Editoriale

L’editoriale di Settembre

Voglio ancora una volta ritornare su un argomento forse un po’ spinoso che riguarda, ovviamente, sia la pesca ricreativa che quella sportiva.

Debbo ammettere che non mi piace il termine pesca sportiva e non mi piace neanche il termine ricreativa.

Sono denominazioni  squisitamente giuridiche, con cui il normatore, poco pratico di cose di pesca, ha voluto sottolineare le differenze tra due attività di prelievo, una  propria delle competizioni e l’altra della pesca di tutti i giorni.

Fatto sta che secondo sempre il mio modesto punto di vista, io non trovo proprio alcunchè di “sportivo” e di “ricreativo” nel pescare pesci.

E non davvero perchè, ad un tratto mi sia ritrovato dall’altra parte della barricata e voglia rinnegare la mia passione.

I difetti li ho tutti, caccia e pesca in primis.

Ciò nonostante penso che lo sport sia un’ altra cosa e stento proprio a credere che De Coubertin avrebbe potuto riconoscere il “pescar pesci” un’attività sportiva che rispondesse al motto “ Citius, Altius, Fortius” che vuol dire “più veloce, più in alto e più forte”.

Fare una gara a chi prende più pesci sicuramente confronterà esperienze e competenze premiando chi davvero ne ha di più, ma non tiene conto di uno dei player veramente importante del gioco, che sono proprio i pesci.

E i pinnuti non si impegnano per essere più bravi dei pescatori ma per difendere la pellaccia, quasi sempre con armi impari.

Tutto sommato una gara di pesca con l’amo o con il fucile, non è molto diversa dal tiro al piccione, se ci si pensa bene, specialità del tiro a segno, oggi vietata per un condivisibile spirito animalista.

Se passiamo poi al concetto di “ricreatività” anche in questo caso mi viene difficile giustificare tutto sotto la logica del divertimento e dello svago.

Perché anche in questo caso il divertimento e lo svago va a discapito di animali, piccoli o grandi che siano, che hanno un loro valore biologico, nel contesto ampio del mondo liquido.

Non è un concetto pietista Disneyano, non mi commuovo, ma ne faccio un principio logico ed etico.

La pesca è una delle attività di sostentamento umano più antico e più importante, con il quale  “i terrestri” tutt’ora si sfamano e la pesca individuale, non commerciale, deve rimanere solo ed unicamente la celebrazione ed il rinnovarsi di una atavica, ancestrale attività, che potrebbe, e sottolineo il condizionale,  rientrare nella sfera nel nostro istinto

Ma visto che non è più un’attività di sostentamento con la quale ci si garantisce la propria sopravvivenza sarebbe  importante che il prelievo cambiasse valenza e si ponesse in subordine  all’azione di pesca.

Un prelievo intensivo, non ha razionalmente ragion d’essere, soprattutto in alcune condizioni e per alcuni pesci.

Prelevare un pesce per santificarlo a tavola è “cosa buona e giusta” ma eccedere  non solo non è etico ma dannoso per l’ambiente.

La pesca, come ho detto più volte, è un’attività estrattiva; quel che si pesca, a differenza delle carote o delle patate, non può essere  reintegrato  che solamente da madre natura.

Concetto assolutamente sconosciuto per la pesca professionale che al contrario effettua un’attività eradicante contro tutte le evidenze scientifiche e biologiche.

Ma torniamo a noi per chiarire un altro punto di vista che trova ancora poche condivisioni tra i nostri amici.

E parliamo di misure ….

Non si capisce quale fenomeno si innesca che sembra impossessarsi di qualcuno di noi rispetto alla quantità e dimensioni del pescato.

Condizione trasversale che va dalla pesca al laghetto alla pesca ai totani di profondità, passando per gli sgombri o prede più importanti.

Sentendosi tanto più bravi quanto maggiore è la quantità del prelievo.

Sono sempre più diffuse le foto di multi catture che seppur rimanendo ancora nei limiti di legge soddisfano più la smania di possesso che altro.

Escludendo la pesca in acque interne che non conosco, ma che ha un trend totalmente diverso, soprattutto per la maggiore assiduità dei controlli, la pesca salt water, malgrado abbia norme molto chiare è quella che conta molte più disattenzioni.

Regole che fra le altre cose andrebbero riviste, o almeno attualizzate e che consentono, pur rimanendo nei termini, prelievi importanti da pesca professionale.

Per fare un esempio 5 persone a bordo ed uno che sappia  pescare, su un montone di dentici possono mettere a bordo decine e decine di kg di pescato.

Senza contare che anche quello è un grave danno biologico.

Ma mi aspetterei oggi, nel 2023 che i pescatori fossero più consapevoli , capendo autonomamente che “arraffare” fin che capita è concettualmente sbagliato, al di la della dicutibile regola dei 5kg a testa, che non tutela nulla e che ha il difetto di essere inadeguata rispetto a determinate situazioni , sia in eccesso che in difetto

La pesca è una delle migliori attività outdoor che si possano praticare e cibarsi del pescato nutre anche l’anima.

Ma bisogna essere al passo con i tempi e non più predatori.