Quando usciamo per una battuta di pesca, in drifting, al tonno rosso tutte le nostre convinzioni, le tecniche e anche molte attrezzature sono il frutto di anni di esperienza e sperimentazione di pionieri di questa tecnica che, all’alba del big game, si sono lanciati in questa grande avventura; prima in adriatico e successivamente in tirreno.
Uomini avventurosi armati di attrezzature in qualche caso rudimentali che hanno però ratificato le modalità di una tecnica di pesca nuova per i nostri mari alla ricerca di quelli che allora erano davvero giganti sul serio.
Ed oggi, con noi, nel nostro salotto virtuale abbiamo veramente il più carismatico dei pescatori di Big Game italiani.
Un nome che per tutti noi, pescatori, ha rappresentato, incarnato il pescatore da imitare, quelli che tutti noi volevamo diventare.
Le sue avventure con la mitica imbarcazione “Lampo” e i suoi record hanno fatto sognare tutti noi che ci siamo appassionati a questo grande gioco.
Perché oltretutto “Il grande gioco” è proprio il titolo di uno degli ultimi grandi libri di pesca che siano stati scritti e … l’autore è proprio il nostro ospite: Saverio Bersanetti.
Benvenuto Saverio e grazie di cuore di aver deciso di spendere un po’ del tuo tempo per raccontarci di te della tua pesca, delle tue avventure e regalarci così ancora qualche sogno.
Il grande gioco .. il testo sacro del drifting al tonno rosso
D: Come e quando è nata la tua passione pe il big game?
R: Alla fine degli anni 80 dello scorso secolo, dopo aver praticato intensamente e con grandi risultati tutte le discipline di pesca allora conosciute per le acque dolci e aver visto pian piano scomparire gran parte dei paradisi che permettevano di praticarle con grande soddisfazione, decisi di intensificare la pesca in mare, che pure avevo praticato ma solo marginalmente.
Capitai a Porto Barricata e lì vidi scaricare da una barca un tonno di oltre 200 Kg., cattura a quei tempi ancora abbastanza sporadica.
Vedere quel magnifico pesce ha acceso in me la brama di poter anch’io catturarne uno ed essere protagonista di una di quelle avventure che alcuni pescatori, che l’avevano già provata, decantavano come epica e ineguagliabile per il pathos che era in grado di suscitare.
D: Com’è che è nata la tua passione per la pesca?
R: Come recita un noto adagio “ pescatori si nasce, non si diventa” (adagio che vale anche per la caccia).
Il pescatore è colui che, quando vede un pesce per la prima volta, nella sua mente si illumina una sola idea “come posso fare per prenderlo?”.
Si tratta di un istinto predatorio antico come il mondo che può essere accentuato dalle necessità o assopito dalle condizioni o nel contesto e tipo di società in cui si vive.
Tuttavia sono convinto che, seppure in modo più o meno latente, persista in tutti gli uomini con ovviamente le varie gradazioni.
Il grande etologo Konrad Lorenz spiegava questo fenomeno con l’esempio del cane che, seppure addomesticato circa 30.000 anni fa, quando si accuccia sul divano o nella sua cuccia fa alcuni giri su sé stesso, come tutti quelli che hanno un cane possono constatare.
Questo giri gli permettevano di piegare le erbe delle savane e/o steppe per farsi la cuccia e dopo tutto questo tempo non lo ha ancora dimenticato trattandosi di un istinto primario dettato da necessità.
In conclusione, chi con maggiore passione e chi con minore, siamo tutti pescatori, ma il diverso coinvolgimento emotivo determina il pescatore completo, il mezzo pescatore ecc. ecc.
Un tonno da 190 kg, valso un record mondiale combattuto con attrezzatura da 30 lb in 2h e 45 min
D: Quando avete incominciato com’era l’attrezzatura e come ci si equipaggiava?
R: Quando cominciò il mio compaesano Adamo Benfenati le attrezzature erano al limite del sostenibile; quando cominciai io erano ancora piuttosto grezze e lontane mille miglia da quelle di oggi. Soprattutto nelle lenze e terminali c’è un abisso con quelli odierni; brucia ancora il ricordo di alcuni pesci maestosi persi per la scarsa qualità dei terminali di allora.
Tra questi un tonno che io e Paolo, mio inseparabile compagno di pesca, avevamo fermo già vinto e a galla di fianco alla barca e stimammo oltre i 500 Kg..
Il terminale si ruppe inspiegabilmente mentre prendevo il raffio e lo perdemmo praticamente morto, poi in seguito Paolo prese il terminale, che doveva essere di 200 libbre e lo ruppe facilmente tirando con le mani.
D: Quale è stato il tonno più grande che hai preso?
R: Pesava, asciutto e senza nulla nello stomaco, 397 Kg.
Anche se dalla stima fatta per dimensioni avrebbe dovuto pesare di più.
Poi con il mio equipaggio, che non era sempre lo stesso dato che ho portato a pescare centinaia di persone, abbiamo catturato 33 tonni sopra i 300 Kg., 150 tonni tra i 100 e i 300 Kg. e un numero che non ricordo più, poiché di questi non ho tenuto traccia e testimonianza fotografica, di altri tonnetti minori.
Tuttavia devo anche dire che non è il peso che rende la cattura più impegnativa ma è il carattere e la resistenza del pesce, tutti i pescatori di tonni giganti hanno imparato per esperienza diretta che il detto “ ogni tonno ha la sua storia”, con riferimento ai giganti, è quanto mai vero.
D: Com’è cambiata la pesca nel corso degli anni?
R: Sul fronte dei tonni è cambiata moltissimo, sia per la considerevole riduzione della taglia dei pesci che per l’arrivo di attrezzature sempre più sofisticate e di nuove tecniche di pesca (quanto meno nuove per i nostri mari) come lo spinning ai tonni rossi.
Poi sono aumentate in modo considerevole nuove varietà di pesci, come la Leccia e i Serra, che una volta non c’erano o erano molto rari.
Questi nuovi arrivi in massa hanno aperto la strada ad una schiera di nuovi pescatori che ci si sono dedicati, io compreso.
Sul fronte tonni, la riduzione delle taglie e il miglioramento delle attrezzature mi hanno permesso di tentare la conquista di alcuni record e in alcuni casi di riuscirci.
Un vero gigante di ben 300 kg
D: Tu sei stato tra i primi anche ad occuparti attivamente dei problemi di over fishing da parte dei professionisti sulla specie tonno rosso.
Che bilancio possiamo fare oggi?
R: È un bilancio positivo ma con molte ombre all’orizzonte.
Quando nel 1998, pur con decine di catture di giganti all’anno al mio attivo, mi resi conto che la pesca professionale e le gabbie avrebbero sterminato i tonni provai grande amarezza e considerazione per questo pesce che, seppur combattendolo, avevo nel frattempo imparato a rispettare per la sua nobiltà, per la sua intelligenza e per le sue doti da combattente.
Non ci può essere per un vero pescatore avversario migliore di lui, validando così il verso di Omero nell’Iliade “E forti essendo combattean co’ forti”.
Decisi allora che invece di combattere lui avrei combattuto per lui e fondai una associazione con questo scopo che, senza volermi dilungare troppo, qualche vero risultato lo ottenne.
Poi mi stancai di combattere contro i mulini a vento rappresentati da associazioni e uomini in mala fede e, ritenendo che il mio scopo fosse stato raggiunto, abbandonai l’arena.
Oggi i tonni ci sono, sensibilizzando enti protezionistici, istituzioni, ministri fino alla Comunità Europea, la deriva sterminatrice è stata fermata, tuttavia le ombre non mancano dato che i tonni per crescere e proliferare debbono mangiare, ed è qui che casca l’asino, con buona pace per l’asino.
Il problema dello sterminio esagerato delle risorse ittiche è esteso anche alle risorse che dovrebbero sostenere la ricostituzione degli antichi stok di tonni e non so se ci arriveremo.
Perdurando questa situazione rischiamo di aver salvato un morto, o meglio un morituro.
Per fare un esempio, nel mare Adriatico, uno dei principali spot del tonno gigante, non ci sono più sgombri e altri pesci simili che sono i soli che possono sostenere la crescita dei tonni dal raggiungimento del quintale in poi.
D: Se fosse in tuo potere modificare le regole della pesca ricreativa cosa faresti?
R: Qui devo fare un “mea culpa” grande come una casa.
Quando combattevo le battaglie per il tonno presso il Ministero della pesca, già che c’ero, ho combattuto anche per i diritti dei pescatori.
Tra queste battaglie c’era anche quella per la eccessiva punizione che colpiva il pescatore dilettante che avesse catturato dei tonni in dispregio di leggi e decreti, cosa che strideva in modo assordante con invece la eccessiva bonarietà nei confronti dei pescatori professionisti.
Allora la sanzione pecuniaria, unita al sequestro della imbarcazione in alcuni casi, era tale da mettere in rovina e sul lastrico una famiglia.
Devo dire che non fu difficile convincere i responsabili Ministeriali che questa fosse cosa assurda, sicuramente messa dai rappresentanti della pesca professionale (una quarantina) senza opposizione dei rappresentanti della pesca ricreativa (uno, quando c’era, ovvero quasi mai), e pertanto furono adottate le sanzioni che oggi tutti conosciamo.
Ingenuamente speravo in una maggiore maturità dei pescatori ricreativi che invece, in un numero considerevole, hanno visto questa “agevolazione” per fare stragi insensate a scopo di lucro.
Non posso che essere pentito.
D: So che c’è un altro pesce nel tuo cuore di pescatore oltre al tonno, la Leccia Amia.
Raccontaci un episodio legato a questo pesce che ti ha emozionato particolarmente.
La leccia amia : un vero combattente !
R: Ho approcciato questa pesca ai primi anni del secolo corrente quando alcuni pescatori miei amici che pescavano i cefali con le reti mi riferivano di pesci molto grossi che bucavano e strappavano le loro reti a imbrocco.
Poi qualcuno di questi pesci rimase intrappolato nei robusti cordini dei galleggianti e si capì che pesci erano.
La tecnica per catturarli mi era nota in quanto è la stessa, o molto simile, a quella che si usa nella pesca del pesce Vela con il vivo, compreso il modo di ferrare, pesca che avevo fatto in giro per il mondo.
Dopo alcuni tentativi ne agganciai una e questa non la scorderò mai, un poco come la prima donna.
Fu un combattimento epico che si protrasse per quasi un’ora data la poca conoscenza delle reazioni del pesce e anche per la mole che era considerevole, pesava infatti 27 Kg..
Poi in questi anni ne ho catturate molte centinaia ma devo dire che è un pesce, che come anche il tonno, conserva sempre una alta dose di fascino.
D: Se dovessi mandare un messaggio ai pescatori di oggi cosa raccomanderesti loro?
R: In primis vorrei suggerire a molti di abbandonare la superbia e il disprezzo per quelli da loro sono considerati “inferiori”, che non è poi detto che lo siano veramente, dato che sono molte le componenti che valorizzano un pescatore.
Nella mia lunga frequentazione di molti porti, troppo spesso ho assistito alla creazione di mafiette di personaggi che pretendono i meriti per auto assegnazione, mettendo in campo potere economico e/o rango sociale.
Al pesce, tuo avversario, non interessa nulla di chi sei o quanti soldi hai e se lo vuoi vincere sportivamente devi mettere in campo solo le tue qualità di pescatore.
Il mio carissimo amico e compagno di pesca Paolo ripeteva spesso questa frase “ coi soldi puoi comprare la barca più bella, la migliore attrezzatura, ma la classe non si compra o ce l’hai o non ce l’hai”.
Ho cominciato la mia avventura con i tonni nel piccolo porticciolo di Pila dove in quel gruppo di pescatori quando uno catturava un tonno era come se l’avessero catturato tutti, era una gioia dell’animo.
Poi molte cose sono cambiate e purtroppo in peggio, invidie , rancori, dispetti e scorrettezze hanno avvelenato il clima di questa passione che ritengo sia una di quelle in grado di dare emozioni difficilmente eguagliabili.
Ci sarebbe da dire molto altro ma sarebbe troppo lungo, solo un’altra cosa voglio dire ai pescatori di oggi; se volete che questo “grande gioco” continui qualcuno di voi deve sacrificarsi a portare avanti le vostre ragioni, non sperate che altri lo facciano per voi.
Caro Saverio, lo spazio è tiranno e sebbene confesso che avrei altre 100 domande da farti, sono costretto a salutarti.
Grazie per il tuo tempo!
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