interviste

Quattro chiacchiere con Roberto Ripamonti

Continuiamo, nel nostro spazio dedicato alle interviste, gli incontri con amici pescatori che nella loro carriera svolgono in qualche modo un ruolo importante.

Ospite del virtuale salotto di Global Fishing oggi c’è l’amico Roberto Ripamonti.

Un uomo che ha bisogno di ben poche presentazioni sia come persona che come pescatore.

Sicuramente Roberto è uno che “li ha visti” e “li continua a vedere” di tutti i colori … e parliamo di pesci ovviamente .. ma è anche un uomo di molte avventure.

Ufficiale pilota dell’Aeronautica Militare, poi pilota civile di lungo raggio ma soprattutto pescatore e divulgatore, il mio amico Roberto è un pilastro della pesca italiana oltre che esserne un pioniere.

Esperto di surf casting, di pesca dalla barca e di molte tecniche in acque interne, come il carp fishing e la pesca a mosca, alla sua scuola si sono formati moltissimi pescatori.

Passione a tutto tondo per la pesca ma anche per la divulgazione che lo ha spinto a scrivere molti testi didattici e a girare migliaia di ore di video, con il primato di essere stato un precursore della pesca raccontata in immagini.

Ma ora entriamo nel vivo delle nostre chiacchiere.

D: Una curiosità alla quale non so resistere è quella di sapere cosa ti ha fatto diventare pescatore … come hai fatto ad ammalarti di pesca?

R: Essere pescatori è una cosa che è inconsciamente dentro di noi, fa parte del nostro DNA.

Però fu mio nonno ad innescare la miccia della mia passione quando, andato in pensione, iniziò a portarmi con lui.

Era il 1966 ed ho ricordi fantastici del Po, di Ladispoli.

Avventure che mi hanno segnato e da allora non ho mai smesso.

 

 

D: Tu peschi ovunque, dalla barca, dalla spiaggia in mare o in acque interne … è più bello il mare o l’acqua dolce?

R: Dipende dalle situazioni, ma non ho preferenze vere e assolute.

Amo molto la pesca dalla spiaggia così come la pesca a mosca che è un mio pallino dal 1975.

Ho molto amato il Carpfishing, tecnica a cui mi sono dedicato completamente, ma che ora, invecchiando (diciamolo pure) è diventata troppo faticosa.

 In conclusione diciamo che amo tutta la pesca ma non condivido gli agonismi esasperati e le estremizzazioni.

D: Quali sono i due pesci, uno di mare ed uno di acqua dolce, più belli della tua vita fino ad oggi?

R: Caspita difficile rispondere!

Ogni cattura è un ricordo indelebile ma il cuore ancora mi batte se penso al primo squalo preso da terra di oltre i 2 metri, al luccio da 124 cm preso al lago del Salto, a quella carpa comune da circa 25 kg presa con il pane sotto Ponte Vecchio a Firenze e certamente il temolo da 56 cm preso in Slovenia.

D: E le tue tecniche preferite salt water e fresh water?

R: Se parliamo di mediterraneo le mie tecniche preferite sono il surf in testa, seguito a ruota dallo Spinning.

Dalla barca, certamente la Traina con il vivo.

In acqua dolce, la Pesca a mosca e lo Spinning ai predatori , il Carpfishing e il Feeder.

Alla fine sono praticamente tutte, salvo una , la roubasienne che è una delle tecniche che non mi ha mai preso.

In mare all’estero, la pesca a mosca a Bonefish, Snook e Tarpon, seguita dal surf pesante a squali.

 

 

D: E i posti più belli in cui sei stato a pesca?

R: Sono molti gli spot indimenticabili, in mare sicuramente Los Roques, Seychelles, Capo Verde, Graciosa e Cuba .

In acque interne la Mongolia, i Territori del Nord Ovest del Canada , Yellowknife per la pesca al Northern Pike.

Il mio posto del cuore però è la Slovenia dove vado 3-4 volte l’anno.

D: Cosa significa oggi secondo te, essere un bravo pescatore, uno di quelli forti?

R: Sapersi adattare grazie ad una profonda conoscenza tecnica che non si limiti ad una super specializzazione.

Voler sempre esplorare le altre tecniche anche quelle che appaiono semplici e dalle quali si possono estrarre concetti innovativi.

Studiare gli altri ed ascoltare.

Andare a pesca tanto e provare a capire le acque.

Alla fine serve completezza, curiosità e modestia.

D: Come vede oggi Roberto Ripamonti la pesca ricreativa in Italia?

R: Beh le cose non vanno granchè.  

Pochissima cultura alieutica vera, tanti slogan, tanti ragazzi brandizzati, più uomini sandwich che pescatori.

Pro Staff, Pro Team, Ambassador e chi più ne ha più ne metta: internet ha distrutto la cultura della pesca e, nell’80% dei casi, ha distrutto anche le riviste.

I ragazzi oggi non leggono più un libro di pesca e guai a domandare chi è stato Mario Albertarelli, Roberto Pragliola, Sandro Meloni.

Pochi minuti di video, spesso poco attendibili e si sentono pronti per  dispensare consigli.

Poi a mare sono solo dei pulcini bagnati.

 

D: Cosa dovremmo fare, secondo te, per attualizzare la pesca in questo paese?

R: Servirebbe una vera e propria rivoluzione copernicana di settore, che dovrebbe coinvolgere in primis Fipsas.

E’ una mia con convinzione che ad oggi la Federazione debba rinnovarsi e soprattutto attualizzarsi.

Servono anche nuovi canali di comunicazione veri ed affidabili.

Serve dare nuova dignità al settore per la rilevanza educativa ed economica che la pesca è e rappresenta.

Serve anche che venga riscritta una normativa attuale al passo con i tempi che tuteli in modo concreto, l’ambiente, i pescatori e l’indotto, come succede in altri paesi.

Vanno rieducati anche i pescatori e promossi codici di comportamento soprattutto con la collaborazione delle aziende di settore.

D: E come vedi i pescatori di oggi?

R: Alcuni giovani (troppo pochi ahimè), cazzutissimi, con voglia di imparare e scoprire.

Alcuni sono veramente bravi.

Non a caso sono nate discipline magnifiche come il kayak fishing, l’urban fishing oppure il feeder nelle sue varie declinazioni .

La pesca al colpo agonistica sta lentamente sparendo anche perché esageratamente costosa e i giovani scelgono lo spinning e la mosca.

Il rispetto del catch and release nelle acque interne è quasi religioso e questo è un grande risultato, che sarebbe bene replicare anche in mare.

Mi vengono in mente due esempi di pescatori emergenti, come Roberto Lancia, Samuele Maffe,i ma anche diversi altri che sono una speranza concreta.  

Troppo pochi però per contrastare concretamente e fare tendenza in un mondo di “smarriti” che non riescono a districarsi dalle mille trappole di internet e dai mille falsi esperti.

 

 

D: Che messaggio vuoi mandare ai pescatori italiani ?

R: Mai come adesso c’è bisogno di unità.

Insopportabile leggere di divisioni tra Surfcasting e Pesca a fondo, tra chi pesca a mosca secca e chi ama invece la ninfa.

La barca è la stessa per tutti, i nemici della pesca sono gli stessi per tutti noi (bracconaggio, reti,  ittiofagi, dighe, centraline, prelievi idrici, regole astruse, amministrazioni contro, svasi, svuotamenti…) inutile dividersi.

In Spagna per protestare contro una legge ritenuta iniqua (alloctonia) sono andati in 10 mila davanti al Palazzo del governo.

Noi non saremmo in grado di essere 50.

Serve una guida vera, un contenitore che riunisca le associazioni e la federazione.

Non la vedo bene se non cambiano le teste e se non ci facciamo sentire.

 

 

 Difficile smettere di chiacchierare  con Roberto, perché ci sarebbero un’infinità di argomenti ancora da toccare e i suoi racconti e le sue esperienze ti catturano.

Ma spazio e tempo sono tiranni, quindi non mi resta che ringraziare Roberto con la promessa di incontrarci in mare per vivere qualche avventura di pesca insieme che magari condivideremo su GlobaFishing magazine

U.S.