di Umberto Simonelli
I relitti rappresentano sempre uno spot di pesca tra i più entusiasmanti, in grado di regalare catture impensabili, ma anche tra quelli più impegnativi per la loro particolare natura e per le insidie che nascondono.
Il relitto è una posta affascinante; l’alone di mistero che lo avvolge già è sufficiente a rendere intrigante l’approccio.
L’idea delle vestigia di una nave che giace sul fondo, piena di concrezioni e di vita, fa immaginare scenari straordinari.
E, in effetti, un relitto, soprattutto se posato su un fondale privo di altri riferimenti, può essere veramente interessante.
Oasi nel deserto
Tra le tante possibili mete in grado di offrire un buon potenziale di pesca, i relitti si pongono sicuramente al vertice, grazie alla loro stessa natura che ne fa una posta eccellente frutto dell’enorme effetto di richiamo che questi esercitano, soprattutto quando vengono a trovarsi su fondali di sabbia e/o fango senza null’altro intorno.
Dobbiamo anche aggiungere che l’impedimento che i relitti rappresentano per forme di pesca molto invasive, come lo strascico, ne fanno delle vere e proprie oasi.
E malgrado in molti casi proprio sui relitti rimangano incagliate porzioni di rete che ne penalizzano nel tempo, gravemente, il patrimonio biologico, l’area circostante rimane pur sempre un posto interessante grazie alla catena alimentare presente.
Un relitto di modeste dimensioni giace su un fondo di fango e si scorge appena … eppure è un richiamo irresistibile per il pesce foraggio e ..non solo !
La ricerca
Se il relitto di interesse è conosciuto e di dimensioni considerevoli le difficoltà per rintracciarlo sono poche e questo comporterà purtroppo una maggiore pressione di pesca, mentre se saremo a conoscenza di relitti, magari profondi, non facilmente individuabili e di piccole dimensioni, se avremo la costanza, la pazienza e la capacità di condurre delle buone ricerche i risultati saranno incredibili.
Per effettuare la “caccia al tesoro” sarà ovviamente necessario possedere uno scandaglio di eccellente qualità, potente, ben installato, ben settato e che ci consenta di battere il fondo anche a discrete velocità.
Quando entreremo in contatto con la zona “calda” l’interpretazione dovrà essere assolutamente certa; infatti, spesso, relitti poco sporgenti dal fondo e rotti in più tronconi (e quindi di difficile individuazione) generano ecogrammi non facilmente riconoscibili.
Un segnale che spesso ne svela la presenza sono le eco dei pesci sul fondo, che sembrano staccarsi dal fondo.
Lo sciabola è un frequentatore abituale delle fasce d’acqua che sovrastano i relitti profondi
Dalla carta al GPS.
Cercando di individuare dei relitti che non conosciamo, quasi sempre troveremo delle difficoltà: arrivati sul punto segnalato l’eco rimane muto e il relitto risulta introvabile.
A volte i relitti, soprattutto se di dimensioni modeste, possono essere sprofondati nel fango o nella sabbia; in altri casi il posizionamento che rileviamo sul cartografico è spostato a causa della trasposizione elettronica della carta e, quindi, sarà bene cercarlo impostando le coordinate rilevate su una carta “di carta”.
Altre volte il relitto, se posato su un fondale in declivio, negli anni si è spostato scivolando lentamente più a fondo.
Sta di fatto che la ricerca deve essere eseguita con molta pazienza, incrociando sul punto con rotte parallele ed equidistanti.
I relitti, anche non profondissimi, possono ospitare , grazie alle loro peculiarità, pesci che abitualmente vivono a profondità più elevate.
Passando ai fatti
La pesca sui relitti non si improvvisa, perché è uno degli scenari dove è più difficile il confronto, a prescindere dal tipo di tecnica che si pratica.
Le afferrature sono sempre in agguato, sia per la conformazione di ciò che è sul fondo quanto per le reti, i palamiti e le lenze che nel tempo vi sono rimaste incagliate.
Oltretutto, le lamiere spesso contorte sono letali per ogni terminale e spingersi troppo a ridosso quasi sempre rappresenta un incaglio.
Pescando a bolentino ci si dovrà rassegnare alla perdita di piombi e terminali e, se la profondità consente la traina, le attenzioni non saranno mai troppe.
Scandagliando e sondando accuratamente la posta individueremo, considerato lo scarroccio, punti e rotte a minor rischio.
E’ tutt’altro che raro, nelle aree fangose intorno ai relitti, trovare le fantastiche gallinelle …
Strategie di pesca
La profondità è l’aspetto determinante per la tecnica da adottare.
Oltre i 100 metri, il bolentino pesante sarà l’unica possibilità di catturare qualche bel pesce mentre, se le profondità saranno minori, il ventaglio di opportunità si amplia.
Entro i 100, il vertical, se si è in grado di gestire queste profondità, può essere molto fruttuoso, sia nella versione light come l’inchiku, lo slow pitch che con i più impegnativi jig.
Se non siamo oltre i 70 – 80 metri è possibile azzardare anche una traina lenta con esche vive o morte e un bolentino con terminalistica robusta per insidiare sparidi di taglia.
Quando le profondità diventano molto meno impegnative, allora tutto è possibile, monel compreso per trainare con gli artificiali.
Di certo sarà indispensabile capire bene la geometria del relitto per evitare di rimanerne catturati.
I pesci S.Pietro sono dei voraci predatori pelagici e vengono attirati dalla catena alimentare che i relitti generano
L’oro dei relitti
Le specie catturabili in prossimità di un relitto sono tutte quelle che un pescatore può sognare, dagli occhioni alle cernie, dagli scorfani di fondale ai naselli, passando per gli spinaroli, gli sciabola, le gallinelle, i gronghi e i mitici s.pietro. E, quando la profondità sale e la luce del sole arriva sul fondo, potremo incontrare tutti gli sparidi esistenti, dai saraghi in tutte le varietà alle tanute, dalle orate ai fragolini, passando per i prai e le spigole.
Anche i grandi sugheri di fondale sono ospiti abituali dei relitti
E, per l’incredibile richiamo che un relitto genera su tutta la fascia d’acqua, vi si origina una catena alimentare che funziona da irresistibile richiamo anche i grandi e piccoli pelagici.
I relitti, da sempre custodiscono inimmaginabili tesori, non sempre e non solo stipati in pesanti forzieri.