Di Michele Prezioso e Umberto Simonelli
Se si pensa ai pesci come cacciatori elementari ci si sbaglia di grosso. I pesci sono predatori estremamente evoluti, capaci di orientarsi e “vedere” in un ambiente decisamente ostile, dove tutte le leggi dell’ottica e dell’acustica assumono connotazioni molto diverse da quelle a cui “noi umani” siamo abituati.
Ragionare in termini terrestri per capire la vita dei pesci è un errore che non bisogna commettere. Esperienza, osservazione e un po’ di biologia possono contribuire a rendere più incisive le nostre azioni di pesca. E, quando si brumeggia, l’efficacia dell’azione aumenta proprio in considerazione di questi effetti
Sensi estremi
I pesci vivono in un ambiente difficile; la luce e i suoni si propagano in un modo complesso e finanche gli odori si propagano in acqua con logiche non intuitive.
I pesci nel corso della loro evoluzione hanno acuito i sensi e madre natura li ha equipaggiati di sistemi di percezione ai quali la tecnologia umana appena si avvicina, con sistemi appena accennati anche nei più sofisticati sommergibili da guerra.
I pesci ricercano il cibo, e quindi anche le prede, con la sinergia di tutti i loro sistemi; dalla percezione dei suoni e di tutte le onde acustiche presenti in acqua, a quella degli odori e dei sapori, fino alla vista, capace, nei pesci di fondo, di catturare anche il minimo quantitativo di luce; insomma sono delle vere e proprie macchine da guerra, attente ad ogni variazione e ad ogni minimo segnale.
I pesci sono provvisti di organi sensoriali estremamente raffinati; prima tra tutti la linea laterale capace di percepire ogni piccola vibrazione. La loro sensibilità acustica, comunque, è compresa tra 50 e 2000 khz, frequenze molto basse per l’orecchio umano, ma sufficienti a far avere loro una idea chiara di quel che succede intorno, tant’è che un elevato rumore di fondo, composto da suoni di più frequenze li allontana
La propagazione dei segnali
In acqua il suono viaggia più veloce che nell’aria quasi di 4,5 volte, ma si propaga a seconda della stratificazione delle fasce d’acqua e della temperatura.
Vale a dire che ad una profondità il suono si può avvertire con precisione e qualche metro più su o più giù arrivi molto attenuato o per niente.
A volte, nella pasturazione, specialmente con quella solida a palle, anche il semplice rumore della caduta può essere percepito meglio o peggio da un pesce a seconda di dove stia. Sebbene i pesci percepiscano i suoni non solo con delle, diciamo così, “orecchie”, che sfruttano l’amplificazione del suono da parte della vescica natatoria, ma anche con la linea laterale.
E’ una specie di sonar che percepisce un ampio range di frequenze, soprattutto quelle bassissime del movimento: onde d’urto in realtà, più che suoni veri e propri, che il pesce riceve e decodifica. E, come fanno i sottomarini, riesce a delineare una “traccia sonar” che gli fa “vedere” cosa ha avvertito. Anche gli odori e i sapori si propagano in acqua.
Ebbene si … perché i pesci, tutti, hanno organi del gusto e dell’olfatto esterni al corpo che consentono di percepire odori e sapori. E, infatti, queste informazioni si propagano in acqua per fasce, trasportate dalla corrente in funzione anche della temperatura: in fasce di acqua più fredda la densità è maggiore e viceversa nell’acqua più calda.
I pesci hanno specializzato i loro sensi alla caccia e al reperimento del cibo. Il serra ne è il massimo esempio. Ebbene la pasturazione deve essere organizzata per poterli trarre in inganno
Come un radar
Il rumore allerta i pesci, li attira o li allontana. Ad esempio, il rombo sordo dei pescherecci attira i tonni, perché hanno imparato che gli strascichi sollevano nutrienti e perdono pesci, oltre al fatto che spesso viene rigettato in acqua il pescato di scarto, che rappresenta alimentazione a buon mercato.
L’altro elemento di “alert” è l’odore, che qualche volta è anche sapore. I pesci sono provvisti di organi sensoriali specializzati disposti in alcuni punti specifici del corpo.
Le triglie hanno i barbigli con cui frugano nella sabbia, i grufolatori in prossimità del muso; ma sono anche presenti lungo il corpo. Con questi organi odorano e sentono il sapore del nutrimento e delle prede.
Poi c’è la vista. Non vi aspettiate che i pesci vedano come noi, ma quello in cui sono bravi è percepire le variazioni di luce ed analizzare il movimento, come se leggessero dei codici a barre. Nel ritmo del movimento ci sono tutte le informazioni necessarie per capire e discernere.
Anche i pesci hanno il naso … solo che, a differenza del nostro, non ci respirano, ma riescono a percepire le sostanze odorose anche se molto ma molto diluite
La pastura vista da sotto
Con tutto questo apparato, immaginiamo cosa succede quando si pastura. Se parliamo di pastura incollata e lanciata, già il tonfo è un segnale che viene riconosciuto; poi c’è l’aspetto visivo dello spandersi dei componenti e, quindi, il completamento del richiamo la fa la componente olfattivo – gustativa.
Anche la fiondata di bigattini provoca rumore che passa tutt’altro che indifferente ai pesci. Va da sé che un perfetto bilanciamento dei componenti è fondamentale per attirare e mantenere i pesci in pastura.
E’ importante, quindi, tanto la funzione degli aromi e delle sostanze alimentari, quanto anche la presenza di sfarinati che aumentano l’aspetto visivo. In funzione della trasmissione dei sapori e degli odori, sia per corrente che per temperatura, è importante la granulometria e la capacità affondante della pastura.
A volte è proficuo che si sciolga lungo tutta la colonna d’acqua o che arrivi rapidamente sul fondo rilasciando poi lì i componenti attrattivi.
Ma anche gli aromi che spesso troviamo nelle pasture pronte, o sfusi come additivi, possono fare la differenza, non solo per gradimento ma anche per capacità di diffondersi.
Quando i predatori hanno individuato una mangianza la loro attenzione è concentrata sulla scia di odori e sapori che vengono rilasciati dal pesce foraggio
Il brumeggio
A seconda della pesca che si fa, si può brumeggiare in modi differenti. Ad esempio, nel drifting l’uso delle sarde a pezzi, intere, tritate o in pasta è il sistema più diffuso.
Però anche qui quello che i pesci sentono e poi vedono è determinante. Per tale motivo è importante, se i pesci non sono in zona e l’azione deve essere veramente di richiamo, che si proceda valutando la situazione e variando la granulometria e l’affondamento.
La granulometria della pastura è determinante; e la foto è un esempio emblematico anche se volutamente esagerato: difficile convincere un predone a “credere” a bocconi diversi da quelli che sta trovando in natura, come esempio questi piccoli pesci appena ingurgitati e sputati dopo la cattura
Perché una pastura fine inonda di odore, ma se non è complice la corrente può rimanere superficiale e viaggiare per miglia senza effetti.
Al contrario, pezzi grossi possono affondare senza intercettare i pesci. Ecco perché bisogna studiare bene come si muove l’acqua … a volte è bene usare più metodi fino ad aver convinto i pesci e poi passare ad un mantenimento che trattenga i pesci ma non li sazi.
Succede per tutti i pelagici e non è male pasturare anche a mezz’acqua a volte, con sacchi affondati o impastare sarde, pane raffermo e sabbia per creare una cascata di sapori, odori e richiamo visivo. Il pane, infatti, crea una nuvola visibile da lontano che, quando si sposta, porta con sè anche l’odore, la sabbia invece trascina verso il fondo le parti più grandi.
I pesci, ad esempio gli sparidi come le orate e i saraghi, andranno convinti con pasture simili alla loro alimentazione
Come i missili
I predatori pelagici, grandi e piccoli, nuotano alla ricerca di mangianza. Cacciano generalmente in aree a loro conosciute e presso le quali è usuale la presenza di foraggio.
Non è detto che avvenga sempre l’incontro visivo, ma spesso, o forse quasi sempre, sono gli odori a indirizzare i pesci verso le prede anche a miglia di distanza. Le palle di pesce foraggio, fatte da migliaia di individui, rilasciano in acqua dei cataboliti, gli escrementi in pratica, che si diffondono, ahimè, molto bene in acqua.
Per i pesci che stazionano nelle fasce più alte e per i pelagici la pasturazione ideale è quella più ricca di aromi e odori che solleciti la frenesia alimentare
Questo attira i pesci e, mentre ciò accade, le prede avvertono la presenza del pericolo, cosa che aumenta il rilascio di aminoacidi specifici… l’odore della paura …
A questo punto la connessione punto – punto tra preda e predatore è un filo diretto e difficilmente si sbaglia il bersaglio. Anche le pasturazioni in qualche modo debbono simulare questa situazione.