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    Calamari …? peschiamoli a “picchino”

    di Giovanni Milone – Foto di U.Simonelli

     

    Nei mesi invernali molti pescatori sono in preda ad una vera e propria frenesia … la squid fever …

    In effetti la pesca ai calamari è davvero appassionante vista la bizzarria di questi cefalopodi.

    Infatti ogni sessione di pesca ai calamari è una storia a se e capita spesso di veder vacillare  tutte le nostre più solide convinzioni.

    Ma quando traina e tataki sembrano non funzionare dobbiamo perdere ogni speranza o possiamo sperimentare altri modi di insidiare queste prede?

    La pesca dei calamari è molto variegata, perché i nostri amici gommosi cambiano abitudini a seconda delle condizioni ambientali.

    Temperatura e stratificazione dell’acqua, corrente, luminosità lunare o ambientale e soprattutto la presenza di pesce foraggio determinano l’attività di questi cefalopodi oltre che la profondità a cui stazionano.

    Questi fattori sono responsabili dell’efficacia dell’azione di pesca relativamente alle tecniche usate.

    Ma c’è una terza via alla quale delegare il compito di scongiurare il cappotto.

    Si tratta di pescare in verticale o quasi ma con un assetto particolare.

    Si può ricorrere a quella tecnica che si chiama a “picchino”.

     

     

    L’uso di questi artificiali flottanti fa la differenza, tipo gli  Ultra Cloth da 90 di YoZuri

     

    Una metodica attualmente poco praticata  che è la rivisitazione delle antiche modalità di pesca praticate dai vecchi pescatori.

    In pratica consiste nell’uso di lenze non molto distanti, come configurazione, da quelle in uso per il tataki.

    Nello schema allegato si possono vedere le due soluzioni costruttive consigliate, una per l’uso a mano ed una per l’uso con la canna.

    Nella sostanza quel che cambia davvero rispetto alle altre pesche in verticale sono gli artificiali e le loro dimensioni.

    Si useranno pesciolini, privi di deriva piombata, con assetto flottante; questa soluzione conferisce alla lenza una capacità pescante non indifferente, anche quando si scarroccia e la corrente imprime un movimento agli artificiali molto adescante.

     

    Un calamento semplice  da realizzarsi in due versioni : per uso a mano o con la canna

     

    Il movimento verticale, impresso con frequenza e velocità variabile, simula quindi le vibrazioni e le movenze di un branco di prede che richiamano irresistibilmente i cefalopodi.

    Come zavorra si può usare un piombo tradizionale, meglio se a goccia, ma si può applicare anche una totanara piombata, di quelle tradizionali, di antica generazione.

     

     

    Così facendo aggiungiamo un ulteriore elemento che “nuota” in un modo diverso sotto gli altri pesciolini, come fosse un predatore.

    La montatura così realizzata risulterà efficace da profondità modeste fino ad oltre i 50 metri, su fondali misti.

     

     

     

     

     

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