Quando il cambio di stagione avviene in modo brusco, con connotati molto diversi rispetto a quello che succedeva al nostro mare anni fa, quando si passava dall’inverno alla primavera in modo graduale, il trainista si trova di fronte uno scenario inedito.
Correnti fortissime che alterano i flussi di marea, meteo imprevedibile e salti barometrici che influiscono in modo irregolare sull’attività dei pesci.
Pescare i predatori in questo contesto è molto complicato.
Quando l’acqua progressivamente si riscalda, passando dai minimi stagionali a valori primaverili, specie in superficie, il mare si trova in un tumulto di correnti che scorrono a velocità e direzioni diverse, rendendo la pesca davvero complicata. I pesci, salvo particolari situazioni, si portano a batimetriche profonde, dove, per stare correttamente in pesca, sono necessarie alcune accortezze.
L’assetto di pesca
Canne corte, fili sottili, leader ridotti e passaggi precisi intorno alle formazioni rocciose, sono quanto di meglio nei mesi di transizione
Dimenticate per un attimo l’assetto di traina standard ed iniziate ad accorciare sensibilmente il leader.
Dai canonici 20 metri, si passa a poco più di 5 che, con un metro e mezzo di terminale, significa avere le esche a circa 7 metri dal piombo.
Eresia? Affatto. I dentici non hanno paura della zavorra, anzi, questa soluzione ci permette di essere precisissimi nei passaggi, facendoci lambire i margini degli scogli buoni, con la certezza che le esche seguano la stessa traiettoria dell’imbarcazione anche in presenza di corrente contraria o trasversale. Se pensate anche al guardiano scorrevole, in questo caso scordatevelo.
Con correnti sul fondo, l’incontro con gli sparidi si complica. Indispensabile un’azione di pesca “riga e squadra”
Solitamente queste aree sono ad alto rischio incaglio piombo, anche se spesso facilmente rimediabile senza eccessivi patemi, a patto di aumentare la sezione del bracciolo che regge il piombo stesso.
Non è pazzia legare la zavorra con uno 0.40/0.50, che permette di forzare e risolvere l’incoccio senza perdere il tutto alla prima sfiorata di rocce. Tanto, in caso di emergenza, con pesce in canna e relativo incaglio, sarà sempre il guardiano a cedere.
Azioni decisive
Un pesce nel guadino, in condizioni difficili, è sempre il frutto di un’azione di pesca ben congegnata
Girare come gli indiani intorno alle formazioni rocciose, aspettando lo strike come una manna, è una prassi dedita a chi non ha spirito di osservazione e capacità tecnica di intuire le condizioni marine del momento.
Quando affrontiamo lo spot a favore di corrente, dovremo procedere in modo costane e rettilineo, per mantenere l’esca sempre dietro al piombo, senza pause.
Il polpo morto è una buona alternativa a calamari e seppie. Anche perché in primavera inoltrata, con i dentici che sono in montone, la preda regina diventa qualche bella cernia
E’ buona norma tenere la canna in mano ed ammortizzare con le braccia i sussulti della canna dovuti ai movimenti della barca per via del moto ondoso, in modo da non fargli frustare il piombo e di conseguenza evitare di generare i “fischi” del trecciato che si allenta e si stende improvvisamente. Nel verso contrario, ossia contro corrente, poco prima dei salti batimetrici o degli ostacoli del fondo, e subito dopo, metteremo in folle e manderemo il piombo sul fondo stesso, tenendo ferma la barca con piccoli colpi di motore in avanti. Le esche fluttueranno così dietro il piombo, in una sorta di drifting molto catturante con pesci “fermi”, che prediligono per il momento strategie di caccia all’agguato.