui, la tua vita di pescatore?
Le catture che porto indelebili nei miei ricordi e nel mio cuore sono due.
Una maestosa ricciola di 42 kg e un tonno gigante di ben 170 kg, un “missile” di 2 metri e 20 potente come non mi sarei mai aspettato.
Pesci così ti segnano per tutta la vita …ma sono esperienze che possono fare tutti se spinti da passione e determinazione.
Quale è secondo te il segreto per essere bravi pescatori?
Mi riaggancio un po’ ai discorsi precedenti.
La bravura, ammesso che così si possa chiamare la capacità di agganciare dei pesci, non è una dote di nascita.
Il segreto è un segreto per modo di dire, perché, soprattutto se non si hanno avuto grandi insegnamenti come è capitato a me, c’è solo da mettere in campo determinazione, tempo ed anche denaro.
Non significa che si debba essere ricchi, ma rinunciare a altre cose si, per investire sulla passione.
Qualche rinuncia bisogna pur farla.
La testa è quel che conta sul serio, il ragionamento e ovviamente la capacità di non demoralizzarsi perché i cappotti sono lo standard ed è da questi che si impara, bisogna ricordarlo.
Io ho un approccio scientifico, mi piace ragionare e incrociare i dati, come matematica e geometria dove spesso le cose collimano.
Pianificare le uscite è un altro aspetto importante, cercando di associare i dati di marea, il vento, la corrente in funzione delle prede da insidiare, basandomi sulle statistiche che ho elaborato nel tempo, dove a volte anche ore e date diventano fondamentali.
E poi anche un po’ di umiltà non guasta perché fa affrontare i problemi in modo più equilibrato.
Quanto conta l’attrezzatura nel concretizzare dei risultati?
L’attrezzatura è fondamentale sia come apparato pescante che come elettronica che intesa come imbarcazione.
E adesso parliamo di barche, anzi di gommoni; cosa ti ha portato a scegliere un battello pneumatico invece di un fisherman tradizionale?
La storia è questa ; avevo contattato Antonio Moscato di IMD ad Albinia nel 2013 chiedendogli un gommone da pesca.
All’epoca non ne esistevano allestiti di fabbrica e il mio progetto rimase un nulla di fatto, salvo l’inizio di un’ottima amicizia, con Antonio.
Fin quando Joker Boat di cui IMD è concessionario, non ha creato il Barracuda650.
Un mezzo veramente da pesca che ha fatto la differenza rispetto a tutto ciò che si poteva vedere in giro.
Che personalizzazioni hai realizzato rispetto all’allestimento standard di questo “fisherman” non convenzionale?
Dopo l’esperienza di due anni e di tantissime miglia e anche di tanti pesci, a bordo del mio primo Barracuda 650, sul nuovo modello che ho adesso, sicuramente la customizzazione più interessante è la consolle maggiorata per installare strumenti fino a 19 pollici.
In collaborazione con KD Italia ho allestito il gommone con un motore di prua elettrico di MinnKota, e due fishfinder cartografici , rispettivamente un APEX 16 ed un HELIX 12 , oltre ad un radar per garantirmi la massima sicurezza durante le navigazioni più impegnative.
Anche i tubolari sono stati realizzati, su mia richiesta, con un tessuto innovativo il Carbon Color di Orca, color verde militare perché particolarmente robusto, visto l’uso così intensivo che ne faccio.
Ho una doppia vasca del vivo sia a poppa che a prua ed ho fatto realizzare un musone rinforzato per il motore di prua.
Ed ora una domanda specifica … quanto è determinante il ruolo dell’imbarcazione nella traina e nel drifting? E’ possibile affermare che nella gestione dei “combattimenti” e delle sessioni di pesca allestimento e manegevolezza sono elementi che possono fare la differenza?
Negli anni ho maturato una convinzione che ormai è radicata nel mio modo di affrontare le sessioni di pesca.
La manovrabilità del mezzo è decisiva, quanto le doti di navigazione che, su questo gommone in particolare, sono entusiasmanti.
Quando si pesca con il vivo, “la passata giusta” precisa al centimetro è importantissima e solo il gommone permette di tenere le rotte chirurgiche che piacciono a me.
E poi la risposta ai comandi è quasi istantanea consentendo un comando totale del battello.
Particolarità che negli ancoraggi o nei combattimenti è impagabile.
Siamo ai saluti ma prima vorrei che tu lasciassi il consiglio o il pensiero a tutti i nostri amici pescatori, che ritieni più importante.
Ritengo che rispettare il mare e i suoi abitanti sia il consiglio più importante.
Tanti mi conoscono, altri meno, ma penso che non bisogna guardare cosa e come fanno gli altri ma prendere le nostre armi, sparare la nostre cartucce e piano piano i risultati arrivano.
Saranno ancora di maggior soddisfazione .
Quello che conta sul serio è capire, non prendere un pesce…..