Editoriale

L’Editoriale di Agosto

Ed anche questa stagione di pesca al tonno si è conclusa.

Dalle 8 del mattino del primo agosto u.s. si sono chiusi i giochi, o meglio è vietato il prelievo di esemplari di tonno rosso, da parte dei pescatori ricreativi per raggiungimento delle quote assegnate.

In realtà al 31 luglio, data di emissione della comunicazione da parte del MIPAAF a firma del Direttore Generale F.S. Abate, le cose non stavano proprio così.

Infatti al 31 luglio il livello di catture registrato ammontava, come riportato nello stesso documento, solamente al 90% delle famose 22,665 tonnellate.

Se la matematica non è un’opinione all’appello mancavano ancora 2265 kg, per completare la quota.

Alla solita media di 35 kg a pesce e con un po’ di generoso arrotondamento diciamo che una cinquantina di tonni ci stavano tutti, ancora.

Per prudenza e per non correre il rischio di “sforare” e di incorrere in gravi “violazioni”, così recita il decreto, è stato dato lo stop nazionale …

Premesso che è vero che è difficile fermarsi a misura e che è vero anche che si può rischiare di sforare, perché diventa un po’ come giocare a sette e mezzo, ma è anche legittimo domandarsi se, alla fine, la quota è di 22 tonnellate e 665 kg o di  sole 20 tonnellate.

La prudenza è sempre un’ottima consigliera, ma è difficile da digerire un divieto pesca solo per il rischio di andare oltre.

Abbiamo sempre detto che si può vivere senza mettere il tonno in barca e godersi la pescata, che di fatto dovrebbe essere il fatto essenziale.

Ma per chi non la pensa così e al primo giorno di ferie avrebbe voluto realizzare il sogno di una cattura e vi ha dovuto rinunciare non è facile da digerire, a prescindere.

E secondo quale criterio il margine del 10% è tecnicamente e giuridicamente corretto come “cuscinetto” per evitare il disastroso sforamento?

Diciamo allora che il sistema di valutazione è imperfetto e che il metodo di controllo è “spannometrico” (n.d.r. neologismo di mia creazione per identificare la misurazione a spanne) o che, in modo sornione, il ministero sa che tra tonni dichiarati e tonni non dichiarati la nostra parte l’abbiamo avuta e quindi lo stop ci sta tutto.

In entrambe le situazioni, dove si adoperi la prudenza o si tolleri l’illegalità, non va bene perché le regole sono regole e se ci sono concesse 22 tonnellate e 665 kg di pesce è nostro diritto pescarne fino all’ultimo grammo.

Già avere una quota con un “numero” così articolato fa pensare quanto siano regole da burocrati piuttosto che da tecnici di settore.

E se si pensa a quanto è complesso tutto il giochetto che segue una cattura, si capisce che il sistema non può funzionare e che è più facile mettersi il tonno “sotto l’impermeabile”, facendo finta di nulla e portarselo a casa.

In barba alle regole ai numeri e alle dichiarazioni.

Ogni anno quando si chiudono i rubinetti si innesca la polemica, ma poi tutto ritorna in silenzio tanto poi … si sa come va a finire.

Ma i pescatori è anche vero che non imparano, si lamentano ma non vogliono alla fine impegnarsi per risolvere i problemi.

Pensiamo a quanta diffidenza c’è ancora verso la comunicazione di esercizio dell’attività di pesca ricreativa che è gratuita e che rappresenta l’unico modo per essere rappresentativi.

Difficile far capire al popolo dei ricreativi che solo se si è una forza compatta e numericamente rilevante che oltre ai doveri si possono conquistare dei diritti.

Anche quello di pescare i tonni fino all’ultimo chilo.

Buon ferragosto a tutti!