di Laura Curtarelli
Le scorte di tonno della stagione si sono praticamente esaurite e il congelatore ci offre oramai solo qualche scampolo da santificare nel giusto modo.
Nell’angolo più remoto del cassetto dei surgelati spunta un trancio di ventresca ben conservato, grazie al sottovuoto, che stuzzica la nostra fantasia per preparare un piatto che pur valorizzando il taglio pregiato ci ricordi qualcosa che ci coccoli durante queste fredde giornate di inverno.
Complice la straordinaria qualità della ventresca, grassa e succosa come la pancetta di maiale ci è venuto in mente di preparare un piatto di pasta che ci ricordi la famosa “amatriciana” che ci avvolga il palato con il suo sugo corposo e allo stesso tempo ci riporti alle giornate di mare autunnali.
Cosa serve
Per 4 persone
500 gr di ventresca
1 cipolla di tropea
Olio Evo
500 gr di pomodori pelati
Pecorino (a sentimento)
350- 400 gr di pasta di grano duro (il formato a piacere)
La preparazione
Mettiamo a bollire abbondante acqua che saleremo in fase di ebollizione
Facciamo imbiondire la cipolla nell’olio caldo facendola appassire delicatamente, con l’aiuto di poca acqua calda.
Nel frattempo taglieremo a dadini la ventresca che poi faremo rosolare insieme alla cipolla.
Apriamo una nota sulla cipolla; nella ricetta originale dell’amatriciana la cipolla non è prevista, ma a Roma ne esiste una variante “locale”che la prevede, perché per noi romani il sugo di pomodoro senza un po’ di cipolla è orfano ..
Quando la ventresca sarà appena rosolata, senza esagerare perché il pesce non si presta a cotture esasperate, sarà la volta dei pelati che passeremo nel classico passa pomodoro.
Ed il gioco è fatto, ora si tratterà di attendere il tempo per far “tirare” il pomodoro.
“Buttiamo” la pasta, ( noi abbiamo optato per i classici bucatini) e quando mancherà qualche minuto al fine cottura la passeremo in padella in modo tale da concludere la preparazione in un abbraccio tra salsa e pasta.
Se serve può essere aggiunta pochissima acqua di cottura e poi giù il pecorino.
Nel nostro caso abbiamo preferito un pecorino sardo di media stagionatura, meno forte del romano, nella logica di non sovrastare troppo il sapore del pesce.
Un impiattamento veloce e un’ultima spolverata di pecorino ed il gioco è fatto.
Buon appetito