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Tecniche di traina costiera : A traina con il rombo

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A TRAINA CON IL ROMBO…

di Domenico Craveli

La fine dell’estate e l’inizio dell’autunno sono un periodo magico per la pesca veloce in superficie agli alletterati, alle lampughe e alle palamite. Non sempre le esche artificiali sono gradite dai pesci e a volte lo sono per poco, e presto vengono ignorate. Uno sguardo ad un passato, ma sempre molto attuale, potrà aiutarci a risolvere là dove ogni tentativo sembra essere poco efficace.

Tra le tecniche più antiche e praticate, la traina costiera con trancio di esca naturale gode di un fascino tutto particolare e inusitato, dove pesca e filosofia si fondono in una disciplina che non mancherà sicuramente di stupire per la sua naturale e straordinaria efficacia.

Molto in voga oltre oceano per insidiare i grandi pelagici, questa tecnica è stata rivista e plasmata a misure mediterranee, per insidiare tutti quei pesci che non sempre sono ben disposti ad aggredire un artificiale di qualsiasi misura o dimensione. Perché davanti ad un “rombo” argenteo di carne fresca…, che fluttua e rotea sotto l’andatura allegra della barca, non si può certo resistere.

 

E’ TUTTO RELATIVO

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Le piccole imbarcazioni sono molto indicate per praticare questa tecnica, che trova nel sottocosta molte potenziali prede difficilmente insidiabili con altre tecniche

Questo tipo pesca è praticabile con imbarcazioni poco impegnative e con attrezzature non particolarmente complesse, anche se per raggiungere risultati interessanti è sempre necessario impostare la nostra azione di pesca in maniera strategica, cercando sempre di individuare i potenziali predatori che in quel momento battono il tratto di mare interessato.

Sicuramente non sarà certo facile selezionare e mirare le catture con una tecnica che ha fatto storia proprio grazie alla sua spiccata genericità, ma le conoscenze sulle abitudini dei pesci che tentiamo di insidiare oggi lo permettono, svelando potenzialità a volte davvero impensabili.

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Le ricciole di branco non sempre attaccano gli artificiali, ed è per questo che un bel trancio di pesce trainato a dovere può sedurre dei bei pesci anche quando questi sembrano disdegnare altri tipi di esche proposte

Se le nostre principali catture sono, di norma, rappresentate da occhiate, aguglie e altre piccole specie gregarie in acque basse, è anche vero che gli stessi ambienti, in alcune situazioni, sono frequentati da altre prede più importanti, che possono essere oggetto delle nostre mire soltanto rendendo la tecnica versatile, e cioè adattabile alle diverse situazioni che si possono presentare addirittura nel corso della stessa battuta, e in archi temporali abbastanza ristretti. Per fare questo, diviene però assolutamente indispensabile saper leggere in maniera obiettiva i segnali inequivocabili che provengono dal mare, riuscendo al tempo stesso a dimensionare opportunamente la grandezza del boccone proposto.

A TUTTO CAMPO

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Una leggera canna, con il vettino in vetro pieno, è quanto di meglio si possa usare in ultra-leggero. Per occhiate, aguglie ed affini rappresenta la soluzione ideale, oltre che economica. In caso di cattura importante, questo tipo di attrezzo permette comunque di operare senza eccessivi problemi

Tenendo in debito conto le considerazioni appena fatte, e cioè che potremo incontrare prede abbastanza varie ed assortite, dovremo di conseguenza dotarci di attrezzature in grado di coprire un ampio spettro di esigenze.

Il nostro equipaggiamento minimo di base prevede una coppia di canne tipo da spinning, abbastanza morbide, equipaggiate con mulinelli di dimensioni proporzionate e imbobinati con monofilo dello 0.20/0.22, che saranno destinati alla cattura di pesci di piccole dimensioni prevalentemente in superficie, e altre 2 da traina con relativi rotanti, di potenza intorno alle 8 lbs, per tentare prede di dimensioni maggiori, magari in fasce poco più profonde, utilizzando zavorre a sgancio rapido.

 

IL PEZZO FORTE

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Uno sfilettatore sarà indispensabile per una corretta realizzazione dell’innesco

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Un esempio di “rombi” di diversa pezzatura pronti per essere calati in mare

L’efficacia di tale sistema è tutta racchiusa nelle potenzialità catturanti dell’esca naturale proposta a traina lenta. Il boccone, come si può ben vedere dalle immagini a corredo, sarà realizzato sfilettando i fianchi di un pesce argenteo, meglio un tunnide, e sagomando lo stesso a forma di rombo. Due ami in un corto tandem completeranno la semplice montatura. Per quel che riguarda il dimensionamento dell’insidia e della relativa armatura, dovremo regolarci in base alle prede che intendiamo tentare. Per occhiate e aguglie tutto sarà “mini”, con 0.20 di terminali e ami non più grandi di un 10 a portare un rombo di circa 5 cm sul lato lungo. Per barracuda e serra sarà indispensabile un pezzo di cavetto; per palamite, alletterati, ricciole di branco e lampughe, invece, servirà uno 0.35 magari con un corto raddoppio e ami del n°1… insomma… bocca che cerchi, boccone che proponi!

LA TECNICA

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Praticabile su ogni tipo di fondale, dal sottocosta roccioso alla foce, fuori dai porti… o al largo a caccia dei pelagici, questa traina ha potenzialità senza limiti. L’andatura migliore è intorno ai 2/3 nodi sotto costa, e un po’ più allegra al largo. In caso di mangianze di tunnidi, è consigliabile pescare a motore spento a scarroccio… quasi a drifting per intenderci. Forse una nuova tecnica ? … ma questa è un’altra storia !