L’innesco mono amo è un metodo dedicato solo ad alcune prede specifiche o può essere esteso a tutti i pesci obbiettivo della traina con il vivo?
In molti sono convinti del fatto che il singolo amo non rappresenti una soluzione, bensì possa creare problemi con alcuni tipi di prede, mentre altri ritengono il mono amo una mossa vincente, sebbene in alcuni persista comunque il dubbio e l’incertezza nel trovare il giusto equilibrio per limitare gli scippi ed avere allamate più sicure.
Tranne i casi in cui vengono usati i cefalopodi per esca, l’uso del mono amo, nelle nostre recenti esperienze, è diventato una costante. Rappresenta una soluzione imprescindibile perché il nuoto dell’esca è molto più naturale, in quanto non ostacolato dal ferrante che, in qualche misura, imbriglia eccessivamente il movimento del pesce, soprattutto rispetto alle reazioni che ha quando è sotto attacco.
Abbiamo notato che persino i barracuda, pesci che non vanno tanto per il sottile, discriminavano le esche innescate con la montatura a doppio amo rispetto a quelle con un unico circle. Qualche scippo all’inizio del cambio di modalità, da doppio a singolo, è da mettere in conto ma, con un po’ di pratica e pazienza, è possibile limitare tantissimo i pesci persi fino ad invertire definitivamente la prassi. Dobbiamo, inoltre, considerare un fatto su cui si riflette di rado: anche un attacco a vuoto può essere indicativo e rappresentare un segnale positivo, perché magari, in assetto classico, quel predatore non avrebbe concluso l’aggressione, lasciandoci la convinzione della mancanza di prede. Con l’amo singolo, assolutamente circle in asse, è possibile catturare ogni sorta di pesce, compresi dentici, barracuda… e serra… Le osservazioni effettuate con l’uso delle videocamere subacquee hanno certificato quanto abbiamo intuito durante il percorso di sperimentazione, confermando che una montatura così snella fa davvero la differenza.
Domenico Craveli