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Vivo non convenzionale

di Domenico Craveli e Umberto Simonelli

 

Nella traina con il vivo, la ricerca dell’innesco perfetto rappresenta il punto cardinale della tecnica.

A volte però esperienze inusuali mettono in discussione le convinzioni più radicate, soprattutto se non si tratta di casi isolati, ma di situazioni che si ripetono con continuità, in cui i pesci sembrano preferire pesci innescati male o che si comportano in modo anomalo, ad altri invece ben guizzanti e agili su lenze invisibili.

Eccezioni che confermano la regola?

O ci sono scenari diversi su cui approfondire ??

 

Il dentice è tra le prede che potrebbero sembrare tra le più lunatiche da insidiare con il vivo. A volte sembra così sprovveduto da attaccare qualunque cosa si aggiri nel proprio raggio d’azione, in altre situazioni invece ignora completamente le esche. In altre situazioni ancora, un pescetto, innescato in modo anomalo può portarlo all’aggressione

 

Prendere un pesce… e pescare, non sono la stessa cosa.

Nel primo caso abbiamo un traguardo che si tenta di raggiungere a tutti i costi, con strategie spesso aggressive e studiate per fare “cassa”; nel secondo, ci si gode la strategia e le azioni, che già ci appagano di per se stesse e dove la cattura è la sublimazione di tutto il percorso, in un mix di rispetto, soddisfazione e  qualche volta anche malinconia.

Cercando nuove strade e nuove opportunità,  ci troviamo a valutare soluzioni inesplorate, che a volte contrastano con le nozioni consolidate.

Scelte inusuali che, se analizzate a fondo, trovano giustificazione proprio in quelle leggi della natura che fanno dei predatori delle macchine perfette.

I predatori sono capaci di cibarsi di propri simili, di pesci anche veloci e altrettanto furbi , ma , allo stesso modo, di essere selettivi rispetto a potenziali prede in difficoltà o morenti.

In questo articolo non vogliamo divulgare il sistema per prendere un pesce in più, ma intendiamo ragionare sulla preda impossibile, quella che negli anni ha imparato a schivare lenze e terminali, quella che conosce ogni barca e motore che gli passa sopra, insomma… cerchiamo il metodo per avere il confronto con un avversario valido, al quale non basta un tentacolo guizzante per farlo cadere in tranello.

 

Professione osservatore

 

Sembrerà paradossale, ma la tracina, maneggiata con cautela, e sapientemente innescata (magari privandola degli aculei veleniferi), è tra le migliori esche per dentici e cernie

 

Anni fa osservando i pescatori professionisti pulire le reti, abbiamo notato che tra i tanti pescetti di poco valore caduti nell’inganno delle maglie, ce ne era qualcuno ancora vivo.

Pochi gesti esperti e veloci e il pesciolino finiva in mare innescato alla meno peggio, su uno spezzone di lenza nudo e crudo.

Il malcapitato iniziava a capovolgersi, a nuotare in cerchi concentrici, guizzando disordinatamente in ogni direzione, in una agonia a dire la verità non bella da vedere.

Agonia a cui la spigola o il serra di turno, mettevano fine senza se e senza ma, a pochi centimetri dalla banchina, a pochi palmi dalla chiglia di una barca, tra schiamazzi e grida.

Poco più in là appassionati di canna e mulinello, con muggini innescati alla perfezione su terminali invisibili… stentavano nei risultati.

Segnali precisi che dovevano essere interpretati e che un pescatore non deve trascurare!

Durante la ricerca di esche di fondo al nostro sabiki si attaccò una tracina dal dorso, ed una cernia alessandrina, la seguì e tentò l’aggressione quasi a pelo d’acqua,  risalendo da un fondale di ben 35 metri.

Queste esperienze, che ci piace condividere con i nostri lettori, possono essere lo spunto per cambiare le sorti di un possibile cappotto.

 

Inneschi fuori dal coro

 

 

Innescare un pesce in modo da farlo sembrare morente e inabile, non è stravolgere i concetti generali della traina con il vivo, ma può essere un modo per approcciare  un piccolo spot, dove i pesci ci sono ma sono restii ad abboccare alle strategie classiche.

In questi casi quindi, un pesce incaprettato, che sia  un sughero, piuttosto che una boga, una menola, un pesce pettine o un pesce lucertola (e l’elenco potrebbe continuare) , che si muove in modo frenetico e scomposto, potrebbe portare all’attacco anche il più diffidente dei dentici, la cernia più navigata o la ricciola più astuta.

Quindi, non è utopia innescare i pesci esca dal dorso, dalla pancia, dalla coda o da un fianco. Tutto e lecito quando si esce dagli schemi.

 

Una bella cernia bianca è rimasta ingannata da un pesce lucertola innescato per la coda nei pressi di un piccolo relitto sul basso fondo dove generalmente è difficile concretizzare catture e il posto ritenuto sterile

 

Naturalmente, una volta sul fondo, la nostra insidia andrà trainata in modo lentissimo, sotto gli 0.8 nodi, quasi uno scarroccio, con ampie pause.

Forse non è nemmeno traina, ma cambia poco; forse potremo pensare addirittura ad un ibrido del drifting ?

 Sono sessioni che comunque durano poco, poiché l’esca sarà funzionale solo per qualche manciata di minuti… ma che a volte possono essere più che sufficienti.

Una specie di calcio di rigore da battere a fine pescata, nel tentativo di cercare un’emozione, diversa … per aprire nuove prospettive.