interviste

Quattro chiacchiere con Francesca Mosca

Ed eccoci di nuovo qui, nel salotto virtuale di GlobalFishing, ad intervistare, questa volta, un ospite davvero speciale.

Speciale perché in un universo come quello della pesca, declinato esclusivamente al maschile, avere come ospite un “pescatore” donna è un fatto che non accade spesso.

Ho usato la parola pescatore, volutamente per due motivi; il primo perché pescatrice non mi piace (mi fa pensare alla “rana pescatrice”) e perché “pescatore” pur essendo un nome comune di persona maschile, secondo me identifica chiunque abbia la passione della pesca a prescindere dal genere.

Perché essere pescatore, sempre secondo il mio personale parere è trasversale … ed è la passione la vera identità di genere, nel mondo alieutico.

 

 

La nostra ospite ama la pesca, svisceratamente, in tutte le sue declinazioni ma quella dalla barca è la preferita, in tutte le specialità che si possono praticare …

Mai come in questo momento buio, per  gli eventi violenti accaduti verso le donne , poteva succedere cosa più bella di avere con me una fishing lady, soprattutto considerando quanto nell’immaginario collettivo la pesca sia stata sempre ritenuta un fatto esclusivamente maschile.

Diamo quindi il benvenuto a Francesca Mosca … in arte “ Francesca che va a pesca

E’ veramente un piacere poterti intervistare e parlare di pesca con te e scoprirne il punto di vista femminile.

D: Francesca quanti anni è che peschi e come ti è venuta la passione per la pesca?

R: Più che passione è stato un vero e proprio colpo di fulmine .

Tutto è iniziato nove anni fa circa, e per questo devo ringraziare il mio compagno Massimo, che è anche mio maestro e amico che mi supporta e sopporta in questa avventura visto che  non sto mai ferma ne zitta.

 

Diciamo che nonostante qualche anno sia passato mi ritengo una neofita, perché mi rendo conto che c’è ancora tanto da imparare e ogni vola che si esce in pesca si mette in atto sempre qualcosa di nuovo.

D: La pesca, lo abbiamo detto in precedenza, è retaggio dei “maschi”; e allora come si trova una ragazza in questo mondo declinato esclusivamente al maschile, in cui fin troppo spesso la pesca assume toni machisti?

R: Devo dire che questa cosa non mi è stata fatta pesare per nulla, anzi, i colleghi pescatori mi hanno fatta sempre sentire alla pari senza discriminazioni, anche nelle competizioni alle quali ho partecipato.

D: Alzatacce, freddo, pesci viscidi, vermi e sarde puzzolenti fanno storcere il naso a molte signore che effetto fanno a Francesca?

R: Per la pesca posso passare sopra a tutto e poi ti dirò … esplorare l’intestino dei pesci può fornirci molte informazioni che neanche il più anziano pescatore ci può dare.

Ad esempio l’intestino delle orate può regalare delle sorprese: tra sassolini, residui di cozze e zampette di granchi può capitare di trovare l’occhio di Santa Lucia!

La leggenda narra che sia di buon auspicio per chi lo trova, ed io personalmente ne ho trovati tre in tre orate diverse.

Per quanto riguarda il freddo l’abbigliamento tecnico la fa da padrone e la femminilità torna quando scendo dal gommone, mentre le alzatacce non sono affatto un problema dato che la frenesia di uscire a pesca si fa sentire fin dal giovedì ….. e poi chi dorme non piglia pesci!!

D: Una domanda provocatoria alla quale però pretendo una risposta sincera … ma c’è un   po’ di sana rivalità coi “maschi”?

R: Diciamo  che c’è anche quella non sana e potrei anche mordere…

La canna è mia, l’esca l’ho innescata io, il fondale lo so io e guai a chi mi tocca la canna!

Poi ovviamente c’è anche la competizione sana e divertente, infatti sin dalle prime ore dell’alba, mentre si tenta di fare l’esca, scatta il gioco “aperitivo-time”: chi prende vince e l’altro paga l’aperitivo!

Poi per concludere la giornata chi pesca il pesce più grande, una volta rientrati a casa, guadagna il diritto di oziare sul divano servito e riverito, mentre il “perdente” fa lo “sguattero”, ossia sistema, cucina e sparecchia a suon di sfottò.

Ovviamente questo vale anche quando non siamo soli!

 

 

D: Adesso parliamo del tuo team di pesca .. “626 fishing team”, oramai è famoso nelle acque di santa Marinella … anche perché è un sodalizio, molto speciale, che tanti pescatori, me compreso, invidiano molto …

R: Si è vero ce lo dicono in molti e ammetto effettivamente che siamo stati fortunati ad incontrarci nella vita e nella passione per la pesca.

Ma non si tratta solo di uscite di pesca, c’è anche tanto duro lavoro dietro.

Nelle brutte giornate di mare passiamo il tempo piacevolmente sistemando e prendendoci cura della nostra imbarcazione e delle attrezzature per essere sempre pronti per la prossima uscita di pesca.

Effettivamente come dicono in tanti: “ah voi siete quelli che escono sempre!”, ebbene è cosi, appena spiana o se c’è ancora la scaduta noi siamo i primi ad essere in acqua.

D: Una domanda maliziosa … tra voi due chi è che comanda? in barca ovviamente …

R: Lo skipper è lo skipper, ma ci compensiamo a vicenda, ognuno ha i suoi compiti ben precisi e intercambiabili al bisogno, l’uno è il braccio destro dell’altro e in caso di necessità non serve neanche parlare perché già sappiamo cosa fare.

D: Non posso non porti una delle domandi rituali delle mie interviste   … qual è la tecnica di pesca che ti piace di più e qual è la cattura che più ti ha emozionato?

R: Domanda difficile!

Le contendenti sono due: la pesca a drifting, la tecnica statica e silenziosa (silenziosa almeno nelle altre barche, perché nella nostra io canto ballo o faccio gli scongiuri) che delle volte dopo ore che pasturi potrebbe risultare anche un po’ noiosa ma che poi, quando la canna parte, centinaia di metri di filo se ne vanno e il cicalino del mulinello inizia a fischiare, è pura musica per le nostre orecchie!

Poi abbiamo la seconda ma non per importanza: la traina con il vivo, molto più dinamica.

Quest’ultima infatti è un continuo tenere sotto controllo ecoscandaglio, nodi, fondali, correnti che cambiano di continuo… insomma bisogna sempre stare sull’attenti e mai distrarsi.

Impossibile scegliere, vincono a parimerito.

La cattura che mi ha più emozionata è stata quella di questa estate: un tonno di ben 2.20 mt.

Un pancione di 150kg che è partito come un razzo ed ha sbobinato quasi tutto il mulinello mettendo a dura prova noi e tutta l’attrezzatura!

 

 

Ma anche la ricciola devo dire è un’emozione unica, che non si dimentica facilmente e si può definire in soli 3 aggettivi: astuta, veloce e imprevedibile.

D: Una domanda difficile alla quale vorrei una risposta caratterizzata dalla sensibilità di donna oltre che di pescatore   … come e cosa dovrebbe cambiare nella pesca di oggi?

R: Sicuramente la pesca a strascico; ad esempio limitandola a giornate alterne, poiché abolirla del tutto sarebbe ingiusto in quanto ci sono persone che ci lavorano.

Si potrebbero adottare, come in Sicilia e Toscana, la posa di sistemi antistrascico, che oltre a limitare la pesca danno rifugio e possibilità di riproduzione ai pesci.

Bisogna poi assolutamente abolire le cianciole, una pesca che fa razzia di tonnellate di pesci, soprattutto nei periodi riproduttivi.

Il problema più grande è dunque l’uomo: il predatore più spietato di tutti, senza limiti ne freni, in una corsa verso la propria autodistruzione.

 

 

D: In una recente gara organizzata a Santa Marinella hai ricevuto un premio speciale per un atto apparentemente banale, come il rilascio di una lampuga, a tuo avviso, troppo piccola per essere trattenuta.

Un gesto piccolo ma molto importante con un grande significato etico e di sostenibilità.

Che messaggio vuoi mandare ai pescatori in questo senso?

R: Chi mi conosce e segue sui social sa qual ’è la mia etica.

Sono tanti i pesci che ho rilasciato perché sottomisura; mi piace pensare che nel mio piccolo contribuisco, almeno in parte, alla sostenibilità del nostro mare sperando che altri pescatori ne prendano spunto.

Dobbiamo capire bene che l’uomo è un piccolo ospite del mare e in quanto tale deve rispettarlo, tutelarlo e conservarlo, perchè in caso contrario la legge della natura ci presenterà un conto salatissimo.

D: Certamente la pesca è un’attività che si conclude il più delle volte con un atto a suo modo cruento, con la morte di un animale.

Qual è il tuo rapporto con questo aspetto della pesca?

R: Caccia e pesca sono crudeli se vengono fatti come una mattanza senza senso, ma se ciò che si pesca viene consumato non lo vedo come un atto di crudeltà.

Anzi consumare pesce fresco è sicuramente più sostenibile di quello della grande distribuzione fatto di allevamenti intensivi o pesci che provengono da molto lontano.

 

D: E adesso un’ultima domanda che rivolgo sempre ai miei amici: un messaggio ai giovani che si avvicinano alla pesca.

R: Mettete da parte tante paghette perché l’attrezzatura buona costa 😊

Così come ho detto a mio figlio che quando può fa pesca in apnea, il pesce è una preda non un trofeo, mi rendo conto che le prime catture sono esaltanti, anzi rettifico, tutte sono esaltanti anche dopo anni di pesca, ma prima di farne bottino di quel pesce preso, guardatelo bene tenendo a mente che ciò che rilasci oggi sarà un mare vivo domani.

Fatta questa paternale il mio messaggio è:

Ragazzi provate e riprovate, in questo caso perseverare non è diabolico ma porta a tante catture.

Non vi scoraggiate se magari in una giornata non avete preso nulla, perché tornerete a casa sempre e comunque vincitori di un bagaglio di esperienza e di una bella giornata in compagnia dell’immenso blu!

La nostra chiacchierata volge al termine e voglio ringraziare Francesca non solo per la sua disponibilità, ma anche e soprattutto per la sua passione e per il fatto di dimostrare che la pesca non è solo “roba da maschi”

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